Alle 9 del mattino
una foglia gialla mi trafigge.
Il mio petto interrompe la sua caduta al suolo.
Chiede di farsi cullare in una ninnananna silenziosa solo mia e sua.
Immobile resta, ad occhi chiusi,
schiacciata tra il vento ed il mio incedere
veloce,
nonostante tutto, qui attorno, implori lentezza.
Alle 9 del mattino
sei volatili partono, in assetto di guerra, sorvolando i tetti bruni.
Il cielo è un bianco foglio, steso sopra le nostre teste,
di carbone hanno, invece, loro le ali.
S'agitano dentro alla mia gabbia toracica, per il breve tempo del loro passaggio e subito volano via.
Ma ormai è bucato il velo del quotidiano.
Alle 9 del mattino
l'uva americana rampica per un grigio muro scrostato,
esplode in un eccesso di carminio, amaranto e borgogna.
Odora di vinaccia e di sangria in mezzo a treni rumorosi, macchine e persone delle 9 del mattino.
Alle 9 del mattino
fumano comignoli lenti, in una volta priva di nuvole.
Tepori aereiformi salgono da pire interiori, anticipando i giorni dei morti.
Una scia tenue mostra la via minuta all'anima.
Fioriscono la genziana, l'anemone e la campanula alle 9 del mattino;
s'ingrassa l'ortica e sboccia il giglio della pioggia,
si dischiude la salvia e si mostra la verbena.
Ottobre è spiazzante
alle 9 del mattino
ed io
apprendo la lezione.