Passa ai contenuti principali

Cosa ho sentito veramente mio?

Cosa ho sentito veramente mio?
Non certo il tuo cortile di sassi e ghiaia.

Non i tuoi silenzi,
dopo la mia bufera.

Non le mie
distrazioni, nei giorni color latte dell'inverno. 

Non certo la riva, mai battuta dai venti.

Nemmeno la mia lingua, quando ti è parsa un idioma sconosciuto. 


Che cosa ho sentito veramente mio?
Il magma del mio vulcano, quando è esploso ed io ho avuto paura.

L'acqua del mio pozzo, mentre pregavo, dall'alto, che i pesci non affogassero, soli e al buio.

Il silenzio della mia stanza.
Il mostro sotto al mio letto.

Il pianto, quando è stato improvviso.

La pelle, quando ho potuto assaggiarne la tenerezza.

L'odore di agrumi, quando dentro nevicava ormai da giorni.

La confusione e quel vento benedetto che ha fatto cigolare le mie giunture, porte scardinate, facendomi dono della nudità.

Cosa sento veramente mio?
Il mio desiderio.
Oggi da esplorare 
e da plasmare con estrema cura.

       Parete osteria "Sottovento", Pavia.
(Opera di Franz Vandone Dell'Acqua)