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TC A COLORI


Lui era così fragile che ho temuto che le sue ossa porose si sarebbero spezzate appena la corrente avesse cambiato direzione. 
Era come un canarino magro e spennato.
Io l'ho preso per mano.
Ho preso per mano la mia di fragilità di figlia, anche se in quel momento non lo sapevo.

Ho guardato su uno schermo le circonvoluzioni dei suoi due emisferi cerebrali attratta dal grigio ma soprattutto dal nero, pensando alle mie di circonvoluzioni, alla mia materia grigia e al mare in cui naufraga, abitualmente.
In quel nero, contenuto nella teca ossea rifrangente, ho pensato che sono diluite le nostre paure ed è lì che alleviamo i nostri girini che un giorno, forse, sputeranno il rospo.

Intanto la ginestra fioriva sopra la siepe dell'infinito bisogno di amore che abbiamo. Ed era odorosa e così gialla che pareva avesse rapito l'anima alle api.
In lei era l'essenza di tutte le fioriture.
È per questo che con due gocce di lacrime salate ho nutrito la mia ginestra che quasi s'annegava in quell'immensità.

Infine, io e lui, ci siamo seduti in sala d'attesa e abbiamo parlato dei mari che ci portiamo dentro. 
Poi lui se ne è andato, leggero come un passero con passo deciso. 
Lo guardavo andar via e mi pareva un bimbo. 

In quel momento io ho sentito quanto pesa la felicità, soprattutto quando si contende il posto della nostra fragilità.
   ( 2 giugno)