Dicono che il tempo curi tutte le ferite.
Dicono.
Dicono anche che le ferite guariscano in tempi diversi a seconda che accadano di giorno o di notte.
Pare che le ferite della notte siano le più lente a guarire.
Le ferite "serali" che si prendono un po' gioco del tempo e richiedono cure più premurose.
Il tempo.
L' assoluto relativo.
Ciò che ci scandisce.
Ci plasma.
Ci rende saggi
O inquieti.
Capitan Uncino era ossessionato dal ticchettio dell'orologio, ma ancor di più dal coccodrillo xilofagico e dalle sue lacrime.
Lui, il capitano, non piangeva mai.
Unico adulto dell'isola.
"Se tu conoscessi il Tempo come lo conosco io " -rispose il Cappellaio Matto- non ne parleresti con tanta confidenza! Scommetto che tu non hai mai parlato col Tempo".
"Forse no", rispose, PRUDENTEMENTE Alice.
Il tempo.
Come le curerebbe le ferite?
Con l'amukina o con il betadine?
Con l'anestetico o con un cerotto e via?
Io le ferite di solito le lavo con la fisiologica, risciacquo più e più volte.
Asciugo bene.
Tampono.
Ripeto l'operazione, se necessario.
Le allargo e strofino anche un po', che non restino quei residui di terra, catrame o polvere che poi ti infettano la ferita, a distanza, quando tu pensi che sia tutto a posto.
Il tempo.
Siamo certi che le ferite che cura non guariscano per seconda intenzione?
O non lascino quei cheloidi da dover poi ritrattare?
Forse meglio analizzarsele le ferite.
Guardarsele un po'.
Farci un giro sopra.
Accanto.
Di lato.
Lasciare che prendano aria.
Si collocherà ogni cosa e sarà parte della nostra storia, ma fatemelo guardare bene il taglio prima di mettere su un cerotto e dire al tempo "Guariscilo tu".
("Libros" libreria storica. Madrid marzo 2019. Con orologio e gatto. Entrambi di casa.)
Dicono.
Dicono anche che le ferite guariscano in tempi diversi a seconda che accadano di giorno o di notte.
Pare che le ferite della notte siano le più lente a guarire.
Le ferite "serali" che si prendono un po' gioco del tempo e richiedono cure più premurose.
Il tempo.
L' assoluto relativo.
Ciò che ci scandisce.
Ci plasma.
Ci rende saggi
O inquieti.
Capitan Uncino era ossessionato dal ticchettio dell'orologio, ma ancor di più dal coccodrillo xilofagico e dalle sue lacrime.
Lui, il capitano, non piangeva mai.
Unico adulto dell'isola.
"Se tu conoscessi il Tempo come lo conosco io " -rispose il Cappellaio Matto- non ne parleresti con tanta confidenza! Scommetto che tu non hai mai parlato col Tempo".
"Forse no", rispose, PRUDENTEMENTE Alice.
Il tempo.
Come le curerebbe le ferite?
Con l'amukina o con il betadine?
Con l'anestetico o con un cerotto e via?
Io le ferite di solito le lavo con la fisiologica, risciacquo più e più volte.
Asciugo bene.
Tampono.
Ripeto l'operazione, se necessario.
Le allargo e strofino anche un po', che non restino quei residui di terra, catrame o polvere che poi ti infettano la ferita, a distanza, quando tu pensi che sia tutto a posto.
Il tempo.
Siamo certi che le ferite che cura non guariscano per seconda intenzione?
O non lascino quei cheloidi da dover poi ritrattare?
Forse meglio analizzarsele le ferite.
Guardarsele un po'.
Farci un giro sopra.
Accanto.
Di lato.
Lasciare che prendano aria.
Si collocherà ogni cosa e sarà parte della nostra storia, ma fatemelo guardare bene il taglio prima di mettere su un cerotto e dire al tempo "Guariscilo tu".
("Libros" libreria storica. Madrid marzo 2019. Con orologio e gatto. Entrambi di casa.)
E qui la foto vince 100 a 0
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