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Visualizzazione dei post da gennaio, 2021

/Ri·fles·sió·ne/

Dal vocabolario della lingua italiana. -Sostantivo femminile. 1. Fis . Fenomeno per cui un raggio di luce viene rinviato o deviato da una superficie riflettente; per estensione, lo stesso fenomeno riferito a onde di altra natura 2. Fig . Considerazione attenta, espressione di consapevolezza nell'esercizio del pensiero. 3. Fil . Momento del processo conoscitivo in cui l’intelletto non soltanto conosce, ma anche sa di conoscere e assume a oggetto sé stesso. Esempi di riflessioni: La matrigna Grimilde che si riflette nello specchio (ed  incrementa la sua vulnerabilità ). Narciso che si riflette nello specchio ( e si innnamora ). Il Basilisco che si riflette nello specchio ( e muore ). Archimede che fa una riflessione, a caldo, con gli specchi ( e uccide ). Alice che, nello specchio, ci passa (e non  riflette ). Borges che, sullo specchio, riflette per una vita intera ( con ossessione parziale ) I vampiri che, nello specchio, non si riflettono ( la rifles

OscillAzione

Ieri mi hanno detto che sono concava. Una conca. Non pensavo di avere una forma diversa dall'homunculus di Penfield. Allora ho pensato alla mia conca, ma mi sono immaginata così: Una conca verticale, insomma,  una linea piegata dal vento. Perché è la verticalità che mi attrae,  più dell'orizzontalità. E difatti, soffro terribilmente di vertigini. Altalena basculante,  con perno nell'ombelico, Così, in tempi alterni, sprofondo nel mio mondo sommerso accessibile solo agli scarafaggi, ai pipistrelli e agli spifferi d'aria  e salgo laddove la nebbia scompare e brividano pure i pappagalli. (ma lo faccio con ilarità bambina, non ti tedio, non defletto e non eccedo). Oscillazione. Ogni tanto mantengo l'equilibrio, faccio perno sul baricentro che sta nell'ombelico,  mi aggrappo al mio funicolo embrionale,     cicatrice della nascita,  epicentro della mia storia,  vecchia come il mondo. Ci sono altezze precipitose  e profondità per cui non basta una vita. Oss

Questione di fecondi

Poi arriva il giorno in cui capisci che il dolore puo' prendere la forma di ciò che lo contiene, esattamente come il latte dentro la sua scatola di cartone o il tonno nella sua lattina. Capisci anche che quando si è tristi, si possono fare cose straordinarie. Ti ricordi, così, quasi all'improvviso, che il desiderio è il secondo dio venuto al mondo. Il primo è il caos e nel suo ventre fecondo, oggi cerchi rifugio, senza più alcun timore. Così ti accorgi di poter sentire, come fosse una magia, il canto del lombrico innamorato della sua stella. Allora, taci. Muta, resti in ascolto, ormai cresciuta. Ed è Kosmos, fuori e dentro di te. Il borgo visto da Lungoticino Sforza. Pavia