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DUE VITE

Concita de Gregorio in due righe mi folgora su Repubblica, ieri. "Ogni parola del libro ha un peso. Ogni parola."Dice.
Se ha ragione Recalcati che non siamo noi a scegliere i libri, ma sono loro a sceglierci,  allora, questo libro mi ha scelta. Così, sospinta da una forza ipnotica, mi  dirigo verso la libreria "l'ultima spiaggia" e chiedo DUE VITE di Emanuele Trevi.
La libraia non lo trova subito. "Il libro è alto come un pacchetto di sigarette"  mi accingo a dire (lo dice la De Gregorio e io mi pavoneggio nel ripeterlo).
La copertina ammalia: busto di donna di Kazimir Malevič.
Fuori il sole e le nuvole giocano a moscacieca, i colori del mare e del cielo riempirebbero di estasi ogni fotografo, qualche esteta e gli anziani che hanno imparato il trucco del mestiere.
Il mare brontola in maniera assai energica là sotto: uno sciabordio continuo, uno spumeggiare di microparticelle di sale scintillanti alla luce del mattino. I gabbiani sono eccitati piu' che mai stamane e roteano a stormi sul campanile colorato, precipitandosi giù da Castel Dragone, in picchiata verso gli scogli.
Anche questa mattina Camogli ostenta la sua bellezza da ecclettica signora.


"Ma a che ti serve quella roba? È importante. È importante per chi?
Per capire".

"C'è sempre qualcosa di assente che mi tormenta"  Quelque chose d'absent. 
Chiamiamolo così.
C' è chi ci fa più caso. Chi meno. 
La felicità forse sta in una minore attenzione a se stessi".

Un susseguirsi di sferzate sulla vita. Ogni parola, ogni singola parola ha un peso, è proprio vero ma scivola via veloce viva e vitale, lasciandomi addosso la stessa sensazione che ti lascia un acquazzone quando te lo prendi tutto fino all'ultima goccia, perché quel misto di acqua dolce che ti inzuppa fin nelle ossa, sa renderti pesanti i vestiti, ma leggera l'anima. 
Ed è in quel contrasto che, talora, io ho sentito la vita. 
Così d'un fiato si leggono le "due vite" di cui parla Trevi. Due vite così differenti e uniche, ossessioni così diverse ed inconciliabili unite da un legame felice come accade quando Eros, ozioso infame, non ci mette lo zampino. Due vite, murate nella loro unicità, artefici e prigioniere della loro storia, come lo è, poi, quella di ciascuno di noi.
Il tempo scorre veloce, il ritmo è incalzante e il libro si legge in pochissimo. 
Non fumo, ma immagino un po' così il piacere languido di un tabacco dal gusto giusto, quando è quello buono,speziato, e ad ogni boccata, si sprigiona l'aroma intenso della vaniglia, del fieno e del caramello.

All'ultima pagina chiudo. Guardo il mare e resto ancora un po' lì ad immaginare Pia e Rocco, quasi fossimo ormai amici anche noi.

"Dal  più minuscolo composto di molecole alle mostruose grandezze dell'universo, è sempre l'impossibile che genera il possibile, questo e' il marchio indelebile, il difetto di fabbrica della nostra esistenza, e nessuno può evitare di farci i conti, di scontare nel suo limitato orizzonte, la pena decretata dalla legge universale"

Ringrazio queste pagine, alte come un pacchetto di Camel, che oggi mi hanno fatta volare e correre in picchiata come i gabbiani emozionati.