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Questione di fecondi

Poi arriva il giorno in cui capisci che
il dolore puo' prendere la forma di ciò che lo contiene, esattamente come il latte dentro la sua scatola di cartone o il tonno nella sua lattina.

Capisci anche che quando si è tristi, si possono fare cose straordinarie.

Ti ricordi, così, quasi all'improvviso, che il desiderio è il secondo dio venuto al mondo.

Il primo è il caos e nel suo ventre fecondo, oggi cerchi rifugio, senza più alcun timore.

Così ti accorgi di poter sentire, come fosse una magia, il canto del lombrico innamorato della sua stella.

Allora, taci. Muta, resti in ascolto, ormai cresciuta.

Ed è Kosmos, fuori e dentro di te.

Il borgo visto da Lungoticino Sforza. Pavia 

Commenti

  1. Non è da tutti poter disporre di una concavità accogliente, di una scatola sicura in cui riparare, a qualcuno rimane una superficie piatta in cui l'essere scappa via, non sa dove collocarsi, dove iniziare, dove finire, quanto potrebbe durare. E' il mio caso, una piattaforma indefinita, in cui non esiste sguardo dall'altro -che ne definisca anche solo l'esserci... Rimango alla prima fase io, quella del Caos sospeso, non tiro la corda - non si preoccupi, ma lo sguardo non è al cielo, forse per la paura che le stelle siano già tutte occupate. Non uso un colore come ha fatto lei, per contenere la città che abito, come mi sembra di capire della sua vicina a un fiume. La mia metropoli è grigia, in sintonia con l'urbanizzazione umana, noi ci influenziamo sbiadendoci.

    Però le regalo un ascolto, lei che lo può sentire:
    https://www.youtube.com/watch?v=IosuBdF0DaE


    Pietro Zattera

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    Risposte
    1. Gentile signor Pietro, la ringrazio per i suoi interventi e per il brano che ha condiviso in questo spazio.
      Lggere le sue riflessioni mi fa pensare che il "de-sidera" è la stella che ci tiene vivi. E, non credo proprio siano già tutte occupate!
      Una mia carissima amica con cui ho condiviso il difficile tempo del Covid e l'isolamento associato alla malattia, era solita ripetermi, in quei giorni in cui abbiamo condiviso non solo il pane: " impara ad allentare la briglia dell'ipercontrollo e mettiti in ascolto". Lei libera, difficile da domare, io a domare da sempre me stessa, difficile da liberare.
      Ho così imparato sulla mia pelle, e lavorandoci su, che le stelle cadono sottoforma di fuochi in grado di accendere un'intuizione, un pensiero diverso, un'opera d'arte o anche solo un fugace sentire. È nostro dovere la condivisione della bellezza e dell'umano viaggiare. È democrazia dello spirito.
      Vedessero il nostro stupore anche solo le formiche che ci camminano accanto, sarebbe già uno spettacolo che merita di essere messo in scena.
      Le auguro di danzare lo swing col suo duende e di trovare presto i suoi colori, tutt'altro che sbiaditi.
      E la ringrazio di cuore per queste riflessioni pubbliche che regalano altre suggestioni

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  2. Leggere le vostre parole è già un bellissimo swing....

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