Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da marzo, 2020

LEGGE DI NATURA: I CALZINI SI SPAIANO.

Ogni sistema tende spontaneamente ed inevitabilmente al disordine. È la materia che è fatta così. Siamo noi che siamo fatti così! Gli equilibri sono TUTTI precari. Senza salario sicuro, senza tredicesima e senza ferie retribuite. Una folata di vento e la foglia cade. 28 tesserine alla distanza giusta ed è effetto domino. Dovremmo familiarizzare con il concetto di entropia. Alzarle il volume, come si fa con una bella musica, tra una spolverata e l'altra, nella stanza dei pensieri. Insistere, ma non troppo, a risistemare sempre tutto, che, si sa, la pila dei libri crolla, prima o poi, il quadro col chiodo debole, cade e i calzini si spaiano. È una legge di natura. E che... dai piedistalli e' meglio scendere, prima che sia troppo tardi e la pervicace entropia ci metta lo zampino, pure lì. Esiste il caos e le carte di ognuno si rimescolano ad ogni partita, le partite hanno durata variabile e non sempre l'esito della partita dipende dall'abil

LA STREGA CATTIVA E POLLICINO. II PARTE

POLLICINO Pollicino è tornato a casa sano e salvo. Le briciole non se le era prese nessuno. Neanche le formiche, che avevano deciso di andare a convivere con le cicale. Così Pollicino, grazie alle briciole che nessuno si era filato, aveva sentito mamma e papà parlare e aveva capito quello che già sapeva: che i bambini hanno un settimo senso, talvolta anche un ottavo,  e che noi adulti quel senso lo perdiamo con gli anni, insieme alle briciole sul pavimento, che scopiamo via subito, appena cadono sul parquet. LA STREGA CATTIVA La strega cattiva si è stufata del bio, del geneticamente modificato e di vendere in genere. Mele soprattutto. Si e' stufata della mela che le ricorda sempre la storia del peccato originale, e pure di quello copiato, del giardino proibito, che poi, "ok io non ci entro, ma se non esploro i lati oscuri del mondo che ho dentro, sai poi che casino succede?" Del pomo di Adamo e del suo mal di gola. Prendi un Aulin che di solito funziona e cop

LA STREGA CATTIVA E POLLICINO.PRIMA PARTE

Io sento il mondo sulle palpebre inferiori. Tu dove lo senti? I sapori li sento poco.  Purtroppo. E questo mi sta dispiacendo. Dei sensi, il gusto, mi sta mancando, più del tatto. E non lo avrei mai detto. Oggi ho pensato che non credo avrò voglia di grandi cose, finito tutto.  L' aspettativa è una strega cattiva, vende mele geneticamente modificate, spacciandole per bio. Ciò che l'investimento emotivo ideale smuove nel nostro inconscio è troppo potente per poter poi essere domato facilmente. Quando scendi da cavallo e ti accorgi che ti manca l'elmo, lo scudo, la spada, il mantello e anche i calzari.  Ma soprattutto il castello da conquistare. Ecco. Non ho tanta voglia di illudermi o forse, piu' semplicemente ho perso un po' di coraggio, come pollicino perdeva le briciole lungo la via e i corvi se le mangiavano. Forse resterò isolata altre 24 ore o anche un po di più, alla fine di tutto. Di cosa avrò più bisogno?  M

GIRO VISITA TRA I CHACKRA

La disperazione è rossa, rovente, paonazza, tachicardica e confusiva. È delirante, agitata, afinalistica, da contenzione forzata. La frustrazione è arancio chiaro, molle, flaccida, mialgica e lamentosa. Non suda, è  secca, ha le labbra screpolate e le mani non curate. Il terrore è giallo, itterico, alito fetido ed esoftalmo, ventre slargato, è umido e maleodorante. L' ossessione è verde, biliare, ha andamento colico ed e' nauseante. Non dà pace e fa contorcere di spasmi mentali. La paura è blu, cianosi e vasospasmo, estremità fredde, labbra cucite, livedo cutanea e cuore bradicardico. L' arrendevolezza è viola.  E' ematoma, è stravaso sotto la cute, è fuoriuscita di liquido ematico nei tessuti, è trauma e fa male. È gonfia e tesa, è tirata e dolente. Ma, dicono i praticanti che: Rosso è anche il primo chakra: è la radice, l'istinto alla sopravvivenza, è forza vitale, è conservazione ed energia pura. Peperoncino  sulla lingua. Che: L' arancio

IL GOAL AL 90°

Oggi ho pensato al concetto di "fine" e a quello che questo pensiero genera. La fine in genere. La fine di un film, di un racconto, di una serata, di un viaggio, di un periodo, di un turno, di una terapia. La fine di una storia, di due storie, di dieci, di mille storie, di tante quanti sono gli abitanti del globo. Tutti abbiamo immaginato di vederci oltre questo tempo. Da qualche parte. In qualche modo. E di fare quello che più ci manca, magari di farlo potenziato, con la spavalderia che hanno i ragazzini. Qualcuno ha pensato all'oltre ancora? All'uscita di scena. Chi non ci ha mai pensato per davvero, almeno una volta, nella vita? Oggi sarebbe un silenziosissimo dietro le quinte. Un senza applauso. Un "buonasera signori! Lo spettacolo si è concluso, speriamo sia stato di vostro gradimento anche perché i biglietti non si rimborsano, comunque!" Che poi, non è di applausi che abbiamo bisogno, ma di un saluto sì. Di generare un ultimo salvifi

IL SUONO DELLA CAMPANELLA

Sento parlare di guerra. Non siamo in guerra. Nella guerra un uomo spara contro un altro uomo. Qui no. Vedo gente cercare "capri espiatori" e ho capito che è tipico di chi usa la rabbia per difendere la propria angoscia. Sento parlare di "untori" ed ho imparato che c'è chi accetta la vulnerabilità come umana condizione e chi invece cerca solo di gettare la responsabilità sugli altri perché non ha mai guardato in faccia il proprio vuoto, né la propria solitudine. Vedo confusione, disordine e motivazioni diverse emergere in ciascuno di noi, lati umani sbiadirsi e nuove energie dipingersi con colori che ancora non sapevamo esistessero. Sento parlare tutti, tanti, troppi. E li ascolto. Ho ascoltato giudizi, setenze e accuse. Vedo numeri, lettere, parole ed immagini. Ho sentito il calore intenso in uno sguardo a distanza e il freddo pungente sbattuto in faccia come sa fare la neve ghiacciata sollevata da una folata di vento improvvisa. G

L' OSPITE IN-ATTESA

Riparare la grandine. Riposare la guardia. Brandelli di carta si muovono col vento. Le  voci del mondo. Chi piantò questi vecchi castagni? E tu oggi che maschera indosserai? L'arte di fare il risotto. Digiuno. Raccontate agli adattati quel residuo di speranza che è il non adattamento. Stanze degli ospiti. Maria Callas. Lettera al mio giudice. Scritta. Sottoscritta e autografata. Trentottofiabe. Io non voglio tutto, solo alcuni comfort e un piccolo amore. L'avanguardia dell'avanguardia. Vivo ancora la vecchiezza con dignità. xxxx. Che fiore è questo? Solo sott'acqua ho ascoltato il mio respiro. Desideri, fantasmi ed eredità. L' universo di don Chisciotte e la cospirazione dei tarli. Autoritratti. Gelsomini e pompelmi. Oggi, sola qui, mi sono persa a viaggiare nella casa che mi ospita di Barbarah, amica dal cuore grande (come i suoi pensieri) che mi fa sentire a casa, anche in questo tempo. Grazie.

COSA MI MANCA

Il treno delle 7.59 dalla stazione di Pavia, direzione mare. "EvanescoEvanesca"in libreria tra copertine, pensieri, vocali e consonanti. Il biciclettaio che mi sistema i freni e la catena. E anche l' odore di gomma nuova, mentre aspetto. Il vino buono comprato da una amica. Starsi più vicini. Gli appuntamenti fissi. I portoni aperti. Corso Garibaldi e i suoi ritmi da elegante signora. La fiumana di zaini, tutti uguali, in corso Cavour all'ora di punta e la difficoltà di andare contro corrente. Il corso degli odori: kebab, fritti, arancini, focacce, pane fresco, caffè e cappuccino, a tutte le ore.  La città è deserta. Perfetta per i fotografi, i creativi e gli spossati. I sampietrini spiccano nella loro irregolarità, occupando la scena, come i lastroni grigi che sembrano bagnati, anche se non piove. Le scritte sui muri iniziano la lezione. In attesa del suono della campanella. La città ha un'anima color bronzo antico. Me ne accorgo oggi

IMPARO IN FRETTA

Di solito imparo in fretta. E difatti qualcosa credo di aver già imparato. A camminare con la schiena dritta. A respirare molto più lentamente. A sdraiarmi, se sono stanca, non a sedermi, che da seduta manca la prospettiva cielo. A dire quello penso e a cercare quello che non penso, che da qualche parte sta, e mi sa stupire, ogni volta. Che le difficoltà possono diventare opportunità, se ti impegni. Ed è  vero. Che i vicoli diventano ciechi solo se non hai il buon gusto di tornare indietro sui tuoi passi e cambiare la rotta. Che mescolare le carte obbliga tutti a ricominciare il gioco. Che quando cammini è bene non trascinare i piedi, muoversi sempre, con eleganza, ha il suo perché. Che la confusione precede l'espansione e la creatività. E che i dettagli fanno sempre, la differenza. (Ginger e Fred, ballano. Scattata nel 2019)

HO SCELTO L'ISOLAMENTO

Ho scelto l'isolamento.  Da oggi. Indispensabile ormai. E così  sono diventata un'isola slegata sui quattro lati. Navigo in mare aperto. Qual è il trucco per sopravvivere? Per il tempo di un sogno, giocando a nascondino, vorrei rifugiarmi in quell'utero silenzioso che mi ha generata e starci dentro. Giusto il tempo di una partita.  Chi gioca con me? Regredire alla mia versione più precoce, quello che ero cinquemila anni fa. E riconoscermi. Al seme che se ne sta sotto terra, senza la più pallida idea di germogliare, almeno per stanotte. Zitto zitto. Fermo fermo. Al buio. A non raccontarsi niente. Più niente. Solo stare cosi' raggomitolati,  ma potersi fare accarezzare. ( il b&b "laviamoci i panni in  casa" di Barbarah Guglielmana, amica e collega che mi ospita)

CAMBIO DEGLI ARMADI

Ci cambierà questo tempo. Ci sta già cambiando. Cambierà chi cura ma anche chi è curato. Chi è rimasto apparentemente sano e chi si è ammalato, per davvero. Chi avanza nel vortice e chi si lascia trascinare. Trasformerà chi si era perso per strada e chi si è ritrovato chiuso in casa. Chi pensava al complotto mondiale, dimostrando la teoria che sosteneva da una vita. Chi, relegato al domicilio, sta bene, annoiato dalla luce, dalla gente e dalla vita, ma (cambierà) anche il clautrofobico di sé stesso che, con se' stesso, fatica a convivere. Chi ha il superpotere di vedere l'invisibile e di saperlo rendere enorme e farsi fagocitare e prosciugare di ogni energia. Chi non vede che la magnolia sta comunque sbocciando, e chi invece la vede, eccome, se la vede e la trova più bella e seduttiva che mai. Ci sta cambiando questo tempo. Ci sta obbligando a chiederci cosa facciamo e perché lo facciamo. A viaggiare in ciò che ci turba e a vedere come ci passiamo, nel bel mezzo.

QUESTIONE DI ATTIMI

  (Adesso. Ore 4) La desolazione è un caco acerbo sulla lingua, allappa e fa restringere le gengive, mostrando i denti. L' incertezza è una tristezza asciutta. Senza lacrime. Secca. Xerostomica. Incolore ed insapore. La frustrazione è asfissia radicale: il ristagno d'acqua nel vaso dove hai piantato la tua rosa. È l'eccesso di acqua che fa marcire le radici. La paura e' un'ombra sul muro. Ci insegue fin da bambini e si espande proporzionalmente alla delicatezza con cui percepiamo noi stessi. E gli altri. Il timore di contagiare spaventa più che quello di essere contagiati, come lo è il ferire, che fa male più dell'essere feriti. E' surreale vivere dentro ad un filtro attraverso cui cerchi di curare. È surreale doversi proteggere dal contatto con la pelle e preservarsi dall'umana, inevitabile e necessaria mescolanza. Manca l'aria qui e, nel poco ricircolo, i pensieri si liofilizzano e, densi di anidride carbonica, ac