La prima volta che mi sono partorita è stata stata su un albero di gelso.
Ero una morula
nella pancia di mia madre.
Avrei voluto maturare al sole,
piuttosto che in un utero umido e all'ombra .
Venni al mondo con la consapevolezza che, comunque, è meglio nascere piuttosto che morire indigeriti nel becco di un rapace ingordo di frutti rossi.
La seconda volta fu in una estate di caldo e di sale, al mare, quando, bimba, custodii, per la prima volta, un segreto non bambino.
La terza volta mi trovavo tra rocce grigie.
C'era odore di salsa di pomodoro e di camino.
Era estate anche in quell'occasione.
Mani di carne e silenzi di pietra mi diedero al mondo, ancora una volta.
La quarta è stato quando presi un pullman e separai il mondo degli altri dal mio, interponendo risaie di specchi tra me e loro.
La quinta volta è più recente.
Mi sono dovuta rifare piccina piccina e sottoforma di minuscolo atomo sono rientrata nell'uovo che mi ha generata.
I viaggi a ritroso sono sempre i più dolorosi.
Mi sono dovuta nascondere al mondo per un pò tanto era scarsa la materia disponibile per ridarmi forma.
Poi, però, l'ho ribucato quell'uovo e mi sono fatta strada, ancora una volta, verso l'azzurro.
È stato un parto pretermine, lo so.
La sesta è stato quando ho tagliato tutti i cordoni ombelicali che mi tenevano in orbita.
Corpo nero, mi sono sperduta nello spazio.
E' stata la volta in cui ho avuto più paura. Perché fluttuare liberi e slegati è terrificante e l'infinito è orrido per noi ammassi di cellule in perenne ricerca di un centro di gravità.
La settima è stata quando ho perso qualcosa per strada e tornare indietro non sarebbe servito a riappropriarmene.
L'ottava, quando ho cambiato rotta senza chiedere il permesso, se non a me stessa.
Il rischio del naufragio mi ha tenuta sveglia oltremisura a cercare nuove stelle nel cielo cui chiedere indicazioni.
Il vagito che ho emesso è stato assordante.
La nona è adesso.
E
Tu,
Quante
Volte
lo
hai
fatto,
(se
Mai
Lo
Hai
Fatto)
Di
Rimetterti
Al mondo
?