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Visualizzazione dei post da aprile, 2020

DI PARTI (E DI FIORI DI CILIEGIO)

Il primo parto è stato di terra. Io sentivo odore di ferro e di pietra lavica nelle mie secrezioni. Ogni roccia ha un suo profumo sai? E conserva la memoria del mare più che della montagna da cui proviene. Così, grazie a te, ho scoperto che la roccia, quando esplode, rilascia un aroma intenso e geme gocce di salmastro. Il tuo lento discendere in me, mi ha definitivamente legata alla terra. Tu venivi al mondo ed io, novella Dafne, mi trasformavo in una vite che metteva radici proprio al Centro della Terra. Da allora, sai, le mie vene sono diventate tralci nodosi che si aggrovigliano per il corpo. Da allora ho branche di legno sul mio tronco asciutto e cordoni piuttosto resistenti, un portamento naturalmente irregolare e in testa tanti nodi da cui forse germoglieranno acini piccoli piccoli ma dolcissimi. Mi hai unito alla Terra, tu. Ed era d'estate.  Il secondo parto è stato un geyser di gocce calde originato dalle mie viscere umide. Il roteare di uccello selvatico,

MADRE

Il profumo di pane misto a latte è il mio odore materno nei giorni di sole,anche se il latte al seno, a quanto pare, non l'ho mai succhiato. Nei giorni di pioggia, invece, l'odore è quello delle viole, subito dopo che ha piovuto e la terra profuma di viole e le viole profumano di terra. In quello scambio tra la terra e le viole, mia madre mi ha dato un bacio. Se io potessi infilare quell'odore tra le pagine di un libro, lo aprirei tutte le volte che cambia il Tempo. Mia madre sta nel mio piccolo intestino e si dondola nel mio Duglas su una amaca fatta di fibre muscolari, globuli rossi e due gocce di Yves Saint Laurent. Mia madre è rapidità, scatto felino nella pancia, gatto selvatico, come il finocchietto più odoroso sulla strada che porta al mare. È notte piu' che giorno, quando di stelle ce ne sono troppe e soffia quel vento che fa parlare gli usci e riuni sce  gli spiriti. È intuito.  I ncisione profonda dove collocare il bulbo destinato a rifiorire. Mi

TRA LE COSE CHE AMO C'E'

Tra le cose che amo c'è: la pancia molla di Sancho Panza, l'albero maestro cui si fece legare Ulisse, non il tallone, ma tutto il metatarso di Achille. L'alloro dei poeti, l'ulivo benedetto ma anche la salvia e il rosmarino degli chef. Il brontolio del mare, da dove lo sentiva Padron 'Ntoni, l'eleganza del gambero. Le rime baciate, senza corteggiarsi. Non l'ultimo, ma il primo canto di Saffo. Il cielo in una stanza e la gatta, quando non ci cova. La viola del non pensiero e il profumo dei nontiscordardime. I flash delle intuizioni minute minute, che durano un secondo, Ma, se mi illumino di immenso, brucio per caso la foto? L'ora del me, con la Regina. L' ombelico del mondo, ma anche il suo femore, la milza e gli ureteri. Non l'ironia della sorte, ma la sua pietà. La liberAzione e tutte le Belle Ciao senza la Bestia al seguito. Il preludio e l'attesa, quando non sa di esserlo. Cio' che dà il via e tutto quello che p

HO PRESO I MIEI GIOIELLI

Oggi ho preso tutti i miei gioielli più belli. Li ho presi tutti, tirandoli fuori dai cassetti. Ho trovato l'ambra e la sua dolcezza di miele sfuso. La collana di pietre preziose, combinazione esotica, raffinata, azzardata. Le perle, che ho osservato a lungo nella loro eleganza così essenziale, simile solo a quella dei sassi bianchi del mare. La lunga collana di vetro trasparente del giorno delle nozze, un triplo giro di chicchi di ghiaccio dolce e profumato da succhiare come fanno i bambini con i ghiaccioli sulla spiaggia calda, senza bisogno di asciugarsi se cola tutto, che tanto poi ci si butta in mare. Ho preso gli orecchini di ceramica. Ne ho di ogni colore e forma, da indossare in abbinamento con il rossetto e l'anima, secondo le sfumature dei giorni. Ho preso gli anelli, li ho presi tutti, e ho visto che alcuni, alla luce, brillano come mille arcobaleni scesi in piazza a manifestare; altri, invece, hanno un unico potente colore e declamano l'intensità, col m

L' ORACOLO

Oggi ho piantato un bulbo. Non se lo aspettava di essere piantato così, su due gambi, allora l'ho annaffiato con dello champagne e abbiamo brindato alla fioritura che sarà. Le bollicine hanno eccitato la terra che ha deciso che parteciperà al parto. Ho protetto la mia ombra dal sole di mezzogiorno, perché solo in questi giorni di intimità, mi ha confidato che ha dei problemi di fotosensibilizzazione. Allora le ho spalmato la protezione 50. Ho accordato i violini nel petto. Scordato le melodie. Messo d'accordo tutti. E preso accordi con nessuno. Ho osservato la gente, solo dopo aver guardato bene me stessa. In un tempo di paura come questo c'è chi provvede a riesumare semi sepolti per nutrire merli, cince e fringuelli e chi seppellisce chili e chili di chicchi di mela per vedere se cresce una pianta di cianuro. Le ceneri di Fenice intanto volano. Lasciando una scia di mirra incenso e nardo, assieme alle lacrime. Le ceneri sono finite negli occhi. T

ARACNE

Tessero' la mia tela e quello sarà il mio parto. Tra urla e dolori. Taglierò fili, corde e cordoni. Sara' incanto, estasi e piacere, Dolore, trauma e illusione di potere. Le mani erano il mio strumento di creazione e il filo la mia pulsione. Gocce di rugiada i miei sogni proibiti, bramati, ripetuti, ma mai capiti. Ora striscio, picchietto, agito, inquieto. Non piu' mi specchio perché il pelo mi disgusta, e parecchio. Le Parche non sono parche per nulla. Tagliano i fili coi denti che non hanno. Vecchie streghe dall'alito ammorbante,  si fingon sarte, ma son arpie  senza arte né parte. Io usavo le mani sì, per accorciare ed allungare, per rammendare e riparare, per cucire ed aggiustare. Era questo il mio modo di amare. Ora dimmi. Mi senti forse tessere un inganno nel tuo cervello o tramare un fitto tranello? No. Ero bella sai e per davvero! Di una bellezza rara ed antica, ben ricamata, ben cucita. Mi amavano centau

ICARO

Oggi ho preso la rincorsa, a piedi nudi, giù per la collina di pan di zenzero. Icaro tra le braccia di uno Zefiro innamorato! Ho fatto un impasto di cera e piume di uccello, ne ho prese di poiana, di gabbiano, di corvo blu e pure di un colibrì mentre si abbeverava ad una goccia d'acqua. Ho usato queste mie mani per impastare, con indecisione. Ho osservato le correnti d'aria, non confidando in vie di fuga sulla terraferma. Ho preso tanto freddo nelle notti di tramontana, fermo sul promontorio a sentire in che direzione tirasse il vento che mi aspettava. Mi sono ammalato nella bufera tra le correnti e, nelle notti di febbre alta, ho confuso le visioni della malattia con la mia sana follia. Qualcuno avrà riso vedendomi nudo al tramonto, magro, secco e spoglio come un albero sul finire dell'autunno oppure, mi avrà scambiato davvero per un albero e, allora, non avrà neanche riso. Ho vissuto in un Labirinto e ho capito che ogni volta che prendevo una scorciatoia, a

UNTITLE

Oggi ho dovuto ripensare a quello che vorrei archiviare, come ricordo. Scrivo nero su bianco che così poi lo metto un po' via, nel cassetto. Ho bisogno di raccontarlo a me stessa, come tutte le cose scritte fino ad oggi su questa pagina virtuale. I cassetti della memoria sono troppo pieni ed io mi appresto al prossimo trasloco. Oggi ho il bisogno di fermarmi a riavvolgere la pellicola. Esattamente come ieri ho creduto di aver bisogno di ballare, a un ritmo tutto mio. Penso ai fantasmi incontrati. Non li ho cercati io. Mi sono venuti a cercare loro, tuttavia. Il primo fantasna che ho conosciuto è stato il LIMITE. Il limite e' un inchiostro scuro, un tratto spesso che ti accerchia in un cerchio sempre più stretto. Ti tocca e tu diventi l'uomo nero. E mentre tutto ti si stringe attorno, ecco che si spezzano una ad una le tue linee. La linea della conoscenza, tac! La linea che separa il previsto dall'imprevedibile, tac! La linea tra ciò che cr

LA DANZA DELLA SCIMMIA

Oggi ho scelto un bel completo dall'armadio. È di lino bianco, misto a canapa. E una collana, di corallo grezzo.  Lo faccio per me. Il rossetto è rosso. Deciso. I piedi scalzi. La femminilità non sta nel tacco. Alzo la musica. Sonorità di corde tese, solo per vibrare. Danzo una danza al centro di me stessa. Il profumo è di zagare. Sa di infanzia tra fichi dolcissimi e il mare da raggiungere, in corriera. Volano i gabbiani sopra le torri della città longobarda. Essere donna è una conquista meravigliosa. Piacersi nelle rughe alla fine dello sguardo, un lusso raffinato. Amare le musiche che mi emozionano, emozionarmi per i colori che scelgo, fare i miei di abbinamenti e scoprire che non sono niente male, è investire su un grande amore. Che si smuovano pure tutte le istanze primitive! Non ho intenzione di sbagliare la mira. https://youtu.be/JFS-FtLbBGM

CONCERTO DI VIOLA

Un tempo cercavo spiegazioni per ogni cosa, poi ho capito che si può stare senza causa. Senza effetto forse un po'  meno. Work in progress. Ma quante cose dobbiamo addomesticare oltre alla volpe? E pensa se le rose avessero un bulbo, che meraviglia sarebbe l'attesa? Vorrei avere il superpotere di rendere visibile l'invisibile per rompere tutti gli schemi, guardare bene bene tutto e capire una volta per tutte le regole del gioco. Non per vincere, ma partecipare. Onestamente. Io qui dentro ho un concerto di viole stamattina. Suonano e sbocciano. Sbocciano e riprendono a suonare. Col sole siamo tutte più belle e la pelle che si scopre ha un grande potere sull'umore. La voglia di scoprire i piedi è tanta quanto quella di inventare un simbolo evocativo e potente in cui stilizzarmi. Non ho più spigoli, sai? Sono una linea così tanto essenziale! Che lusso sarebbe un viaggio nella caverna che abitiamo prima che ci raccontino la nostra storia? La mia conval