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FIORE DI CACTUS. BOLI DI CAFFEINA

Intanto il fiore del cactus è fiorito.  L'ho aspettato tanto e lui, invece, ha deciso di fiorire nel giorno della mia partenza. Non si è mostrato a me.  Ha deciso così.  Ed io ho dovuto accettarlo. Ha scelto di essere bello per sé stesso, non perché io lo potessi ammirare. Lui e' fiorito giusto per il tempo di un tramonto.  Era magnifico Pieno. Succulento. Aveva succhiato tutta l'acqua agli aghi sottili nei giorni di magra ed ora esplodeva evaporando bellezza da tutti i pori. In lui, tutte le declinazioni del rosso: scarlatto, vermiglione, cinabro, corallo, cremisi, una punta di amaranto e venature color porpora. No, non l'ho visto, ma così me lo sono immaginato, da sveglia come nei sogni in cui lo andavo sempre a guardare. Quando io sono corsa a vederlo, invece, lui se ne stava lì, sfinito da sé stesso e dal suo medesimo incanto. Stava giù, come la lancia di don Chisciotte dopo i mulini, come il pugile steso sul ring col naso rotto, come il palloncino sgonfio e la g...

BUONA LA PRIMA. SWALLOW SHOWTIME

In questi giorni mi sono fermata a guardare le rondini, ammaliata. In certi giorni le ho viste indossare lo smoking con superbia sfrenata, a sfidare il vento e le sue leggi, con arroganza ed impeto. In quei giorni sono rimasta col naso all'insù. Altri giorni il loro stridio lacerante mi ha spaventata: streghe maligne, nere e carboniche scendevano dal cielo in picchiata, su scope invisibili, a spaventare gli uomini e a confondere la loro voglia di primavera. In quei giorni ho pensato alla fine e all'inizio di ogni cosa. Altri giorni erano un nugolo di bimbi felici, all'uscita della scuola, deficit di attenzione ed iperattività, correvano a perdifiato con la cartella per aria e la voglia di vivere e studiare questa vita con i loro, di ritmi. In quei giorni, mi sono sentita rondine. Mi svegliavano all'alba e mi salutavano al rientro. Ma quante albe e quanti rientri abbiamo già avuto? L' alba, oggi, per me ha l'odore del caffè alla cicoria, ed è ...

SPiCCIOLI DI DESIDERI

Attrito: dissipazione di energia che non si conserva. Muscoli in azione, pensieri in flesso estensione. L' acido lattico a me si accumula negli orbicolari. Le molecole, opponendosi, si scaldano. I corpi lo fanno, abbracciandosi. Oscillo come un pendolo per capire quanto  dura un mio giorno siderale. Interpreto i miei atti mancati. Cedo alle compulsioni della bellezza, in astinenza continua. Mi cerco interpretando l'acqua tremula sul fondo del mio pozzo. Ieri ho comprato dell'intimo in pizzo san gallo e vi ho rivestito l'anima e le uova d'oro. Ma dove sta la felicità? Mi viene la vertigine ogni volta. A volte mi espando così tanto che ho paura di perdermi. Rotolo via come la biglia che un bimbo ha perso giù per la discesa dei suoi giochi. A volte, invece, mi faccio così piccola ma così piccola che un fringuello potrebbe prendermi col becco e portarmi via, senza muovere un filo d'erba.  Ho infiniti spiccioli di desideri nelle t...

IO, MORFEO E IL GIN INVECCHIATO

Poi, un giorno, l’incendio su quel campo si è spento. La fuliggine e la cenere si sono depositate e hanno nutrito la terra che ha prodotto un vino assai pregiato. E’ un calice sapido, dai riflessi saturnini e odora di pietra mineraria. Un perlage finissimo e complesso lo caratterizza in una miriade di microbollicine in rapida ascesa verso l’iperuranio. Ha il sapore delle rocce fuse perchè la vite ha dovuto affondare le sue radici in profondità per potersi scaldare un pò, durante le gelate notturne. La terra bruciata ha l’odore del nero.  Ogni colore ha un suo odore e l’odore del nero è l’odore del bruciato. Quando lo respiri, ti si incatramano le narici e le pupille. Entrandoti dentro, quell’odore di nero, fa il calco della tua anima, ma solo se lo respiri a fondo.  Potessi poi aprirti in due, senza romperti in mille pezzi, tireresti fuori il calco della tua anima e lo ammireresti come pezzo unico di collezione, nella bacheca, non allarmata, del tuo museo. S...

La forma dell'acqua

Mi sono fermata col desiderio di ascoltarti. C'eravamo solo io, i cormorani senza maschera e la signora coi gerani multicolori, nella busta di plastica.  La signora si è seduta vicino a me, nell'attimo in cui il lampione dell'imbarcadero disegnava la sua musa sulla tela d'acqua con l'intento di corteggiarsela poi, stanotte. Io e la signora coi gerani abbiamo parlato delle barche, dei negozi di vestiti che forse riaprono, delle case del borgo che, in alcuni giorni dell'anno, fanno il bagno e se ne stanno a guardare i pesci e le primule sul fondale del fiume. La cupola del Duomo a me, da lì, pareva un vulcano spento. Aspettavamo le gocce io e la signora dei gerani multicolor. Anche i gerani aspettavano. Anche la busta di plastica. Le rondini volavano basse, effettivamente. E allora siamo state ancora così, un altro po'. A volte temo, come una lucciola in un bicchiere, che una tua goccia possa farmi annegare. Senza ghiaccio, ma...

NATURAL TRIBUTE

Ogni viaggio nel mondo inizia da “il viaggio dentro sè stessi”. Cerco le mie radici e le trovo in un’edera rampicante che come la pianta di fagioli magici vuole vedere cosa c’è oltre le nuvole. Guardo la mia ombra, la guardo tutte le sere, al calar del sole, mi fa compagnia, di giorno come di notte, con la febbre come con il raffreddore, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finchè morte non ci separi, tra l'aroma della bianca dipladenia. Dicono che ho angoli, nel corpo come nella mente, ecco perchè mi cerco nelle luce spigolosa delle stelle, nelle notti di maggio. Quelle notti in cui non c’è la luna, ma la sua assenza, che fa ancora più male. Poesia pura che incatena. Del vento amo il gusto di spezie e di salmastro.     L' aroma del ginepro e dell'eucalipto. Il vento sta nei miei passi e zufola tra le mie cosce. Sulla lingua ho papille gustative e fiacche urenti. Solo i granelli di sale sento, ma alle nuvole ho succhiato la consistenza, nell’attimo stesso i...

Il legno e l'aceto

Il legno della croce profumava di mandarino e di sambuco. Alla fine di tutto, in quel giorno di primavera inoltrata, da quel legno, le donne avrebbero tratto dei piccoli bastoncini d’incenso per profumare le loro case e i loro lunghi capelli. Il profumo dell’incenso avrebbe fatto rivivere il Mar Morto. Sulle sue sponde sarebbero nate piantagioni di datteri enormi, dalla cui corteccia, le medesime donne, avrebbero tratto un balsamo prezioso per curare i dolori del ventre, la sterilità, i deliri e gli spasmi. Oggi c’è chi ha preso un legno, uno di quelli consumati dall’acqua, dal sale, dal sole, dalle muffe e dai tarli, un legno lungo, poroso, bucato, perfetto. Lì ci ha attaccato la sua anima. L’ha crocifissa sulla parete della sua cucina, insieme alle sue braccia, stanche, e ai suoi troppi pensieri. Lo ha fatto così, a tradimento, tra il PC sul tavolo, le bollette e gli occhidellamadonna, messi in acqua, in un vasetto di pomodoro, vuoto. Io pensavo a quell’immagine e la fissavo con due ...

DIAMOCI APPUNTAMENTO

Ti mostrerei la leggerezza di un pensiero semplice ed appagante, se ne fossi capace. Ti spiegherei il fascino della mancanza che, se non è desolazione, è poesia pura. Ti direi che la bellezza sta nel citoplasma ed è fatta di acqua marina. E se vorrai prendere in prestito il mio amore per il dettaglio, mentre io mi innamoro dell’insieme, fà pure, ma promettimi che addomesticherai il tutto con molta più pazienza di me. Potessi, ti insegnerei la lentezza,  per esercitarla un pò anche io, ma senza giuramento. Che poesia sarebbe se ci incontrassimo nell’odore del fiore di limone o in quello della menta selvatica,  tra i sassi bagnati o nel colore del mare che ci tinge la pelle, rendendoci piccoli alieni blu di questo pianeta? E invece, per umana distrazione, tu ti prendi la mia inquietudine da calzolaio scalzo. Che te ne farai mai? Diamoci appuntamento su un cubetto di ghiaccio, nella terra del fuoco. Su un’orchidea solo dopo che ha incontrato...

DI PARTI (E DI FIORI DI CILIEGIO)

Il primo parto è stato di terra. Io sentivo odore di ferro e di pietra lavica nelle mie secrezioni. Ogni roccia ha un suo profumo sai? E conserva la memoria del mare più che della montagna da cui proviene. Così, grazie a te, ho scoperto che la roccia, quando esplode, rilascia un aroma intenso e geme gocce di salmastro. Il tuo lento discendere in me, mi ha definitivamente legata alla terra. Tu venivi al mondo ed io, novella Dafne, mi trasformavo in una vite che metteva radici proprio al Centro della Terra. Da allora, sai, le mie vene sono diventate tralci nodosi che si aggrovigliano per il corpo. Da allora ho branche di legno sul mio tronco asciutto e cordoni piuttosto resistenti, un portamento naturalmente irregolare e in testa tanti nodi da cui forse germoglieranno acini piccoli piccoli ma dolcissimi. Mi hai unito alla Terra, tu. Ed era d'estate.  Il secondo parto è stato un geyser di gocce calde originato dalle mie viscere umide. Il roteare di uccello selvatico, ...

MADRE

Il profumo di pane misto a latte è il mio odore materno nei giorni di sole,anche se il latte al seno, a quanto pare, non l'ho mai succhiato. Nei giorni di pioggia, invece, l'odore è quello delle viole, subito dopo che ha piovuto e la terra profuma di viole e le viole profumano di terra. In quello scambio tra la terra e le viole, mia madre mi ha dato un bacio. Se io potessi infilare quell'odore tra le pagine di un libro, lo aprirei tutte le volte che cambia il Tempo. Mia madre sta nel mio piccolo intestino e si dondola nel mio Duglas su una amaca fatta di fibre muscolari, globuli rossi e due gocce di Yves Saint Laurent. Mia madre è rapidità, scatto felino nella pancia, gatto selvatico, come il finocchietto più odoroso sulla strada che porta al mare. È notte piu' che giorno, quando di stelle ce ne sono troppe e soffia quel vento che fa parlare gli usci e riuni sce  gli spiriti. È intuito.  I ncisione profonda dove collocare il bulbo destinato a rifiori...

TRA LE COSE CHE AMO C'E'

Tra le cose che amo c'è: la pancia molla di Sancho Panza, l'albero maestro cui si fece legare Ulisse, non il tallone, ma tutto il metatarso di Achille. L'alloro dei poeti, l'ulivo benedetto ma anche la salvia e il rosmarino degli chef. Il brontolio del mare, da dove lo sentiva Padron 'Ntoni, l'eleganza del gambero. Le rime baciate, senza corteggiarsi. Non l'ultimo, ma il primo canto di Saffo. Il cielo in una stanza e la gatta, quando non ci cova. La viola del non pensiero e il profumo dei nontiscordardime. I flash delle intuizioni minute minute, che durano un secondo, Ma, se mi illumino di immenso, brucio per caso la foto? L'ora del me, con la Regina. L' ombelico del mondo, ma anche il suo femore, la milza e gli ureteri. Non l'ironia della sorte, ma la sua pietà. La liberAzione e tutte le Belle Ciao senza la Bestia al seguito. Il preludio e l'attesa, quando non sa di esserlo. Cio' che dà il via e tutto quello che p...

HO PRESO I MIEI GIOIELLI

Oggi ho preso tutti i miei gioielli più belli. Li ho presi tutti, tirandoli fuori dai cassetti. Ho trovato l'ambra e la sua dolcezza di miele sfuso. La collana di pietre preziose, combinazione esotica, raffinata, azzardata. Le perle, che ho osservato a lungo nella loro eleganza così essenziale, simile solo a quella dei sassi bianchi del mare. La lunga collana di vetro trasparente del giorno delle nozze, un triplo giro di chicchi di ghiaccio dolce e profumato da succhiare come fanno i bambini con i ghiaccioli sulla spiaggia calda, senza bisogno di asciugarsi se cola tutto, che tanto poi ci si butta in mare. Ho preso gli orecchini di ceramica. Ne ho di ogni colore e forma, da indossare in abbinamento con il rossetto e l'anima, secondo le sfumature dei giorni. Ho preso gli anelli, li ho presi tutti, e ho visto che alcuni, alla luce, brillano come mille arcobaleni scesi in piazza a manifestare; altri, invece, hanno un unico potente colore e declamano l'intensità, col m...

L' ORACOLO

Oggi ho piantato un bulbo. Non se lo aspettava di essere piantato così, su due gambi, allora l'ho annaffiato con dello champagne e abbiamo brindato alla fioritura che sarà. Le bollicine hanno eccitato la terra che ha deciso che parteciperà al parto. Ho protetto la mia ombra dal sole di mezzogiorno, perché solo in questi giorni di intimità, mi ha confidato che ha dei problemi di fotosensibilizzazione. Allora le ho spalmato la protezione 50. Ho accordato i violini nel petto. Scordato le melodie. Messo d'accordo tutti. E preso accordi con nessuno. Ho osservato la gente, solo dopo aver guardato bene me stessa. In un tempo di paura come questo c'è chi provvede a riesumare semi sepolti per nutrire merli, cince e fringuelli e chi seppellisce chili e chili di chicchi di mela per vedere se cresce una pianta di cianuro. Le ceneri di Fenice intanto volano. Lasciando una scia di mirra incenso e nardo, assieme alle lacrime. Le ceneri sono finite negli occhi. T...

ARACNE

Tessero' la mia tela e quello sarà il mio parto. Tra urla e dolori. Taglierò fili, corde e cordoni. Sara' incanto, estasi e piacere, Dolore, trauma e illusione di potere. Le mani erano il mio strumento di creazione e il filo la mia pulsione. Gocce di rugiada i miei sogni proibiti, bramati, ripetuti, ma mai capiti. Ora striscio, picchietto, agito, inquieto. Non piu' mi specchio perché il pelo mi disgusta, e parecchio. Le Parche non sono parche per nulla. Tagliano i fili coi denti che non hanno. Vecchie streghe dall'alito ammorbante,  si fingon sarte, ma son arpie  senza arte né parte. Io usavo le mani sì, per accorciare ed allungare, per rammendare e riparare, per cucire ed aggiustare. Era questo il mio modo di amare. Ora dimmi. Mi senti forse tessere un inganno nel tuo cervello o tramare un fitto tranello? No. Ero bella sai e per davvero! Di una bellezza rara ed antica, ben ricamata, ben cucita. Mi amavano centau...

ICARO

Oggi ho preso la rincorsa, a piedi nudi, giù per la collina di pan di zenzero. Icaro tra le braccia di uno Zefiro innamorato! Ho fatto un impasto di cera e piume di uccello, ne ho prese di poiana, di gabbiano, di corvo blu e pure di un colibrì mentre si abbeverava ad una goccia d'acqua. Ho usato queste mie mani per impastare, con indecisione. Ho osservato le correnti d'aria, non confidando in vie di fuga sulla terraferma. Ho preso tanto freddo nelle notti di tramontana, fermo sul promontorio a sentire in che direzione tirasse il vento che mi aspettava. Mi sono ammalato nella bufera tra le correnti e, nelle notti di febbre alta, ho confuso le visioni della malattia con la mia sana follia. Qualcuno avrà riso vedendomi nudo al tramonto, magro, secco e spoglio come un albero sul finire dell'autunno oppure, mi avrà scambiato davvero per un albero e, allora, non avrà neanche riso. Ho vissuto in un Labirinto e ho capito che ogni volta che prendevo una scorciatoia, a...

UNTITLE

Oggi ho dovuto ripensare a quello che vorrei archiviare, come ricordo. Scrivo nero su bianco che così poi lo metto un po' via, nel cassetto. Ho bisogno di raccontarlo a me stessa, come tutte le cose scritte fino ad oggi su questa pagina virtuale. I cassetti della memoria sono troppo pieni ed io mi appresto al prossimo trasloco. Oggi ho il bisogno di fermarmi a riavvolgere la pellicola. Esattamente come ieri ho creduto di aver bisogno di ballare, a un ritmo tutto mio. Penso ai fantasmi incontrati. Non li ho cercati io. Mi sono venuti a cercare loro, tuttavia. Il primo fantasna che ho conosciuto è stato il LIMITE. Il limite e' un inchiostro scuro, un tratto spesso che ti accerchia in un cerchio sempre più stretto. Ti tocca e tu diventi l'uomo nero. E mentre tutto ti si stringe attorno, ecco che si spezzano una ad una le tue linee. La linea della conoscenza, tac! La linea che separa il previsto dall'imprevedibile, tac! La linea tra ciò che cr...

LA DANZA DELLA SCIMMIA

Oggi ho scelto un bel completo dall'armadio. È di lino bianco, misto a canapa. E una collana, di corallo grezzo.  Lo faccio per me. Il rossetto è rosso. Deciso. I piedi scalzi. La femminilità non sta nel tacco. Alzo la musica. Sonorità di corde tese, solo per vibrare. Danzo una danza al centro di me stessa. Il profumo è di zagare. Sa di infanzia tra fichi dolcissimi e il mare da raggiungere, in corriera. Volano i gabbiani sopra le torri della città longobarda. Essere donna è una conquista meravigliosa. Piacersi nelle rughe alla fine dello sguardo, un lusso raffinato. Amare le musiche che mi emozionano, emozionarmi per i colori che scelgo, fare i miei di abbinamenti e scoprire che non sono niente male, è investire su un grande amore. Che si smuovano pure tutte le istanze primitive! Non ho intenzione di sbagliare la mira. https://youtu.be/JFS-FtLbBGM

CONCERTO DI VIOLA

Un tempo cercavo spiegazioni per ogni cosa, poi ho capito che si può stare senza causa. Senza effetto forse un po'  meno. Work in progress. Ma quante cose dobbiamo addomesticare oltre alla volpe? E pensa se le rose avessero un bulbo, che meraviglia sarebbe l'attesa? Vorrei avere il superpotere di rendere visibile l'invisibile per rompere tutti gli schemi, guardare bene bene tutto e capire una volta per tutte le regole del gioco. Non per vincere, ma partecipare. Onestamente. Io qui dentro ho un concerto di viole stamattina. Suonano e sbocciano. Sbocciano e riprendono a suonare. Col sole siamo tutte più belle e la pelle che si scopre ha un grande potere sull'umore. La voglia di scoprire i piedi è tanta quanto quella di inventare un simbolo evocativo e potente in cui stilizzarmi. Non ho più spigoli, sai? Sono una linea così tanto essenziale! Che lusso sarebbe un viaggio nella caverna che abitiamo prima che ci raccontino la nostra storia? La mia conval...

LEGGE DI NATURA: I CALZINI SI SPAIANO.

Ogni sistema tende spontaneamente ed inevitabilmente al disordine. È la materia che è fatta così. Siamo noi che siamo fatti così! Gli equilibri sono TUTTI precari. Senza salario sicuro, senza tredicesima e senza ferie retribuite. Una folata di vento e la foglia cade. 28 tesserine alla distanza giusta ed è effetto domino. Dovremmo familiarizzare con il concetto di entropia. Alzarle il volume, come si fa con una bella musica, tra una spolverata e l'altra, nella stanza dei pensieri. Insistere, ma non troppo, a risistemare sempre tutto, che, si sa, la pila dei libri crolla, prima o poi, il quadro col chiodo debole, cade e i calzini si spaiano. È una legge di natura. E che... dai piedistalli e' meglio scendere, prima che sia troppo tardi e la pervicace entropia ci metta lo zampino, pure lì. Esiste il caos e le carte di ognuno si rimescolano ad ogni partita, le partite hanno durata variabile e non sempre l'esito della partita dipende dall'abil...

LA STREGA CATTIVA E POLLICINO. II PARTE

POLLICINO Pollicino è tornato a casa sano e salvo. Le briciole non se le era prese nessuno. Neanche le formiche, che avevano deciso di andare a convivere con le cicale. Così Pollicino, grazie alle briciole che nessuno si era filato, aveva sentito mamma e papà parlare e aveva capito quello che già sapeva: che i bambini hanno un settimo senso, talvolta anche un ottavo,  e che noi adulti quel senso lo perdiamo con gli anni, insieme alle briciole sul pavimento, che scopiamo via subito, appena cadono sul parquet. LA STREGA CATTIVA La strega cattiva si è stufata del bio, del geneticamente modificato e di vendere in genere. Mele soprattutto. Si e' stufata della mela che le ricorda sempre la storia del peccato originale, e pure di quello copiato, del giardino proibito, che poi, "ok io non ci entro, ma se non esploro i lati oscuri del mondo che ho dentro, sai poi che casino succede?" Del pomo di Adamo e del suo mal di gola. Prendi un Aulin che di solito funziona e cop...

LA STREGA CATTIVA E POLLICINO.PRIMA PARTE

Io sento il mondo sulle palpebre inferiori. Tu dove lo senti? I sapori li sento poco.  Purtroppo. E questo mi sta dispiacendo. Dei sensi, il gusto, mi sta mancando, più del tatto. E non lo avrei mai detto. Oggi ho pensato che non credo avrò voglia di grandi cose, finito tutto.  L' aspettativa è una strega cattiva, vende mele geneticamente modificate, spacciandole per bio. Ciò che l'investimento emotivo ideale smuove nel nostro inconscio è troppo potente per poter poi essere domato facilmente. Quando scendi da cavallo e ti accorgi che ti manca l'elmo, lo scudo, la spada, il mantello e anche i calzari.  Ma soprattutto il castello da conquistare. Ecco. Non ho tanta voglia di illudermi o forse, piu' semplicemente ho perso un po' di coraggio, come pollicino perdeva le briciole lungo la via e i corvi se le mangiavano. Forse resterò isolata altre 24 ore o anche un po di più, alla fine di tutto. Di cosa avrò più bisogno?  M...

GIRO VISITA TRA I CHACKRA

La disperazione è rossa, rovente, paonazza, tachicardica e confusiva. È delirante, agitata, afinalistica, da contenzione forzata. La frustrazione è arancio chiaro, molle, flaccida, mialgica e lamentosa. Non suda, è  secca, ha le labbra screpolate e le mani non curate. Il terrore è giallo, itterico, alito fetido ed esoftalmo, ventre slargato, è umido e maleodorante. L' ossessione è verde, biliare, ha andamento colico ed e' nauseante. Non dà pace e fa contorcere di spasmi mentali. La paura è blu, cianosi e vasospasmo, estremità fredde, labbra cucite, livedo cutanea e cuore bradicardico. L' arrendevolezza è viola.  E' ematoma, è stravaso sotto la cute, è fuoriuscita di liquido ematico nei tessuti, è trauma e fa male. È gonfia e tesa, è tirata e dolente. Ma, dicono i praticanti che: Rosso è anche il primo chakra: è la radice, l'istinto alla sopravvivenza, è forza vitale, è conservazione ed energia pura. Peperoncino  sulla lingua. Che: L' arancio...

IL GOAL AL 90°

Oggi ho pensato al concetto di "fine" e a quello che questo pensiero genera. La fine in genere. La fine di un film, di un racconto, di una serata, di un viaggio, di un periodo, di un turno, di una terapia. La fine di una storia, di due storie, di dieci, di mille storie, di tante quanti sono gli abitanti del globo. Tutti abbiamo immaginato di vederci oltre questo tempo. Da qualche parte. In qualche modo. E di fare quello che più ci manca, magari di farlo potenziato, con la spavalderia che hanno i ragazzini. Qualcuno ha pensato all'oltre ancora? All'uscita di scena. Chi non ci ha mai pensato per davvero, almeno una volta, nella vita? Oggi sarebbe un silenziosissimo dietro le quinte. Un senza applauso. Un "buonasera signori! Lo spettacolo si è concluso, speriamo sia stato di vostro gradimento anche perché i biglietti non si rimborsano, comunque!" Che poi, non è di applausi che abbiamo bisogno, ma di un saluto sì. Di generare un ultimo salvifi...

IL SUONO DELLA CAMPANELLA

Sento parlare di guerra. Non siamo in guerra. Nella guerra un uomo spara contro un altro uomo. Qui no. Vedo gente cercare "capri espiatori" e ho capito che è tipico di chi usa la rabbia per difendere la propria angoscia. Sento parlare di "untori" ed ho imparato che c'è chi accetta la vulnerabilità come umana condizione e chi invece cerca solo di gettare la responsabilità sugli altri perché non ha mai guardato in faccia il proprio vuoto, né la propria solitudine. Vedo confusione, disordine e motivazioni diverse emergere in ciascuno di noi, lati umani sbiadirsi e nuove energie dipingersi con colori che ancora non sapevamo esistessero. Sento parlare tutti, tanti, troppi. E li ascolto. Ho ascoltato giudizi, setenze e accuse. Vedo numeri, lettere, parole ed immagini. Ho sentito il calore intenso in uno sguardo a distanza e il freddo pungente sbattuto in faccia come sa fare la neve ghiacciata sollevata da una folata di vento improvvisa. G...

L' OSPITE IN-ATTESA

Riparare la grandine. Riposare la guardia. Brandelli di carta si muovono col vento. Le  voci del mondo. Chi piantò questi vecchi castagni? E tu oggi che maschera indosserai? L'arte di fare il risotto. Digiuno. Raccontate agli adattati quel residuo di speranza che è il non adattamento. Stanze degli ospiti. Maria Callas. Lettera al mio giudice. Scritta. Sottoscritta e autografata. Trentottofiabe. Io non voglio tutto, solo alcuni comfort e un piccolo amore. L'avanguardia dell'avanguardia. Vivo ancora la vecchiezza con dignità. xxxx. Che fiore è questo? Solo sott'acqua ho ascoltato il mio respiro. Desideri, fantasmi ed eredità. L' universo di don Chisciotte e la cospirazione dei tarli. Autoritratti. Gelsomini e pompelmi. Oggi, sola qui, mi sono persa a viaggiare nella casa che mi ospita di Barbarah, amica dal cuore grande (come i suoi pensieri) che mi fa sentire a casa, anche in questo tempo. Grazie.