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LEGGE DI NATURA: I CALZINI SI SPAIANO.

Ogni sistema tende spontaneamente ed inevitabilmente al disordine. È la materia che è fatta così. Siamo noi che siamo fatti così! Gli equilibri sono TUTTI precari. Senza salario sicuro, senza tredicesima e senza ferie retribuite. Una folata di vento e la foglia cade. 28 tesserine alla distanza giusta ed è effetto domino. Dovremmo familiarizzare con il concetto di entropia. Alzarle il volume, come si fa con una bella musica, tra una spolverata e l'altra, nella stanza dei pensieri. Insistere, ma non troppo, a risistemare sempre tutto, che, si sa, la pila dei libri crolla, prima o poi, il quadro col chiodo debole, cade e i calzini si spaiano. È una legge di natura. E che... dai piedistalli e' meglio scendere, prima che sia troppo tardi e la pervicace entropia ci metta lo zampino, pure lì. Esiste il caos e le carte di ognuno si rimescolano ad ogni partita, le partite hanno durata variabile e non sempre l'esito della partita dipende dall'abil...

LA STREGA CATTIVA E POLLICINO. II PARTE

POLLICINO Pollicino è tornato a casa sano e salvo. Le briciole non se le era prese nessuno. Neanche le formiche, che avevano deciso di andare a convivere con le cicale. Così Pollicino, grazie alle briciole che nessuno si era filato, aveva sentito mamma e papà parlare e aveva capito quello che già sapeva: che i bambini hanno un settimo senso, talvolta anche un ottavo,  e che noi adulti quel senso lo perdiamo con gli anni, insieme alle briciole sul pavimento, che scopiamo via subito, appena cadono sul parquet. LA STREGA CATTIVA La strega cattiva si è stufata del bio, del geneticamente modificato e di vendere in genere. Mele soprattutto. Si e' stufata della mela che le ricorda sempre la storia del peccato originale, e pure di quello copiato, del giardino proibito, che poi, "ok io non ci entro, ma se non esploro i lati oscuri del mondo che ho dentro, sai poi che casino succede?" Del pomo di Adamo e del suo mal di gola. Prendi un Aulin che di solito funziona e cop...

LA STREGA CATTIVA E POLLICINO.PRIMA PARTE

Io sento il mondo sulle palpebre inferiori. Tu dove lo senti? I sapori li sento poco.  Purtroppo. E questo mi sta dispiacendo. Dei sensi, il gusto, mi sta mancando, più del tatto. E non lo avrei mai detto. Oggi ho pensato che non credo avrò voglia di grandi cose, finito tutto.  L' aspettativa è una strega cattiva, vende mele geneticamente modificate, spacciandole per bio. Ciò che l'investimento emotivo ideale smuove nel nostro inconscio è troppo potente per poter poi essere domato facilmente. Quando scendi da cavallo e ti accorgi che ti manca l'elmo, lo scudo, la spada, il mantello e anche i calzari.  Ma soprattutto il castello da conquistare. Ecco. Non ho tanta voglia di illudermi o forse, piu' semplicemente ho perso un po' di coraggio, come pollicino perdeva le briciole lungo la via e i corvi se le mangiavano. Forse resterò isolata altre 24 ore o anche un po di più, alla fine di tutto. Di cosa avrò più bisogno?  M...

GIRO VISITA TRA I CHACKRA

La disperazione è rossa, rovente, paonazza, tachicardica e confusiva. È delirante, agitata, afinalistica, da contenzione forzata. La frustrazione è arancio chiaro, molle, flaccida, mialgica e lamentosa. Non suda, è  secca, ha le labbra screpolate e le mani non curate. Il terrore è giallo, itterico, alito fetido ed esoftalmo, ventre slargato, è umido e maleodorante. L' ossessione è verde, biliare, ha andamento colico ed e' nauseante. Non dà pace e fa contorcere di spasmi mentali. La paura è blu, cianosi e vasospasmo, estremità fredde, labbra cucite, livedo cutanea e cuore bradicardico. L' arrendevolezza è viola.  E' ematoma, è stravaso sotto la cute, è fuoriuscita di liquido ematico nei tessuti, è trauma e fa male. È gonfia e tesa, è tirata e dolente. Ma, dicono i praticanti che: Rosso è anche il primo chakra: è la radice, l'istinto alla sopravvivenza, è forza vitale, è conservazione ed energia pura. Peperoncino  sulla lingua. Che: L' arancio...

IL GOAL AL 90°

Oggi ho pensato al concetto di "fine" e a quello che questo pensiero genera. La fine in genere. La fine di un film, di un racconto, di una serata, di un viaggio, di un periodo, di un turno, di una terapia. La fine di una storia, di due storie, di dieci, di mille storie, di tante quanti sono gli abitanti del globo. Tutti abbiamo immaginato di vederci oltre questo tempo. Da qualche parte. In qualche modo. E di fare quello che più ci manca, magari di farlo potenziato, con la spavalderia che hanno i ragazzini. Qualcuno ha pensato all'oltre ancora? All'uscita di scena. Chi non ci ha mai pensato per davvero, almeno una volta, nella vita? Oggi sarebbe un silenziosissimo dietro le quinte. Un senza applauso. Un "buonasera signori! Lo spettacolo si è concluso, speriamo sia stato di vostro gradimento anche perché i biglietti non si rimborsano, comunque!" Che poi, non è di applausi che abbiamo bisogno, ma di un saluto sì. Di generare un ultimo salvifi...

IL SUONO DELLA CAMPANELLA

Sento parlare di guerra. Non siamo in guerra. Nella guerra un uomo spara contro un altro uomo. Qui no. Vedo gente cercare "capri espiatori" e ho capito che è tipico di chi usa la rabbia per difendere la propria angoscia. Sento parlare di "untori" ed ho imparato che c'è chi accetta la vulnerabilità come umana condizione e chi invece cerca solo di gettare la responsabilità sugli altri perché non ha mai guardato in faccia il proprio vuoto, né la propria solitudine. Vedo confusione, disordine e motivazioni diverse emergere in ciascuno di noi, lati umani sbiadirsi e nuove energie dipingersi con colori che ancora non sapevamo esistessero. Sento parlare tutti, tanti, troppi. E li ascolto. Ho ascoltato giudizi, setenze e accuse. Vedo numeri, lettere, parole ed immagini. Ho sentito il calore intenso in uno sguardo a distanza e il freddo pungente sbattuto in faccia come sa fare la neve ghiacciata sollevata da una folata di vento improvvisa. G...

L' OSPITE IN-ATTESA

Riparare la grandine. Riposare la guardia. Brandelli di carta si muovono col vento. Le  voci del mondo. Chi piantò questi vecchi castagni? E tu oggi che maschera indosserai? L'arte di fare il risotto. Digiuno. Raccontate agli adattati quel residuo di speranza che è il non adattamento. Stanze degli ospiti. Maria Callas. Lettera al mio giudice. Scritta. Sottoscritta e autografata. Trentottofiabe. Io non voglio tutto, solo alcuni comfort e un piccolo amore. L'avanguardia dell'avanguardia. Vivo ancora la vecchiezza con dignità. xxxx. Che fiore è questo? Solo sott'acqua ho ascoltato il mio respiro. Desideri, fantasmi ed eredità. L' universo di don Chisciotte e la cospirazione dei tarli. Autoritratti. Gelsomini e pompelmi. Oggi, sola qui, mi sono persa a viaggiare nella casa che mi ospita di Barbarah, amica dal cuore grande (come i suoi pensieri) che mi fa sentire a casa, anche in questo tempo. Grazie.

COSA MI MANCA

Il treno delle 7.59 dalla stazione di Pavia, direzione mare. "EvanescoEvanesca"in libreria tra copertine, pensieri, vocali e consonanti. Il biciclettaio che mi sistema i freni e la catena. E anche l' odore di gomma nuova, mentre aspetto. Il vino buono comprato da una amica. Starsi più vicini. Gli appuntamenti fissi. I portoni aperti. Corso Garibaldi e i suoi ritmi da elegante signora. La fiumana di zaini, tutti uguali, in corso Cavour all'ora di punta e la difficoltà di andare contro corrente. Il corso degli odori: kebab, fritti, arancini, focacce, pane fresco, caffè e cappuccino, a tutte le ore.  La città è deserta. Perfetta per i fotografi, i creativi e gli spossati. I sampietrini spiccano nella loro irregolarità, occupando la scena, come i lastroni grigi che sembrano bagnati, anche se non piove. Le scritte sui muri iniziano la lezione. In attesa del suono della campanella. La città ha un'anima color bronzo antico. Me ne accorgo oggi...

IMPARO IN FRETTA

Di solito imparo in fretta. E difatti qualcosa credo di aver già imparato. A camminare con la schiena dritta. A respirare molto più lentamente. A sdraiarmi, se sono stanca, non a sedermi, che da seduta manca la prospettiva cielo. A dire quello penso e a cercare quello che non penso, che da qualche parte sta, e mi sa stupire, ogni volta. Che le difficoltà possono diventare opportunità, se ti impegni. Ed è  vero. Che i vicoli diventano ciechi solo se non hai il buon gusto di tornare indietro sui tuoi passi e cambiare la rotta. Che mescolare le carte obbliga tutti a ricominciare il gioco. Che quando cammini è bene non trascinare i piedi, muoversi sempre, con eleganza, ha il suo perché. Che la confusione precede l'espansione e la creatività. E che i dettagli fanno sempre, la differenza. (Ginger e Fred, ballano. Scattata nel 2019)

HO SCELTO L'ISOLAMENTO

Ho scelto l'isolamento.  Da oggi. Indispensabile ormai. E così  sono diventata un'isola slegata sui quattro lati. Navigo in mare aperto. Qual è il trucco per sopravvivere? Per il tempo di un sogno, giocando a nascondino, vorrei rifugiarmi in quell'utero silenzioso che mi ha generata e starci dentro. Giusto il tempo di una partita.  Chi gioca con me? Regredire alla mia versione più precoce, quello che ero cinquemila anni fa. E riconoscermi. Al seme che se ne sta sotto terra, senza la più pallida idea di germogliare, almeno per stanotte. Zitto zitto. Fermo fermo. Al buio. A non raccontarsi niente. Più niente. Solo stare cosi' raggomitolati,  ma potersi fare accarezzare. ( il b&b "laviamoci i panni in  casa" di Barbarah Guglielmana, amica e collega che mi ospita)

CAMBIO DEGLI ARMADI

Ci cambierà questo tempo. Ci sta già cambiando. Cambierà chi cura ma anche chi è curato. Chi è rimasto apparentemente sano e chi si è ammalato, per davvero. Chi avanza nel vortice e chi si lascia trascinare. Trasformerà chi si era perso per strada e chi si è ritrovato chiuso in casa. Chi pensava al complotto mondiale, dimostrando la teoria che sosteneva da una vita. Chi, relegato al domicilio, sta bene, annoiato dalla luce, dalla gente e dalla vita, ma (cambierà) anche il clautrofobico di sé stesso che, con se' stesso, fatica a convivere. Chi ha il superpotere di vedere l'invisibile e di saperlo rendere enorme e farsi fagocitare e prosciugare di ogni energia. Chi non vede che la magnolia sta comunque sbocciando, e chi invece la vede, eccome, se la vede e la trova più bella e seduttiva che mai. Ci sta cambiando questo tempo. Ci sta obbligando a chiederci cosa facciamo e perché lo facciamo. A viaggiare in ciò che ci turba e a vedere come ci passiamo, nel bel mezzo. ...

QUESTIONE DI ATTIMI

  (Adesso. Ore 4) La desolazione è un caco acerbo sulla lingua, allappa e fa restringere le gengive, mostrando i denti. L' incertezza è una tristezza asciutta. Senza lacrime. Secca. Xerostomica. Incolore ed insapore. La frustrazione è asfissia radicale: il ristagno d'acqua nel vaso dove hai piantato la tua rosa. È l'eccesso di acqua che fa marcire le radici. La paura e' un'ombra sul muro. Ci insegue fin da bambini e si espande proporzionalmente alla delicatezza con cui percepiamo noi stessi. E gli altri. Il timore di contagiare spaventa più che quello di essere contagiati, come lo è il ferire, che fa male più dell'essere feriti. E' surreale vivere dentro ad un filtro attraverso cui cerchi di curare. È surreale doversi proteggere dal contatto con la pelle e preservarsi dall'umana, inevitabile e necessaria mescolanza. Manca l'aria qui e, nel poco ricircolo, i pensieri si liofilizzano e, densi di anidride carbonica, ac...

C'E' CHI SCENDE E C'E' CHI SALE

          (Estemporanea, 29 febbraio 2020) In lontananza, il mare. Cupole bizantine. Il giardino dei semplici e le piante officinali. Il centro storico e' fatto di lastroni lucidi, di santi e tritoni, dietro ai cancelli. "Gatto" lungo le strade e sui muri. Per i vicoli il potere espansivo del sole e il profumo della ginestra odorosa, del finocchio marino e della salvia sagittata. In questo contesto, Barbarah Guglielmana improvvisa una mostra estemporanea, rapita da un tempo che fa esplodere la bouganville che qui, fiorisce, anzitempo. La Location: un ascensore. Quello del chiostro del convento di Ave Gratia Plena, a due passi da Santa Annunziata. Pareti grigio asfalto. Sfondo perfetto per il bianco e il nero della linea aforismatica. Grigio come sono i pensieri da cui sfuggire. Sul foglio fichi d'India, nuvole, vento, nuovi viaggi, vecchi amori e u' mare... " non vi potete sbagliare, sta in fondo a destra, e poi 'a strada vi porterà!...

VOGLIA DI LEGGEREZZA

Si è alzato il vento. Con esso aria nuova. Ci si copre la gola e si scopre l'anima, allo sbocciare dei narcisi. Che voglia di leggerezza! Voglia di giocare con la parte tratteggiata della linea del tempo, saltellandoci sopra          op op op _______ _ _ _ Stare con la grazia del pellicano, oca elegante, a pelo dell'acqua. Coi piedi, battere e levare, fuori tempo ma con garbo, solfeggiando, a memoria, un tempo tutto mio, fuori dallo spartito. Sentire addosso, sulla pelle nudissima, il velluto dei primi germogli, senza peso e senza rumore, mentre la vecchia giacca a quadrettoni, che mi ha protetto i polmoni nei giorni d'inverno, si fa pezzo vintage da collezione privata, come è la storia di ciascuno di noi. Avere voglia del bicchiere mezzo pieno e di svuotarlo, ma senza fretta. Voglia di poche e selezionate parole, di ascoltare poesie di tre sillabe e musiche di un'unica potente nota. Voglia del verde del rosmarino ma, ancor di più, del suo ...

COL SILENZIO, NO

Ci sono le parole, ma anche i silenzi. Silenzi cercati, voluti, desiderati. Silenzi d'intesa. Il petalo che si colora di carminio (accordandosi con non si sa chi), la lumaca che avanza, la tua palpebra al risveglio. Ci sono silenzi evoluti. Silenzi maturi. Silenzi rispettosi. Il silenzio della nonna che gira il ragu' e lavora la maglia, lentamente, scrutando il mondo da dietro l'occhiale presbite, per poi tornare a girare il filo di lana. I silenzi d'alta quota, che congelano i pensieri. I silenzi sotto al salice, di chi fa meditazione, yoga e mangia bambù. E anche quelli nella sala d'attesa di un reparto di Rianimazione. (Ma ci sono anche i silenzi vigliacchi, quelli omertosi, quelli come negazione, i poco trasparenti. I silenzi come pistola con il grilletto pronto a saltare. Ma con questi, oggi, non ho voglia di intrattenermi). Il silenzio è potente. Tanto potente. Troppo potente. Con la parola Do' un colore, un peso, una forma, una...

INFEZIONE VIRALE E ALLIUM VIOLA

Infezione virale. Definizione: "infezione generata da un virus che può provocare un danno STRUTTURALE ma anche FUNZIONALE". STRUTTURALE: e' ciò che siamo, la sequenza precisa di amminoacidi che forma il nostro DNA, il fegato, la milza, i polmoni, le ossa, il cervello....tutto ciò che ha un peso specifico, insomma. FUNZIONALE:  tutto ciò che NON ha un peso specifico. È come facciamo funzionare quel tutto, tecnicamente perfetto. È la nostra soggettività con le sue infinite possibilità di amplificazione, riduzione, deformazione, limitazione, trasformazione, alterazione, peggioramento, miglioramento sublimazione.... eccetera, eccetera, eccetera... Il virus potrebbe, quindi danneggiare ciò che SIAMO, ma anche ciò che CREDIAMO di essere. Si sa che la replicazione dei virus (corona incluso) può essere completa o incompleta; le infezioni apparenti o inapparenti; le presentazioni cliniche sintomatiche, paucisintomatiche o del tutto asintomatiche. Tutto ...

GIRLS, INTERRUPTED

Avevi le stesse labbra di Angiolina Jolie in "Girls, interrupted". L'ho rivisto di recente. Anno di uscita 1999. Lei, Angelina, la Jolie, aveva 24 anni. Tu, oggi, di anni, ne hai pochi di più, Ma simili ossessioni, intrusioni continue, il medesimo abisso. Tu meno bionda, Meno attrice Piu' vera. Verissima. Un trattato di psichiatria, si vociferava per i corridoi del PS. Che poi cosa vorrà mai dire? Un mix. Di che? AnsiaDepressioneSchizofrenia PersonalitàBorderlineBipolarismoParonoiaDipendenzeChealtro? Tu eri, semplicemente, disperata. Fuori di te. I genitori fuori dalla porta. Le ambulanze fuori dal PS Il sole? fuori anche lui. Noi dentro. Dentro al PS Dentro la stanza. Io entravo e uscivo, a dire il vero (che enorme privilegio!). Lo specialista della mente e dei pensieri, cercava di farsi breccia nei tuoi circuiti aggrovigliati e ti conteneva, come in un abbraccio. Ti avrebbe calmato per davvero  un abbraccio (in carne ed ossa)? Q...

DI ANATOMIA E FEMMINILITÀ

Cicatrici, asportazioni, mutilazioni, avulsioni, bendaggi, discromie, nuove anatomie. Dove sta la femminilità? In quelle due piacevoli ghiandole poste proprio al centro del petto, chiamate mammelle, che muoviamo sincrone ad ogni respiro, circa 17 mila volte in un giorno, salvo accelerazioni emotive? O nelle loro buffe appendici, dette capezzoli, che sentono il freddo e la neve prima di tutti, un po' come capita agli artrosici? O forse nelle cellule allineate in triplo strato nella pera muscolosa, detta utero (le cui pareti io, comunque, immagino, di graffiti variopinte)? Dove sta la femminilità? Nei fianchi morbidi o nelle curve, da sempre richiamo esistenziale? Nelle unghie pittate o nelle labbra ben definite?  Nell'odore, che è meno pungente, o nel ventre porto naturale? La femminilità. Io credo stia nell'istinto materno, esattamente come nel non istinto. Nell'amplificazione, esattamente come nella capacita' di sintesi. Nell...

CRICETI, GIRINI E CHICCHI D'UVA

Libere Associazioni. ARGILLA. L'argilla non lavorata, Solidifica. CRICETO. Il criceto nella ruota gira, suda in fronte. Beve la goccia. Continua a girare! LUCCIOLE. Le lucciole pare che illuminino, solo se le loro molecole si muovono a velocità elevatissime. Questione di attriti e di improvvisa espulsione di frammenti incandescenti. CIRCUITI. I miei si surriscaldano in fretta. EDIPO. Edipo non sarebbe stato lo stesso se non avesse incontrato la Sfinge. Io me lo immagino proprio, pieno di orgoglio, senza un cedimento, non uno, a rispondere alla cagna furibonda e ammaliatrice :"È  l'UOMO la risposta giusta!  L' "UOMO"!! Azzeccando brillantemente l'enigma! Bene. Sfinge 1, Edipo 0!! Sì! Lui, Edipo, risponde, indovina  e... si  distrae! Scopre l'UOMO, ma non SE' STESSO! Da lì tutti i casini, a seguire. NARCISO. Ahh! Narciso!! Narciso nell'acqua cercava i GIRINI. SI I GIRINI! Piccoli piccoli, veloci veloc...

TEMPO, CEROTTO E AMUCHINA

Dicono che il tempo curi tutte le ferite. Dicono. Dicono anche che le ferite guariscano in  tempi diversi a seconda che accadano di giorno o di notte. Pare che le ferite della notte siano le più lente a guarire. Le ferite "serali" che si prendono un po' gioco del tempo e richiedono cure più premurose. Il tempo. L' assoluto relativo. Ciò che ci scandisce. Ci plasma. Ci rende saggi O inquieti. Capitan Uncino era ossessionato dal ticchettio dell'orologio, ma ancor di più dal coccodrillo xilofagico e dalle sue lacrime. Lui, il capitano, non piangeva mai. Unico adulto dell'isola. "Se tu conoscessi il Tempo come lo conosco io " -rispose il Cappellaio Matto- non ne parleresti con tanta confidenza! Scommetto che tu non hai mai parlato col Tempo". "Forse no",  rispose, PRUDENTEMENTE Alice. Il tempo. Come le curerebbe le ferite? Con l'amukina o con il betadine? Con l'anestetico o con un cerotto e via? Io le fe...

EFFETTO WASABI

Il vuoto d 'aria. Si traballa. Si turbina. Si trapassa. Si trotta. Il vuoto d'aria. Le orecchie si tappano. Il tuo baricentro si svela. Il vuoto d'aria. O ci stai dentro, O, capitano, vai un po' più su! Il vuoto d 'aria. Sta nello stomaco, nel centro della fronte (effetto wasabi) e nel bel mezzo di tutto. Il vuoto d'aria. L'instabilità. Le rotaie sono altrettanto insicure, comunque. Il vuoto d'aria. Non staccate le cinture di sicurezza! Restate seduti! Tra  poco il bar apre. Il vuoto d'aria. Il tuo, devi diventare esperto a gestirlo. Avere qualche ora di guida all'attivo, un piano B, o innescare il pilota automatico, se proprio ti prende il panico. Il vuoto d'aria. Di alcune cose posso farne a meno. Di altre meno ancora. Di altre non posso proprio. Il vuoto d'aria. Sentirsi fragili per un tempo breve, ma sufficiente, a sentirsi vivi, subito dopo. Epifania. Hai mai visto con che grazi...

BUD-GATE A15 h13

Faccia stanca. Faccia tirata. Faccia tirata a lucido (avrei scelto nuance più chiara, è inverno). Faccia spenta. Faccia persa. Faccia con mascherina. Mascherina, senza filtro. Tu vuoi un letto. Tu più di uno. Tu un amore. Tu solo uno scalo, poi un altro volo. Tu niente, non vuoi, beatamente, niente! Tu vuoi informazioni piu' chiare. Tu una carezza. E arriva. Menomale. Tu la prossima foto da postare. Tu anche quella prima,  da ritoccare. Tu leggi "ALTITUDE". Guardo su google: "The plane can't land. It can't turn back. And the fuel's running out"... l'aereo non puo' atterrare, l'aereo non può tornare indietro e il carburante si sta esaurendo". Tu:"venerdì c'è anche Fabio alla riunione, va bene cosi, e... la fattura non è la 17 controlla meglio". Due si baciano. Standing ovation!! Tu torni a casa. Tu torni da lei. Tu non torni. Parti. Tu hai le mani sul suo ginocchio. Tu tu tu e tu tu, tu, tu, tu e...

PUSH HERE

Partorire i figli, e le figlie. Partorire se' stessi. Salvo complicazioni. Buttare fuori le idee. Sparare idiozie e qualche intuizione. Uscire di senno, con garbo. Uscire dagli algoritmi, se studiati prima. Uscire dalle righe, se non sono parallele. Uscire la spazzatura, senza il cane. Sputare il rospo. Vomitare la delusione. Vomitare anche per la colica renale. Starnutire, per il prurito. Espirare anidride carbonica, dopo aver tenuto l'ossigeno. Far uscire l'aria viziata. Fare un giro, a largo di se' stessi, ogni tanto serve per decidere come ritornare. Push here. Life vest inside. (24 E)

BECAUSE THE NIGHT

C'era tutto stanotte: mia sorella, nuda nel letto, accanto a me. Materia diversa dalla mia. Lei non ha i miei spigoli. Mio padre e mia madre, di spalle, seduti su poltrone in pelle si analizzavano, roba da adulti. Io lavavo i piatti. Cosa che mi annoia. Come la fiaba di Cenerentola. Da sempre. Patti Smith, con scarpe di cristallo, canta ad un pubblico di soli bambini :"la notte appartiene a chi si ama". Ma anche il giorno. Io, se non vi dispiace, declino l'invito per il prossimo ballo in maschera. "Tu quando respiri fai molto rumore, sai mamma?". "Anche quando dormi". "Io invece no". Trova il tuo di rumore, Di giorno E di notte. E sogna, più di me. Mescola tutto. Più che puoi. Potessi, ti ripartorirei altre mille volte. Luce dalla finestra. È ora di andare. https://youtu.be/0XiY8fSCim8

PIN-OCCHIO (il terzo)

Da un pezzo di pino che sapeva di muschio e tabacco m'ha fatto il mio babbo. Il naso lungo mi fa difetto. È adunco e sgraziato. Da un corvo sembra copiato.  Un parto maschile mi ha generato, di notte sono stato plasmato,  in un impulso creativo ed istintivo. Una ossessione o un rovello  finiti, di certo, nello scalpello. È così che son venuto al mondo.  La materia si è scomodata e una forma è stata abbozzata. Oggi vivo, improvvisando, cercando di barattare questo legno con qualche fibra muscolare. Sulla mia corteccia, ho già capito che la Fata non è turchina, piuttosto grigia e rigidina. Mi ricatta, è presuntuosa, arrogante, irrispettosa. Mi punisce con i fatti, usa poco la parola, non mi ascolta e non pazienta. Lei ha un unico obiettivo: rispecchiarsi nel suo prodotto che sia perfetto, nessun difetto. Non le importa la mia natura, che son di legno, altra fattura. Il grillo poi è davvero limitato: divide i fatti in giusto e ...

SBOCCIOLARE GRANI

Traghetto Dakar-Ziguinchor  Ognuno ha un suo stare. Occupare uno spazio è gravitare. Tu preferisci camminare. Io, oggi, restare. Snocciolare grani di un rosario,  non significa non andare. Ci sono pesi e misure. Corpi e materia. Ma anche ombre dietro ai passi. Ci sono acqua e cielo. Esisto. Occupo uno spazio. Sono più di un pensiero.

18 SECONDI

            (Pag 11 inserto Repubblica,  oggi 30 gennaio 2020 )  Sull' inserto di Repubblica "S e mi parli, guarisco " leggo oggi che, mediamente, un medico interrompe il paziente dopo 18 secondi dall'inizio della visita. 18 secondi... Uno due tre quattro cinque sei sette otto nove dieci undici dodici tredici quattordici quindici sedici diciassette....stoooop! Ti interrompo. Sono tanti in attesa. Sì tanti. Tantissimi anche stanotte. Malanni di stagione, i giorni della merla, l'influenza è arrivata...il medico di famiglia è malato, mi fido dei PS... Torniamo a noi.. Tu? Tu cosa mi stavi dicendo in questi 18 secondi? Ma soprattutto io, io cosa ho capito? Avevi il cuore che batteva a mille e il solito nodo in gola. Col diazepam è passato, menomale... (Avresti voluto dirmi che sei al terzo matrimonio, che soffri di depressione fin dal primo, che ogni tanto piangi, cha hai iniziato un nuovo lavoro e hai paura ma, soprattutto che ha...

ADELANTE, PEDRO, CON JUICIO

Djembering, Casamance, vista oceano, novembre 2018 Shh Silenzio. Silenziare. Acqua in bocca. Non strabordare. Non esondare Non esagerare. Muta, mutare, senza anticipare. Aspettare. Pazientare. Svuotare, senza riempire. Liberare, senza misurare. Chetare. Alleggerire. Rallentare. Così, stare. Tentare.

GUASTO TECNICO

Dove sei stata fino ad ora? Viaggiavo veloce,  Su una barca a motore.  Di quelle che galoppano sull'acqua, sollevando spuma fresca e onde che senti fino a riva.  Consumavo benzina. Parecchia. Viaggiavo a pelo dell'acqua. Non ero l'unico comandante.  Facevamo a turno. Io preferivo viaggiare con la luce, però. Abbiamo portato a destinazione molti pacchi e carichi preziosi. Usavo la forza delle mani e la sicurezza di nozioni apprese sulla carta, giovane esploratrice.  Mi affidavo ad altri, più esperti del viaggio. Così credevo. Usavo navigatori preimpostati che sapevano come non farmi perdere e riportarmi a casa ogni volta, sana e salva. Poi un bel giorno ho perso la bussola. Sì, è  successa la cosa più banale. Il sistema elettrico si è inceppato (forse un virus del sistema), nessun update a disposizione e il motore si è spento. Semplicemente.  Cosi' mi sono ritrovata in mezzo al mare, ferma. Quasi ferma. Ondeggiavo, i...