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Quaranta voci da un isolato frattempo

Barbara  (Barbara Colombotto Rosso) crea vicoli, vie, pertugi
li indica appena, li fa intravvedere. 
Lei pulsa, sente, annusa, viaggia nel mondo, ne sa percepire il ritmo anche quando è sincopato (soprattutto quando) perché conosce il potere della pausa e la voce del silenzio.
Lei sa viaggiare nelle crepe di un presente che si è rotto.
Il suo "Quaranta voci da un isolato frattempo" mi è parso una immensa stanza di analisi collettiva: si odono echi lontani, rimbombi di caverne interiori, roteano associazioni più che libere, fluttuano immagini caleidoscopiche.
Poca è la censura (grazie Barbara!), l'attenzione richiesta deve essere fluttuante, per consentire l'immersione, le porte dell'intuizione sono aperte, ma non spalancate. 
In questa discrezione credo stia la Potenza e la Bellezza della scrittura di Barbara, la sua cifra stilistica, il suo stare al mondo con le parole e grazie ad esse.
Si susseguono visioni, flash back, flash through, paure, angosce, sogni quasi dimenticati, speranze, desideri proibiti, negati o fin troppo ben espressi.
Sbucano i rimossi e dettagli minuscoli che pesano come macigni.
Ci sono minuzie che, se colte, aprono varchi ad un mondo così intimo da far paura, soprattutto se qualcosa di familiare improvvisamente risuona e irrompe.
Si va per vicoli ciechi. 
Alla Colombotto viene bene. 
Non rifugge l'ignoto, lei, anzi, pare che lo ami, come si ama a luci spente, perché si sa, che quando si perdono i riferimenti è allora che si inizia a sentire per davvero.
Il grottesco è così reale e l'ironia così tagliente da lasciare sospesi su un filo teso in mezzo al cielo, col naso all'insù a guardare le stelle per un tempo indefinito e con la paura eccitante del vuoto sottostante.
Avevo paura, appunto, quando sono entrata in questo viaggio. Troppo fresche certe scottature per poter già apprezzare il tepore del sole.
Eppure mi sono dovuta ricredere. 
Ci sono parole che sanno tenere per mano. 
Anche questo Barbara sembra saperlo bene.
Il Covid è stata una grandissima occasione, un palcoscenico senza quinte, uno spettacolo senza finzioni, un cabaret senza copione, una mostra domestica di sé stessi e del proprio vivere quotidiano, talora misero, talora magnanimo.
Rimuovere è il meccanismo di difesa più comune, il più semplice, ma anche il più pericoloso. 
Non dobbiamo dimenticare, piuttosto ripercorrere perché quella vulnerabilità sia parte di noi, nostra occasione di svolta. 
La vita ce ne dà di possibilità. A volte individuali, a volte collettive. In questo secondo caso,  il conforto e il confronto sono come barche in mezzo al mare.
Anche questo Barbara sembra saperlo bene, infatti, ne ha costruita una.

"È un garbato vaffanculo"
"E chi li spreca, Francesco, i momenti difficili?"
"Lei che riesce a far lievitare i sassi"
"Certi amori non si possono capire, forse nemmeno perdonare"
"La solitudine ha un piccolo difetto: non ti chiama per nome, mai".
"Segui le gocce disordinate sui vetri e pensi, come me ad un altrove"
"Fatti smontare tutto e poi rimontare. Lo so, probabilmente ti ricostruirei così, esattamente come sei, ma se dovesse avanzare una vite, la userei per stringere forte la mia mano"
"In fin di vita siamo tutti più buoni, si sa"
"Ripenso a te"
Sabato 7 ottobre 2023 ore 11 c/o la Biblioteca Civica Centrale di Torino incontro con l'autrice Barbara Colombotto Rosso e con i pittori Giorgio Lusso e Gianni Audisio che hanno impreziosito l'opera con intense suggestioni visive!