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Visualizzazione dei post da giugno, 2020

C'È TEMPO

Ci sono notti in cui le ore si dilatano e tu stai alla vita come il foglio di carta sta a un punteruolo. Stanotte una ragazzina perdeva il padre in arresto cardiaco. Non sono bastate le mani, non è bastata l'energia di un defibrillatore, né quella del cosmo a riattivare i suoi pensieri,  smuovere le sue labbra, sollevare le sue palpebre. "Respira ancora vero? È un incubo! Ora si sveglia e parliamo un po' io e papa' ". Prove tecniche di resurrezione in questo teatro d'improvvisazione. Io mi sentivo come un burattinaio di strada squattrinato, senza burattini, voce ne' fantasia ma mi sforzavo di sentire il loro dialogo muto. Era ancora lì accanto alla sua bimba? Lei che pareva improvvisamente così piccola come fosse appena uscita dall'utero materno col cordone ancora  attorcigliato attorno al collo. Le mancava l'aria. Ci sono notti che ti svuotano con la rapidità con cui si svuota una lattina di coca-cola agitata violentemente prima dell'us

LO SPETTACOLO DEL CIRCO

Cercare. Desiderare.  Desiderare di trovare. Anche Se stessi. Che istinto è mai questo che si nasconde libero e fiero, come fiera libera, nel prato sconfinato degli inganni dell'io? Ci si cerca. come il segugio cerca il tartufo, la polvere il raggio di sole,  l'ape il centro del fiore, le tartarughe marine l'oceano.  Ci si cerca, per dare un senso al viaggio. A volte in me questa ricerca fa vorticare così tanto i pensieri, che pare siano stati dimenticati su una giostra rotta, nel circo della vita. Il tendone a striscie.  Ci sei mai stato dentro? Dentro al tuo, di tendone, intendo, al tuo di circo. Il mio pagliaccio ha il naso turchese, ride di gusto e piange. È poetico e fragile. Malinconico e impietosamente ironico.  Trasforma in arte pura la sua distimia e recita a soggetto. Il mago, di turchese, ha gli occhi. Dal suo cilindro tira fuori solo fiori freschi, perché quelli di plastica che puzzano di chiuso e di naftalina, lo fanno vomitare.  Il trucco di scomparire nel nul

DUE VITE

Concita de Gregorio in due righe mi folgora su Repubblica, ieri. "Ogni parola del libro ha un peso. Ogni parola."Dice. Se ha ragione Recalcati che non siamo noi a scegliere i libri, ma sono loro a sceglierci,  allora, questo libro mi ha scelta. Così, sospinta da una forza ipnotica, mi  dirigo verso la libreria "l'ultima spiaggia" e chiedo DUE VITE di Emanuele Trevi. La libraia non lo trova subito. "Il libro è alto come un pacchetto di sigarette"  mi accingo a dire (lo dice la De Gregorio e io mi pavoneggio nel ripeterlo). La copertina ammalia: busto di donna di Kazimir Malevič. Fuori il sole e le nuvole giocano a moscacieca, i colori del mare e del cielo riempirebbero di estasi ogni fotografo, qualche esteta e gli anziani che hanno imparato il trucco del mestiere. Il mare brontola in maniera assai energica là sotto: uno sciabordio continuo, uno spumeggiare di microparticelle di sale scintillanti alla luce del mattino. I gabbiani sono eccitati piu'

Il capitano

Dicono che il mare, oggi, sia sospinto da una energia cinetica che arriva da molto lontano. Si infrange qui, su questi scogli ruggine e salsedine e contro le mie ossa. Le modellasse, queste mie ossa, e le colorasse di ciano e di cobalto, diventerei conchiglia e darei riparo ai paguri molli, alle spugne spongiose e agli anemoni in fiore, vorticando assieme ai sassi, ma senza vertigine. Da levante, intanto, soffia quel vento giovane e distratto che, scendendo giù dal promontorio, spettina i pini marittimi e confonde cielo, mare e sassi in un'unica sfumatura d'argento e di latte. Si intrecciano qui la materia e l'antimateria ed io scompaio in questo vortice magnetico. Gran vento fin dove spingi i desideri degli uomini? Porti disordine nel mio cuore col tuo fascino ambiguo di richiamo lontano d'uccello disperso! Scompigli le mie cellule, sarte di vele, e mi gonfi d'acqua salata, rendendo calcarei i miei pensieri. Dovrei ritrovarmi in questo libero fluire e invece m

TC A COLORI

Lui era così fragile che ho temuto che le sue ossa porose si sarebbero spezzate appena la corrente avesse cambiato direzione.  Era come un canarino magro e spennato. Io l'ho preso per mano. Ho preso per mano la mia di fragilità, anche se in quel momento non lo sapevo. Ho guardato su uno schermo le circonvoluzioni dei suoi due emisferi cerebrali attratta dal grigio ma soprattutto dal nero, pensando alle mie di circonvoluzioni, alla mia materia grigia e al mare in cui naufraga, abitualmente. In quel nero contenuto nella teca ossea rifrangente, ho pensato che sono diluite le nostre paure ed è lì che alleviamo i nostri girini che un giorno, forse, sputeranno il rospo. Intanto la ginestra fioriva sopra la siepe dell'infinito bisogno di felicità che abbiamo. Ed era odorosa e così gialla che pareva avesse rapito l'anima alle api. In lei l'essenza di tutte le fioriture del mare. È per questo che con due gocce di lacrime salate ho nutrito la mia ginestra che quasi s'annegava