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Senza Sussurri

Lacrime. Resina di pino. Ho chiesto al mare di mostrarmi il suo mistero. Ma tu, mare, saresti lo stesso senza l'uomo ad accogliere la tua inquietudine? Ti agiteresti comunque, inciamperesti in onde fruscianti, saporose di vita? Sai amico, temo di no. Allora rotolati pure ed agita la mia anima in ascolto di te.  Naufragami alla deriva di me stessa. Il cielo lampeggia  oltre l'orizzonte stipato di salsedine. Che fai? È notte fonda! Gli umani dell'emisfero boreale dormono, stolto! Chi pensi si curi di te e dei tuoi spettacoli, cabaret d'autore? Poesie silenziose, le tue, sulla nera lavagna di stelle tremule e timorose.  Mi spaventa la tua audacia, lo sai? Ma sia. Sia. Ombrelloni chiusi restano, nella notte blu cobalto. Paiono missili pronti al lancio, traiettorie che trapassano un cielo di carne. Restate, vi prego, come spaventapasseri infilzati in quel campo di girasoli che è il mio cuore. Un mistero enorme ci avvolge, mentre la notte abbraccia le stelle, amandole, senza ...

Colonne d'Ercole e tabù

Che fine ha fatto Jack? Jack è alle prese con la sua pagina bianca.  Cotone e latte. È alle prese col mare di mezzogiorno, quando l'acqua si fa oro e cola nell'iride, accecando. La bottiglia del gin è vuota, ma Jack non sente più il bisogno di riempirla, perché ormai ha scoperto il profumo del ginepro. Jack si è fatto cactus.  Versate tutte le lacrime che aveva in corpo, ora vive in un deserto sacro.  Sa che poche gocce sono quelle che danno vita. Sorride senza pretese. Ormai la sua pelle profuma di aloe. È più pianta che uomo. Si chiede ancora perché gli uccelli non cadano e sogna ancora di avere le ossa del rapace ed i pensieri del paguro, ma ormai ha capito che il vuoto non è uno spazio da riempire a tutti i costi e  che il silenzio è la scenografia delle esibizioni più belle. Il rumore non fa più per lui, né la voce alta, non la rabbia, non l'indifferenza, neppure gli spazi limitati. Vuole ascoltare, più che essere ascoltato e seminare più che raccogliere. Per qu...

Fiori recisi. Estirpate dal vento. Madri con figlie

Oggi, per la prima volta esco con un pezzo non mio, ma di una persona che sa scavarmi dentro come pochi, pur essendoci viste una volta.  Una soltanto. Il mio grazie a Barbara Colombotto Rosso che sa trapassarmi, ogni volta. Che cosa sono gli Aforismana di Barbarah Katia Guglielmana, coautrice di Tributo Naturale (Univers Edizioni, 2021) insieme ad Ilaria Francesca Martino?  Sono una sorta di divertissement al rovescio, anziché distrarre l’uomo dai propri problemi esistenziali, secondo il significato filosofico dato al termine da Blaise Pascal, lo avvicinano, lo inducono alla riflessione, lo provocano con grazia, una specie di gentile irriverenza.        Sono un gomitolo, nero o rosso, che si dipana sotto lo slancio vitale ed impulsivo della loro creatrice, assumendo la forma di un esile personaggio, forte come un giunco, che richiama alla memoria i disegni infantili con le loro crude, ma rassicuranti verità, oppure quegli efficacissimi disegni rupestri con ...

Note di Luna

Parlami delle tue vene. Dei tuoi letarghi. Delle tue maree. Dei tuoi naufragi. Parlami della tua bellezza e poi fanne perlage d'oro da appoggiare sulla mia lingua. Parlami della morte e della possibilità di una resurrezione. Dammi una pietra da spostare sul sepolcro ed un bouquet di gelsomini blu. E rose. Dammi rose d'ogni colore per abbellire il mio giardino, nei giorni dell'inverno. E la mentuccia E il cardamomo. Dammi uno spicchio di te, amaca di cellule,  per cullare il mio cuore di carne tremula. Dammi i gabbiani e la pace. Raccontami la tua storia. Parlami degli svincoli, a luci spente,  e delle gallerie scavate dentro alle tue montagne di alluminio e magnesio. Parlami delle frane che hanno generato i crateri dove oggi custodisci l'acqua per nutrire i tuoi girini. Parlami di tua madre e delle sue mani di perla, soprattutto di quelle e di tuo padre e dei suoi capelli di vento, soprattutto di questo. Parlami dell'uovo che ti ha contenuto. Guscio di stelle. ...

DATTERI D'ESTATE

Dove va a dormire la rondinella dopo aver osannato, con gemiti d'amore, la Vita? Esausta, dove troverà riparo? Fai un nido qui, tra le mie scapole, piccolina, rallenterò i battiti per cullarti come meriti e farò silenzio tra miei pensieri di burro per proteggere il tuo cuore di piume. Gracidano le raganelle su invisibili balere di cemento, l'aria odora di fiume e di conchiglie. La felicità è l'idea che il fiume ha del mare . I chiari di luna, da questo fulvo balcone di tegole, lo fanno sentire più vicino, quel mare! S'agitano flussi e si gonfiano maree dentro al mio petto chiglia di nave. Ho messo sulla mia lingua datteri dolcissimi, senza Natale, né luci d'abeti, una sera d'estate che scioglieva l'anima in goccioline di rugiada. Ho sentito un sole antico generarmi una nuova ruga, qui dentro alla pancia. E in quel solco ho piantato un seme viola. Prenderò una tachipirina, stasera, per domare il fuoco che mi fa sentire la voce del filo d'er...

Per essere felice

Per essere felice  potrebbe bastarmi un cavedio affacciato sul cielo e quella nuvola arrogante al sapore di meringa e latte di mandorle. Mi si scioglie sulla lingua. E di ogni cosa sento l'esatta consistenza. Per essere felice  potrebbe bastarmi l'attimo in cui il cormorano plana sull'acqua, increspandola appena.  Che desiderio di apprenderne l'eleganza! Per sempre. Per essere felice, potrebbe bastare proteggermi da chi non conosce la Pietas e ignora il concetto delle possibilità buone, quelle che non hanno intenzione di ferire nessuno. Ci sono cose che, ormai, non mi appartengono più.  Aquilone senza filo, mi ammaina il vento. Per essere felice credo mi bastino poche parole gentili, pronunciate senza fretta e con garbo. E una carezza,  ora che finalmente so di quanti strati è fatta la mia pelle. Per essere felice potrebbe bastare  guardarmi dentro e respirarmi piano,  senza più paura di quello che sento. Oboe d'amour.  Di palissandro mi si fanno ...

Quando è troppo

Spogliarmi di tutti i miei germogli. Non mi è facile. Ma, soprattutto, non è quello che voglio. Un anomalo inverno ha colmato di troppi frutti la mia chioma. Ora penzolano sui miei rami quelle gemme, succose e profumate. Ne sento tutto il peso, flettono le mie fronde, mi incurvano.  Faccio più rumore quando soffia il vento e i bimbi hanno più paura dei sibili che si generano dentro di me. Un ramo potrebbe caderti addosso, tanto è pieno, e farti male. Spostati, Se temi la Primavera. Io ho bisogno di continuare a fiorire.   ph scattata lungo il fiume

COLIBRÌ NEL CUORE

Maneggiatemi con cura Ho una fragilità costituzionale. Un colibrì ha fatto un nido dentro al mio petto e non se ne vuole più andare. Sento freddo, anche d'estate.  E il vento mi spezza in mille frantumi, quando si alza da nord. Ho millemillenni sulla pelle. Li sento tutti,  per questo ho bisogno di estrema delicatezza, altrimenti lascia stare. Maneggiatemi con cura. Non credo di aver mai fatto del male a nessuno e nessuno me ne ha fatto, deliberatamente, eppure mi sono rotta dentro, silenziosamente, tante volte, senza che nessuno se ne accorgesse. E ogni volta, il tempo di riparazione è stato sproporzionatamente troppo lungo rispetto alla frattura. Maneggiatemi con cura.  I tramonti durano di più, da queste parti, e le albe arrivano sempre troppo presto.  Per questo dormo poco. Maneggiatemi con cura.  Maneggiamoci con cura. La pelle è un luogo troppo sacro e il cuore un antro aperto alle correnti della vita. Vanno protetti con tenacia. Siamo i millenni che ci ha...

IL REGNO DI SOTTOPELLE

https://youtu.be/KHDeSMxpvEo

YUGEN

Non avevo grasso attaccato alle ossa. Incapace di morbidi abbracci, mi sono dovuta liquefare in acqua e zucchero, per dimostrare l'amore. Onnipotenza delle madri, paradosso dei secoli. Eterne mancanze il seno ed un grembo. Laboratori di creatività. Esco di prigione,  ho espiato le mie colpe. Infranta la legge dei padri, trafitto Narciso, in fiamme i bastioni. Terminato è l'assedio. Si è aperto il varco verso l'ignoto. Mirra, ambra e gelsomino. Abitante di questa terra, non più aliena, chiedo ospitalità. Vestale del mio fuoco sacro, Aedo della mia storia, ormai narrazione. Ho stretto vincoli di pace con lo Straniero,  nella temporalità dell'esistenza e accolto il ciclo della vita, nuovamente vergine nel mio immacolato desiderio. Intanto, è l'equinozio di Primavera nel ventre della magnolia.  Millenni di rivoluzioni celesti ed orbite gravitazionali si danno appuntamento lì. E dentro di me.      ph 21/03/22

Psicopatologia del cosmo.

I vulcani eruttano la rabbia delle viscere terrestri. Ribellione alle regole del cielo. Il mare culla la sua energia vitale. Lo fa in maniera  ossessiva. Il vento probabilmente soffre di dromomania. Nota anche come nevrosi da vagabondaggio. La madre terra si fa in quattro . Ed ecco il terremoto. Potenti le tensioni interne, quando affiorano! Cambiano paesaggi. Talora distruggono. L'arcobaleno è probabilmente il tentativo estremo di ricomporre una ferita . (Quella della molecola d'acqua, tagliata dal sole). Fenomeno anche noto con il nome di delirio . L'alba è narcisismo puro. Il tramonto è un lutto , sublimato in creatività. L'uragano è antisociale . L'alta marea sta pensando al suicidio . Non ha più lacrime. Versate tutte. I fulmini sono epilessia del cielo, eccesso di stress. Disturbo di conversione . I ghiacciai si stanno sciogliendo, È una questione di melanconia . Energie fluiscono di continuo tra la terra ed il cielo ed anche dentro di noi....

GIALLO ROSSO E BLUES

Bisogna conoscere la complessità delle cose, ma poi scegliere la semplicità. Vivere nel dubbio, ma poi abbracciare la possibilità, con la consapevolezza che ogni volta che qualcosa si sceglie, qualcos'altro, inevitabilmente, si lascia andare. Più conosci il caleidoscopio delle tue emozioni, più diventi un estimatore dei colori primari. Più raffinato è il tuo sentire, più ti ammutolisce l'essenziale bellezza dell'Universo. Più hai sondato i tuoi opposti, più capisci quanto è bello il tuo centro. Lì decidi di costruire la tua casa perchè è lì che vuoi ospitare chi ami. Se il principio di Archimede valesse anche per le anime,  immersi in un liquido,  alcuni di noi galleggerebbero appena,  altri verrebbero schizzati oltre le stelle? (Io spererei di guizzare come un pesce a sfiorare la luna) Dicono che il passato non esista,  che di esso resti solo la rielaborazione che noi ne sappiamo fare.  Allora rivestiamo di organza ogni ricordo, facciamolo senza inganni, consap...

Oggi è festa

Se ti dicessero che domani finisce il mondo, che faresti? Io darei il bacio che ho trattenuto. Prenderei in braccio il mio bimbo interiore, deforme e storpio e lo deporrei, finalmente e con delicatezza, tra le braccia di sua madre.  Metterei su un caffè, all'alba, nella moka grande, sussurrando al sole "resta ancora un po' a letto, non c'è fretta, oggi è festa, non lavori e questo riposo te lo sei proprio meritato!" Amerei, a modo mio. Direi grazie a chi c'è stato ma anche a  chi, andandosene via, ha avvicinato me a me stessa. Prenderei il treno verso il mare, senza prenotare. Eviterei la mediocrità, per almeno un'ora. Chiederei un sorriso complice per i miei fallimenti, fatti con amore. Riderei a crepapelle, con chi ci sta, sopra i tetti della città, per almeno mezz'ora. Chiederei alla mia anima di concedersi al suo grande amore, tra lenzuola di cielo. E al mio cuore di imparare a piangere nella diastole che precede l'emozione. Si chiamano gratitu...

Ehi, come stai?

Abbiamo tutti un bambino interiore da accudire.  Forse ce lo siamo dimenticati fuori da scuola, mentre i cachi penzolavano sugli alberi o al parcogiochi, d'autunno. Forse è successo di notte, nella nursery dell'ospedale o in quell'estate al mare quando il sole spaccava i granelli di sabbia in due, o forse è accaduto quel pomeriggio, fuori pioveva e i grandi, in casa, discutevano. Ce lo siamo scordato in qualche angolo quel bimbo, ma quel che è peggio è che non siamo più andati a cercarlo per guardarlo in faccia e dirgli: "ehi, ciao, come stai? Piacere, io sono quella che sei diventata!" Ho una strana nostalgia dentro .  Ora so che ho  nostalgia anche di questo. Di te. Avevo bisogno di cercarti e di ritrovarti. Oggi vorrei poterti guardare, mentre giochi. Vedere come prendi le foglie e come le butti all'aria o cosa scegli per fare gli occhi e le braccia al tuo pupazzo di neve. Vorrei vedere se, quando cadi, piangi e, in tal caso, come ti asciughi gli occhi e ti...

UTERO ROCCIOSO

Recentemente ho fatto un viaggio che per me era importante fare. Sono tornata al paese d'origine, d'inverno. Il paese in questione è un piccolo villaggio arroccato sulle colline dell'entroterra calabro. Si erge su grotte naturali, attualmente di grande interesse speleologico, perché, a quanto pare, l'origine di questi antri si perderebbe nella notte dei tempi. Da piccina, andavo con le mie zie a portare gli avanzi del pranzo ai maiali che, in quelle grotte, alloggiavano. Mi piaceva passeggiare per i pendii che odoravano di fichi maturi e di gelso selvatico, portando in braccio l'enorme secchio azzurro contenente le "corchie" dell'anguria, come le chiamava zia. Io, a quelle bucce d'anguria, ci lasciavo volutamente appiccicata molta polpa succosa (sempre sperando che nessuno dei grandi se ne accorgesse, durante il pranzo), perchè sapevo che, con quei resti, ci avremmo nutrito Ciccio, Spatino, Rosina e Nenè, ed io, a loro, ci tenevo. Mi premeva c...

TRASPARENZE

Auuuuu

"Ehi Jack era da un po' che non ti sentivo. Che fine avevi fatto?" "Avevo bisogno di starmene un po' per conto mio. Lontano, anche da me stesso. A volte il mare fa troppo rumore e allora devi andar via, perfino da quella che è la materia con cui credi di essere fatto, per sperare di ritrovarti." "E sentiamo Jack, cosa hai scoperto questa volta? Quando riemergi da te stesso, io mi faccio tutto orecchi, lo sai..."  "Non ho fatto grandi scoperte, ma ho capito tante cose.  Per esempio, che c'è chi non esce a guardare la luna perché teme che il suo cuore possa iniziare ad ululare. Meglio avere paura dei pleniluni, allora. Ed anche dei lupi, non si sa mai. Che non tutti vedono del concime nel letame ed infatti c'è chi non mangia le fragole per paura di ingoiare merda.  Che c'è chi naviga in mare aperto, eppure non sa che sapore ha il sale e  c'è chi, invece, conosce bene il sapore del sale e lo ama, ma ha uno stramaledetto timore dei...

Cosa ho sentito veramente mio?

Cosa ho sentito veramente mio? Non certo il tuo cortile di sassi e ghiaia. Non i tuoi silenzi, dopo la mia bufera. Non le mie distrazioni, nei giorni color latte dell'inverno.  Non certo la riva, mai battuta dai venti. Nemmeno la mia lingua, quando ti è parsa un idioma sconosciuto.  Che cosa ho sentito veramente mio? Il magma del mio vulcano, quando è esploso ed io ho avuto paura. L'acqua del mio pozzo, mentre pregavo, dall'alto, che i pesci non affogassero, soli e al buio. Il silenzio della mia stanza. Il mostro sotto al mio letto. Il pianto, quando è stato improvviso. La pelle, quando ho potuto assaggiarne la tenerezza. L'odore di agrumi, quando dentro nevicava ormai da giorni. La confusione e quel vento benedetto che ha fatto cigolare le mie giunture, porte scardinate, facendomi dono della nudità. Cosa sento veramente mio? Il mio desiderio. Oggi da esplorare  e da plasmare con estrema cura.   ...

Non diamoci appuntamento

Credo sia importante andarsela un po' a cercare la bellezza . Così, l'odore di cipolla del corso si fa, per l'anima, più potente di una confessione in chiesa. Quello della canapa bruciata di viale Matteotti è l'opium di mia madre. S filo su tutte le passerelle francesi. Davanti al Policlinico hanno piantato l'elicriso! Dio mio l'elicriso! Archetipo di ogni sensazione. Ci troviamo tutti lì, nati tra le sue radici , non sotto al cavoloverza. Credo sia importante andarsela a cercare la bellezza . Nei momenti di trascurabile felicità. Nella foglia che trema e tu la vai ad abbracciare. Nel cielo gonfio, cui spalmi l'arnica. Sui sassi rossi dei muri, mentre fuori è l'autunno. Dentro al tatto. Sulle papille. Nelle pupille. Tra l'iride e l'attimo che viene subito dopo. Bisogna andarsela a cercare la bellezza . Scovarla sotto la polvere del tappeto steso sul cuore. Spiarla nelle fessure delle proprie serrature. Sentirla sotto i polpastre...

TRIAGE

       (+9 DEA) Tu di cosa sei morto? Di k fegato. Mi hanno ucciso i troppi bicchieri, ma era sempre l'ultimo quello che mi consolava. Tu? Non so di preciso. So che ero plumbeo e secco quel giorno e che fuori pioveva. L'acqua non è riuscita ad irrigarmi. Tu? Temo di sensi di colpa. Mi inseguivano come ombre viste al tramonto. Ed io correvo, ma inutilmente. Sarebbe bastato guardarle col sole di mezzogiorno.  Ma ormai è tardi. Notte fonda. Tu?  Troppe cellule mi affollavano il midollo come i pensieri, del resto.  Non c'era più spazio per niente. Io di ascite.  Mi ci sono inzuppato fino ad annegarvici. Un po' come capita, a volte, con la malinconia. Io di aneurisma. Ricordo solo che ero felice fino ad un minuto prima dell'esplosione. Io sono stato centrato in pieno. Tre ore fa.  Da un tir guidato da un tizio. Forse un malore lo ha colpito e lui me.  Effetto domino.  Io sono precipitato da 10 metri. Politrauma. ...

Appunti di viaggio e dialoghi (non surreali)

Ci sono profondità  che si raggiungono con semplicità.  Non è necessario il patentino di immersioni.  Succede e basta.  O non succede. E basta. Le cose più vere sono vibrazioni sotto pelle. Seguono il decorso del sangue, nelle tue vene. Anatomia applicata. Per principianti. La rabbia è meglio del dolore. Nella rabbia c'è movimento. Nel dolore solo la stasi . " Ti auguro di prolungare la tua rabbia, almeno ancora per un po'!" " I bimbi arrabbiati di solito si vendicano." Ma io ho fatto pace con la bimba che ero. Ora rivendico solo bellezza,  per me stessa. Con queste emozioni, piuttosto, ho deciso che ci faccio un quadro.  Mi faccio tela e contemplo dettagli. " Allora, non smettere di cercare rifugio nella creatività!" Lo farò. Promesso. (Ah, e...grazie! Questa è bellezza e senso di protezione. Cerco di apprenderle.)                       Strada Nuova