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DUBBI, FINESTRE E PELUCHE. [A].


A.
mi ha insegnato 
che essere attaccati alla Vita è davvero importante.

Che il desiderio è spinta vitale, 
che la rabbia è meglio della tristezza
e la compassione vera nobiltà d'animo.

Mi ha insegnato 
che gli abissi si guardano, 
anche quando fanno paura, 
soprattutto quando.

Che la corteccia copre, 
ma l'inconscio svela.
Che quella zona oscura, terrificante e diversamente silenziosa che ci abita in realtà 
è una poesia senza parole,
potente seduzione capace di condurre in luoghi inaccessibili, con la medesima audacia di un giovane e travolgente amore.

A. 
mi ha insegnato 
che non esiste un limite di età, di tempo e di spazio per conoscere davvero sé stessi e che questa  è l'unica vera scommessa con Cronos, il tiranno.

Che dopo è meglio che mai.

E che l'amore è tutto, 
o, quantomeno, gran parte del senso di ogni cosa. 
L'amore ricevuto, ma anche e forse soprattutto, quello donato.

A. 
mi ha insegnato che resterà un ricordo della coerenza,  ma soprattutto della incoerenza che ci ha caratterizzati, quella con cui ci siamo per davvero mostrati a chi ci voleva bene, 
a cui noi volevamo bene
e a cui, con dignità, abbiamo chiesto comprensione per la nostra umana imperfezione, senza pretendere riconoscimento alcuno, né tuttavia, drammatizzare troppo.

A. 
è molto più grande di me ma io ho addosso la noia di pensieri stantii e la stanchezza d'un centenario, rispetto alla sua fresca giovinezza.

A. 
mi sta insegnando la gratitudine,
dote così terribilmente umana
ma,
non mi ha ancora insegnato a non temere la morte, nè la fine.

.
.
.








Commenti

  1. Non son certo qui per insegnare a non temere cose che da 30/40000 anni governano il mondo ed il suo girare. Non so cosa sia veramente meraviglia e non sono neppur uno che la provi spesso o per cose che non vi si avvicinano. Non so se lei troverà mai un libro od un autore, filosofo che sia, che le insegni quel non temere però una cosa diversa posso dirla, forse un alleviare per quel poco che posso immaginare di lei.
    Sono contento che gli uccellini di quel nido vengon nutriti in parte di quel sottopelle e se realmente così quel continuo ci sarà..e quel sottopelle non si perderà nel tempo Ilaria ma viaggerà più a lungo di quello che lei possa pensare, di nido in nido e sarà forse ancor più ricco ma altra cosa importante che lì dentro ci sarà ancora lei, il suo intimo, la delicatezza, quel sento cose..il suo insegnamento, di come si può sentire la vita ed il suo intorno in modo diverso, nel suo modo.
    .. imparare a non temere quel momento..
    non possiamo..
    non dobbiamo..
    Non son fatti miei maa è l'unica cosa che si avvicina a quella meraviglia, tutto il resto è fuffa ma questo è solo il mio parere.
    G.

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    1. Se non c'è riuscito l'autore qui sopra con i suoi libri, potrei mai farlo io..penso di no. Comunque lo trovo argomento interessante molto, ci sarebbe da parlarne per ore, ognuno con i suoi pensieri. Nell'ultimo pezzo mi riferisco esclusivamente a quel momento e sfido chiunque,su quel letto, al non pensare su quello che ha realizzato o non fatto nel suo scorrere ma soprattutto a quello che ti lascerai dietro, ciò che rimarrà di te che sia carne o parte più "spirituale".
      Per cui la fuffa non si riferisce allo scorrere della vita, ai suoi desideri, i sogni, emozioni o stupori che siano,
      ma a quel preciso momento,
      diversamente sarebbe un qualcosa che si avvicina ad un tappar ali (ritenendo f. le emozioni dello scorrere) essi devo imparare due cose rileggere bene prima di postare o non farlo.

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