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ICARO

Oggi ho preso la rincorsa, a piedi nudi, giù per la collina di pan di zenzero.

Icaro tra le braccia di uno Zefiro innamorato!

Ho fatto un impasto di cera e piume di uccello, ne ho prese di poiana, di gabbiano, di corvo blu e pure di un colibrì mentre si abbeverava ad una goccia d'acqua.
Ho usato queste mie mani per impastare, con indecisione.

Ho osservato le correnti d'aria, non confidando in vie di fuga sulla terraferma.

Ho preso tanto freddo nelle notti di tramontana, fermo sul promontorio a sentire in che direzione tirasse il vento che mi aspettava.

Mi sono ammalato nella bufera tra le correnti e, nelle notti di febbre alta, ho confuso le visioni della malattia con la mia sana follia.

Qualcuno avrà riso vedendomi nudo al tramonto, magro, secco e spoglio come un albero sul finire dell'autunno oppure, mi avrà scambiato davvero per un albero e, allora, non avrà neanche riso.

Ho vissuto in un Labirinto e ho capito che ogni volta che prendevo una scorciatoia, allungavo soltanto il giro.

Ho provato a bendarmi e mi ha inghiottito un vortice sotterraneo.
Mi è venuta la nausea che si è trasformata in vertigine.
Non del vuoto.
Ma dell'immobilità.

Mi sono cercato e riperso nei Dedali.

Ho giocato a nascondino e a moscacieca per ingannare il tempo.
Ho provato a prendermi, a sorprendermi, a inseguirmi, ad aspettarmi e a rincorrermi.
E ora so che il movimento orizzontale è la prigione di ogni tentativo.

Nei giorni di pioggia, tessevo un pupazzo con un gomitolo di Fili Colorati e, alla sera, lo disfacevo, aspettando altri giorni di pioggia, che poi si sono fatti mesi e quindi anni.

Ho cercato nei sogni il volto di mio padre, stirpe di Dei, e di mia madre, schiava bellissima.

Ho lavorato la Creta, ne ho fatto delle biglie e ci ho giocato, sotto il sole che fa maturare le olive.

Ho parlato con le formiche, i sassi e le fragole.

Ho raccolto margherite e fili d'erba, da regalare alle spose e, anche agli sposi.

Ho pianto come sanno fare solo i neonati e tutte le cose, quando sono all'inizio.

Da questa rupe di terra secca e odorosa ho guardato anche il mare ed è allora che ho capito che le correnti marine sono potenti tanto quanto quelle dell'aria.

E che il movimento verticale è lo sforzo necessario alla libertà.

Allora ho iniziato a pensare anche ai pesci, ai coralli e alle Meduse, ho raccontato loro le mie fantasie, ridendo assieme, anche di me stesso e confidando loro, che, qualche volta, nelle notti di stelle piene ho avuto paura di trasformarmi in un rospo.

Oggi il Minotauro terrà una festa!
Siamo tutti invitati.
Con la cera e le piume d'uccello ho fatto un cappello bellissimo.
Andrò con quello.

     
                   Giochi. Camogli,  2019)
https://youtu.be/fEOJQawykD0