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ἰοίην

Ho fatto un buco minuto,  eppure profondissimo,  per fare spazio al tuo seme.  Ti proteggevo dal mondo, nei giorni della mia   confusione, nascondendoti dal suo chiacchiericcio. Aspettavo la pioggia nei giorni dell'arsura,  affinché tu non conoscessi le crepe  della siccità. Spremevo gocce di sudore, pur sapendo di non bastare a dissetarti . Imploravo dee, non crocifisse , perché si muovessero a compassione e ti tenessero in seno, senza farti paura. Ti facevo ombra nei giorni di solleone, scagliando la mia ombra sopra di te, nell'illusione di proteggerti. Ti raccontavo storie quando il silenzio faceva rimbombo dentro al mio petto,  affinché tu non avessi timore del vuoto , o almeno, non ne avessi più di me . Ti narravo di eroi e di eroine per proteggerti dalle mie paure.  Te ne facevo una collezione, affinché potessi tirarli fuori nei giorni della fragilità. La fantasia è un posto meraviglioso, ricordalo ,  lì è dolce naufragare, ma non sempre.  Trova anche altrove la tua c

Quaranta voci da un isolato frattempo

Barbara  (Barbara Colombotto Rosso) crea vicoli, vie, pertugi li indica appena, li fa intravvedere.  Lei pulsa, sente, annusa, viaggia nel mondo, ne sa percepire il ritmo anche quando è sincopato (soprattutto quando) perché conosce il potere della pausa e la voce del silenzio. Lei sa viaggiare nelle crepe di un presente che si è rotto. Il suo " Quaranta voci da un isolato frattempo " mi è parso una immensa stanza di analisi collettiva: si odono echi lontani, rimbombi di caverne interiori, roteano associazioni più che libere, fluttuano immagini caleidoscopiche. Poca è la censura (grazie Barbara!), l'attenzione richiesta deve essere fluttuante, per consentire l'immersione, le porte dell'intuizione sono aperte, ma non spalancate.  In questa discrezione credo stia la Potenza e la Bellezza della scrittura di Barbara, la sua cifra stilistica, il suo stare al mondo con  le parole e grazie ad esse. Si susseguono visioni, flash back, flash through, paure, a

Resuscitation

Resuscitation . Sì ho usato questa parola. Resurrezione. Impegnativa. Sì, lo so. Un bolo di liquidi e se non risponde iniziamo le amine. Risponde. Resuscitation . Con lo shock settico funziona. Febbre alta Brividi  Confusione Obnubilamento.  Sistema immunitario alle stelle. Dove sei? Non qui, infatti. Dai, rispondi! Resuscitation . Ben tornata, signora! Come sta? Ora meglio.  Decisamente meglio, grazie! Bene, sono felice, ma se urina, lo sono ancora di più!  Guardo il sacchetto del catetere vescicale, più che i tuoi occhi. (Pardon!) Funziona anche con l'IRA,  la Resuscitation . IRA, sì, che non sta per Insostenibile Rabbia  Animale , ma Insufficienza Renale Acuta.  È quando sei vuota, svuotata, quando  qualcosa è uscito in quantità decisamente superiore rispetto a quello che ti ha riempito.  Si soffre (sai che novità?), i reni soffrono, sei senza linfa e allora l'urea ti si accumula, ti obnubila i pensieri e l'alito prende quell'odore di gas dolce.  (A volte penso che l

Nella Stanza Dei Sogni

Oggi sono tornata nella stanza dei sogni, con la mia carne e le mie ossa di shanghai. La stanza dei sogni è un posto strano e bellissimo, dove sentirti minuta ed enorme nello stesso tempo. Ha pareti variopinte, la stanza dei sogni, respira con fiato lento ed ha il cuore sotto al pavimento. Tum tà, tum tà, tum tà.  I sogni, nella stanza dei sogni,  restano appesi al soffitto.  Come gli incubi. Nulla si perde, tutto si ritrova nel grande guardaroba della vita che è la stanza dei sogni. Tutto era rimasto lì dove l'avevo lasciato, prima di questo tempo di obbligata distanza. Nulla è andato perduto. Grandi occhi, piccole perle, animali esotici, macchine senza autista, binari inesistenti, treni persi, donne dimezzate, tagliate per la vita, non dalla vita, abbracci di madri, spose di bianco vestite, scarpette rosse di vernice, alberi con ostie al posto dei fiori, uomini con la coda e ragazze bomboniera, case di vetro bellissime e flutti marini, sassolini variopinti, affreschi antichi s

Partorirsi

La prima volta che mi sono partorita è stata stata su un albero di gelso. Ero una morula nella pancia di mia madre. Avrei voluto maturare al sole, piuttosto che in un utero umido e all'ombra . Venni al mondo con la consapevolezza che, comunque, è meglio nascere piuttosto che morire indigeriti nel becco di un rapace ingordo di frutti rossi. La seconda volta fu in una estate di caldo e di sale, al mare, quando, bimba, custodii, per la prima volta, un segreto non bambino. La terza volta mi trovavo tra rocce grigie.  C'era odore di salsa di pomodoro e di camino.  Era estate anche in quell'occasione. Mani di carne e silenzi di pietra mi diedero al mondo, ancora una volta. La quarta è stato quando presi un pullman e separai il mondo degli altri dal mio, interponendo risaie di specchi tra me e loro. La quinta volta è più recente.  Mi sono dovuta rifare piccina piccina e sottoforma di minuscolo atomo sono rientrata nell'uovo che mi ha generata .  I viaggi a ritroso sono semp

DIORAMA

Che cosa è l'umano ? Corpi stremati e graveolenti mi si mostrano da giorni. Speranze chiuse in lillipuziane bottiglie di vetro. Pudenda esposte, senza più alcuna dignità. Pieghe cutanee marciscenti poiché nessuno le profuma più. E' questa la puzza che ha la perdita dell'autonomia? Aliti si serrano in bocche nere che da giorni non prendono più aria. Dov'è l'odore della menta, del limone e del rosmarino?  Dove è l'aroma di un bacio? Pelli raggrinzite sforforano  e labbra riarse si cuciono una sull'altra per eccesso di secchezza. Che cosa è l'umano ? È dunque questo ammasso di muscoli spenti, di carne in lenta decomposizione?  È questa comune disperazione? La febbre confonde i pensieri, la malattia pare togliere ogni rispettabilità. Pustole, ulcere, decubiti, sudore, saliva, secrezioni infette, rettoragie, melena, vomito di bile, vomito di sangue, vomito giallo, vomito verde, rosso marrone, nero. Odore di acido, odore di frutta matura, odore pungente, odor

ESTASI PANICA

Oggi mi sono schiantata contro un attacco di panico. Iperventilazione inarrestabile. Fiato spezzato. Sguardo vitreo e inarrivabile. Apnea, ed infine, pausa di respiro. Non me l'aspettavo! Che respirassi in fretta sì, che tirassi dentro aria e la mangiassi come si mangia il vento sì,  ma che, ad un certo punto, smettessi di respirare, no.  Non me l'aspettavo! Periarresto respiratorio.  Ossigeno insufficiente  Ho avuto paura,  quando hai smesso di respirare! Non si Muore di Panico! Soprattutto se hai Diciannove Anni! Ho avuto paura. Dio solo sa quanta! Mi si è annebbiata la vista. Dove sta scritto che sappiamo sempre cosa fare? Come interrompere la folle orgia di Pan dentro di te? Come domare il satiro capra umana, rinnegato dalla madre, che ululava la sua infelicità nella tua caverna buia? Come zittire i suoi gemiti assordanti e frenare gli zoccoli di becco scalpitanti che ti tranciavano la trachea? Ho avuto paura del moles

Les Petites Madeleines

Vi sono sere in cui l'aria essuda di una dolcezza che è oltremisura . Eccessi di molecole fluttuano nell'aria, penetrando ed eccitando, inconsapevolmente . Millenni di evoluzione cortoicircuitano nel mio minuscolo mondo.  Le api, silenziosamente, godono. La pelle ricorda con piacere le sue maree di zucchero fuso. I gufi si gonfiano su rami lontani bubuuu, bubuuuu. Le lumache bagnano di memoria i loro giacigli d'amore. Le mosche, fameliche, girano in quadrati sempre più stretti. I petali dei fiori prendono colore. Il giallo cola sui pistilli e l'erba scopre il verde. La notte eccede in una  rumorosa ispirazione. Una sovrabbondanza mi attraversa,  ferendomi. Sento il prato inumidirsi. La goccia notturna generarsi dal nulla. Mi giungono secrezioni lontanissime  e gli umori della scimmia  che porta avanti la specie. Sento l'asfalto e le sue storie  finite in una shock room. Sento l'uva, maturata in autunno sui tralci, distruggere gli epatociti della giovane donna, c

SI VENDONO SCIARPE E CAPPOTTI

Stanotte ho curato la signora P, classe 1933. Accedeva in Pronto Soccorso per ittero. Colecisti infiammata, pareti ispessite ed una pietra a bloccare il deflusso della bile. P ha una forma di demenza senile, di quelle belle, però, ma belle per davvero! Lei ride, ride e le brillano gli occhi, due gocce di rugiada sulle viole. P è di Taranto e,  nella sua testa, gira un ricordo lontano. Una giostra di cavalli bianchi, un giradischi inceppato, un tatuaggio inciso nella corteccia limbica Lei è ferma lì. In quel ricordo. Il resto, inezie!  Che bellezza che sei P! Tu parli del mare, delle cozze cur 'a mullica dentro e il limone, mi raccomando! "Mio padre era calzolaio, aggiustava 'i scarpe, che era pure importante perché non ne avevi tante (di scarpe )! Mamma mia, però, che bello che è 'u mare, bello pe' davvero, azzurro, e quanto cibo ti danno lì! Tu ti siedi e uuuhhh, ti servono! E poi 'u vino, beh, 'u primitivo è il padrone, però pure mio padre lo faceva

TRAME NOTTURNE

La notte ha un profumo nuovo. Un glicine sta fiorendo,  non lontano da qui, e un bonsai,  potato dalle mani del sole, cresce nel suo silenzioso groviglio di forze. Stanotte i giacinti regalano sfumature blu di Persia alle stelle impacciate,  e le camelie già fanno biancheggiare l'orizzonte. Alle tre di notte, i corpi sono al loro minimo vitale,  ma non gli spiriti che intessono dialoghi turbinosi  nelle viscere di chi veglia e trame di scene oscure nei solchi di chi sogna. Un lombrico si mette in marcia Un petalo bacia la rugiada. Esiste un'ora, nel cuore della notte, che non appartiene a nessuno, se non alla notte stessa.  Lì possiamo Guardarci Cercarci Parlarci Confonderci Scordarci Amarci. Perle tra i porci.    (i pensieri sono di ora, ore 3 di una notte di guardia, la foto è di una notte a Kathmandu)

Il coraggio verrà

Scrivo queste poche righe per ringraziare pubblicamente l'autrice per le pagine che ci ha regalato.  Ho conosciuto Sara alla presentazione del libro cui sono andata perché incuriosita dal suo precedente podcast " Carla, una ragazza del '900 ", la cui grazia mi ha, letteralmente, rapita. Il libro lo si divora, lo si tiene sotto braccio tra una fermata e l'altra, tra uno spostamento e l'altro, mentre si aspetta il caffè al bar, così da poterlo leggere nell'attesa, tanto è il desiderio di seguire la storia di queste due donne, così lontane, eppure così vicine, immerse nella loro spazio- temporalità così umana, che poi, a ben vedere, è quella di ciascuno di noi. Mi ha colpito, innanzitutto, la dedizione con cui l'autrice ha cercato di ricostruire la vita di Maria Silvia.  È davvero interessante seguire gli spostamenti di Sara alla ricerca di Lei. "Mariasì" prende forma, colori, odori, identità, mano a mano che l'autrice riesce a

DUBBI, FINESTRE E PELUCHE. [A].

A. mi ha insegnato  che essere attaccati alla Vita è davvero importante. Che il desiderio è spinta vitale,  che la rabbia è meglio della tristezza e la compassione vera nobiltà d'animo. Mi ha insegnato  che gli abissi si guardano,  anche quando fanno paura,  soprattutto quando. Che la corteccia copre,  ma l'inconscio svela. Che quella zona oscura, terrificante e diversamente silenziosa che ci abita in realtà  è una  poesia  senza parole, potente seduzione capace di condurre in luoghi inaccessibili, con la medesima audacia di un giovane e travolgente amore. A.  mi ha insegnato  che non esiste un limite di età, di tempo e di spazio per conoscere davvero  sé stessi e che questa  è l'unica vera scommessa con Cronos, il tiranno. Che dopo è meglio che mai . E che l'amore è tutto,  o, quantomeno, gran parte del senso di ogni cosa.  L'amore ricevuto, ma anche e forse soprattutto, quello donato. A.  mi ha insegnato che resterà un ricordo della coerenza,  ma

Era di Novembre

Jack intanto se ne è andato.  Zitto zitto è partito, in una notte di stelle ruvide, densa come il catrame e buia come la bocca di un orso. A bordo di un transatlantico ha raggiunto l'Oriente. Gli ribolliva mosto bruno nelle vene ed un caimano gli mordeva il cuore. Ha portato con sé solo del burro di arachidi, una foto sgualcita ed una manciata di tabacco, acre come l'odore della pelle quando è ancora giovane. Ha camminato Jack.  Ha ingoiato così tanta polvere che ora la sua anima è un calco perfetto e il suo corpo soltanto un involucro vuoto. Ha fatto fatica Jack. Quando il sole picchiava duro e il sudore era l'unica acqua che gli restava sulla lingua riarsa. Ha avuto fame Jack. E sete. E sonno. E paura. E freddo. Ha dormito coi topi, gli scarafaggi ed i serpenti, mentre due tarme si facevano strada dentro di lui, creando cunicoli in cui rimbombavano ricordi e poesie. Ha offerto tabacco ad una vecchia rugosa che, in cambio, gli ha più volte benedetto la via. Ha

Alle 9 del mattino

Alle 9 del mattino una foglia gialla mi trafigge. Il mio petto interrompe la sua caduta al suolo.  Chiede di farsi cullare in una ninnananna silenziosa solo mia e sua. Immobile resta, ad occhi chiusi, schiacciata tra il vento ed il mio incedere veloce, nonostante tutto, qui attorno, implori lentezza. Alle 9 del mattino sei volatili partono, in assetto di guerra, sorvolando i tetti bruni.  Il cielo è un bianco foglio, steso sopra le nostre teste, di carbone hanno, invece, loro le ali. S'agitano dentro alla mia gabbia toracica, per il breve tempo del loro passaggio e subito volano via. Ma ormai è bucato il velo del quotidiano. Alle 9 del mattino l'uva americana rampica per un grigio muro scrostato, esplode in un eccesso di carminio, amaranto e borgogna.  Odora di vinaccia e di sangria in mezzo a treni rumorosi, macchine e persone delle 9 del mattino. Alle 9 del mattino  fumano comignoli lenti, in una volta priva di nuvole.  Tepori aereiformi salgono da pire interiori, anticipando

Controvento

Ho una finestra che dà sull'Arancione. Le antenne, come esili grù, stanno sui tetti d'ambra.  Hanno occhi attenti e becco puntato a nord. Lo sanno che i predatori sono in agguato, fanno buche dentro al cuore e attaccano,  quando meno te lo aspetti. Il cielo timidamente s'azzurra. Uno strappo di turchese squarcia il lenzuolo del fantasma che tutti indossiamo. Distrae, cerca di far sorridere, fa il clown, come un figlio che non tollera le lacrime di una madre. Ognuno va per la sua via.  Timidamente avanza, per come può,  chiedendo conforto ad amici interiori. Bisogna avanzare cauti, portare rispetto verso il viaggio che ciascuno sta compiendo,  sostare sull'uscio se non ti è dato il permesso di entrare,  imparare la leggerezza della gatta, e la delicatezza del soffiatore di vetro, che le cose, sai, si rompono per molto poco! La gioia può aprire voragini di tristezza,  se hai l'anima sensibile . E l'a

ZÙCCARO e SALE

Sgorga, da un demone ancor più inclemente, "Zuccaro e Sale".  Bonifica delle radici.  Un popolo si muove nella testa e morti abitano un cimitero interiore. Spiriti buoni alitano sul collo ed avi premurosi mi tengono in seno. Il racconto di una vita può essere più importante della vita stessa. "Zuccaro e Sale".  Casa editrice " il filo di Arianna"  Prefazione: Barbara Colombotto Rosso. Da oggi disponibile nelle librerie ed on- line. È settembre, 2022. Amen.