Cosa ho sentito veramente mio?
Non certo il tuo cortile di sassi e ghiaia.
Non i tuoi silenzi,
dopo la mia bufera.
Non le mie
distrazioni, nei giorni color latte dell'inverno.
Non certo la riva, mai battuta dai venti.
Nemmeno la mia lingua, quando ti è parsa un idioma sconosciuto.
Che cosa ho sentito veramente mio?
Il magma del mio vulcano, quando è esploso ed io ho avuto paura.
L'acqua del mio pozzo, mentre pregavo, dall'alto, che i pesci non affogassero, soli e al buio.
Il silenzio della mia stanza.
Il mostro sotto al mio letto.
Il pianto, quando è stato improvviso.
La pelle, quando ho potuto assaggiarne la tenerezza.
L'odore di agrumi, quando dentro nevicava ormai da giorni.
La confusione e quel vento benedetto che ha fatto cigolare le mie giunture, porte scardinate, facendomi dono della nudità.
Cosa sento veramente mio?
Il mio desiderio.
Oggi da esplorare
e da plasmare con estrema cura.