Cosa ho sentito veramente mio?
Non certo il tuo cortile di sassi e ghiaia.
Non i tuoi silenzi,
dopo la mia bufera.
Non le mie
distrazioni, nei giorni color latte dell'inverno.
Non certo la riva, mai battuta dai venti.
Nemmeno la mia lingua, quando ti è parsa un idioma sconosciuto.
Che cosa ho sentito veramente mio?
Il magma del mio vulcano, quando è esploso ed io ho avuto paura.
L'acqua del mio pozzo, mentre pregavo, dall'alto, che i pesci non affogassero, soli e al buio.
Il silenzio della mia stanza.
Il mostro sotto al mio letto.
Il pianto, quando è stato improvviso.
La pelle, quando ho potuto assaggiarne la tenerezza.
L'odore di agrumi, quando dentro nevicava ormai da giorni.
La confusione e quel vento benedetto che ha fatto cigolare le mie giunture, porte scardinate, facendomi dono della nudità.
Cosa sento veramente mio?
Il mio desiderio.
Oggi da esplorare
e da plasmare con estrema cura.
Leggo nel suo blog un cammino che mi è già capitato di percorrere.
RispondiEliminaNon mio. Io sono stato il silenzio dopo la bufera.
Sono stato descritto più o meno con le stesse parole.
Non c'erano parole che non fossero già state dette e che sarebbero state ascoltate.
Ci sono percorsi personali che debbono essere fatti. Sarebbe sbagliato dire qualcosa o cercare di trattenere.
Spero che il suo "silenzio" rientri in quello stereotipo di persone lontane dalla realtà e non attente a quello che succede loro intorno, così farà meno male ad entrambe e, per entrambe, più lieve esplorare i propri desideri e plasmarli con cura.
Vedo che anche lei, tra tutte le parole, ha scelto "silenzi". Si è focalizzato su quello. I silenzi, indipendentemente da quali siano, sono potenti. Talora più delle parole.
EliminaE rumorosi, talora assordanti.
Ne ho conosciuti di diversi. E sempre mi hanno parlato più di mille discorsi.
Grazie per il suo intervento.
Ah Cara Ilaria, le foto le leggo così sue e i suoi pensieri li osservo da lontano.
RispondiEliminaVengo qui quando sento il bisogno di ricordare la mia Itaca (e quando i bambini stanno col papá, sant'uomo).
Mi colpisce ancora il tema del silenzio e tutte le sue declinazioni. Esistono silenzi che fanno più rumore di mille discorsi; alcuni sono necessari, salvifici; altri fanno male, ustionano la cute con una veemenza tale da non stare più nella nostra stessa pelle.
Ho conosciuto molti silenzi.
In primis il mio, che pian piano sbocciò da bruco a farfalla. Ho sentito sulle mie labbra il passaggio della lumaca che pian piano liberava un passaggio dell'anima, la mia che fremeva. Ho conosciuto il silenzio degli altri, di un amore travagliato, niente di più che un carretto di legno con cui giocavo da bimba e che immaginavo perfetto nella mia mente riflesso. Era la mia luce, i miei colori sebbene di tanto in tanto il ricordo riaffiora come margheritine nel prato. Non profumano. Ho conosciuto anche i silenzi 'saggi', quelli che parlano senza emettere suoni, eppure scuotono l'anima in modo 'wireless'.
Ho scoperto che un silenzio può avere risonanze anche con le distanze fisiche, sa? Per me nuova scoperta. Per uscire dal mio acquario furono necessari alcuni silenzi. Perdersi nei silenzi, e senza acqua per appagare le mie branchie non è stato semplice. I silenzi furono necessari per resettare la mia mente che spesso fa capricci e recalcitra quando si ritrova a parlare con se stessa. Col tempo compresi che sono quei capricci la parte più vera che forse cela desideri.
Un abbraccio cara Ilaria
Saudade
Saudade che regalo questo viaggio nei suoi silenzi. Mi permetto di dissentire su un punto: il bruco che vira a farfalla emette un sibilo spaccatimpani.
EliminaPer me, per lo meno, è stato così, ma ognuno ha la sua storia e i suoi silenzi da ascoltare fino all'ultimo assordante istante oppure decidere di riempire con i rumori della vita.
Io, come sento anche lei, ho deciso di ascoltarli ma ammetto che lo faccio con estrema fatica. Siamo anime rumorose (mi par di sentire così anche la sua, anche se non credo ci conosciamo) e i silenzi ci pesano. Accogliamoli dunque.
È sempre un piacere leggere e intuire vite e storie. Grazie di cuore. Spero in nuovi incontri.
Di solito lascio agli altri definire o sentire l'opera ma oggi un minimo di didascalia la metto. Non è propriamente un quadro ma a me piace come modo o stile.
RispondiEliminaCi vedo svariati temi che sono stati trattati da lei Ilaria e ci possono essere diverse visioni ma sempre della vita stessa.
Siamo formati da varie ed in taluni di noi, chi più chi meno, innumerevoli di queste tessere come di un mosaico.
Definite da fatti/accadimenti positivi o negativi, decisioni, svolte, conoscenze ecc
e ritengo l'importanza di questi minuscoli frammenti come parte integrante di noi come siamo oggi e selciato stesso del nostro cammino percorso.
Percui penso proprio che nel saper leggere ed interpretare queste parti, come di una persona possa essere sentito il suo fuori e dentro,
letta
come fossero pagine di un libro ed in copertina semplicemente il nostro nome.
Cosa sento veramente mio?
Sicuramente le tessere del mio mosaico.
G.iovanni
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Sono felice G. Cosa sento veramente mio? Le tessere del mio mosaico. Mi è piaciuta. Si accetta la possibilità della frammentazione che di solito spaventa i più....
EliminaLucia di Kore ne sa qualcosa....
Bee a me è piaciuto molto
Eliminale prime 4 righe di quella bambina di mare...
Trovo sia bello e profondo sarebbe banale e riduttivo..direi più che in quel suo pensiero c'è dell'altro..
un qualcosa che descriverei così;
come quel vento
che lo sente passare fra le dita
ma non riesce a stringerlo nella sua mano...
G.iovanni