Tu di cosa sei morto?
Di k fegato. Mi hanno ucciso i troppi bicchieri, ma era sempre l'ultimo quello che mi consolava.
Tu?
Non so di preciso. So che ero plumbeo e secco quel giorno e che fuori pioveva. L'acqua non è riuscita ad irrigarmi.
Tu?
Temo di sensi di colpa. Mi inseguivano come ombre viste al tramonto. Ed io correvo, ma inutilmente. Sarebbe bastato guardarle col sole di mezzogiorno.
Ma ormai è tardi. Notte fonda.
Tu?
Troppe cellule mi affollavano il midollo come i pensieri, del resto. Non c'era più spazio per niente.
Io di ascite.
Mi ci sono inzuppato fino ad annegarvici. Un po' come capita, a volte, con la malinconia.
Io di aneurisma. Ricordo solo che ero felice fino ad un minuto prima dell'esplosione.
Io sono stato centrato in pieno. Tre ore fa.
Da un tir guidato da un tizio. Forse un malore lo ha colpito e lui me.
Effetto domino.
Io sono precipitato da 10 metri. Politrauma.
Dell'oro fuso tra le mie ossa rotte avrebbe forse fatto di me un capolavoro.
Io sono morto di fibrillazione ventricolare. Non c'era nessuno con me in quel momento. Sono anni che nessuno mi accarezza più, figuriamoci massaggiarmi il cuore. Olio di argan.
Tu?
Io di vecchiaia.
Novantotto candeline e non più un filo di fiato per spegnerne ancora una. Così sia. Pfffff!
Io ero talmente attaccata alla vita, da non badare a quelle fitte al capo; sì ti capisco, io ignoravo quelle al basso ventre.
Siamo morte di paura, quindi?
Sì. Credo di sì.
Paura di morire e dunque di vivere.
Io di Covid, sì esiste ancora.
Io di rene. Non filtravo più nulla.
Io di sepsi. Ribellione totale.
C'è tanta gente da queste parti.
Sì.
Affollato questo DEA.
Già.
Anche stanotte.
Ci sono anche quelli che curano.
Chissà cosa pensano poi loro della malattia e della morte.
Già.
È quasi l'alba.
Tra poco inizia un altro giorno.
E la storia continua
e si ripete.
(...)
Ognuno di noi ha i suoi credo, religiosi o meno. Su questa terrazza io li immagino.. sono in parecchi, parlano fra di loro e si raccontano, non parlano di morte ma di vita, di tutte le loro cose belle fatte o vissute fino a quel momento, chi seduto e chi in piedi ed hanno tempo fino all'alba poi vanno via.
RispondiEliminaogni tanto penso al vostro lavoro, bello da una parte ma pesante dall'altra, un loop infinito che si ripete cambiano le facce e le storie. E non so se quando siete a casa vostra con un the in mano
vi capita di ripensare a quelle vite a quelle storie. E poi ci sono quelli che non ci fanno più caso una specie di assuefazione maaa comprensibile non si può pensare sempre a quello non sarebbe più una tua vita governabile. Penso che di questi pesi da "scrollarsi di dosso" ne abbia lei già accennato in qualche suo scritto precedente questo bisogno di svuotarsi...ma se non lo fai diventa un peso troppo forte da portare con se, per cui quel svuotarsi è nel modo più assoluto comprensibile e positivo.
L' Ilaria capiamo penso tutti aveva voglia e forse il bisogno di dirlo questo spiegarlo un minimo, senza rimarcare troppo la cosa, poi ad ognuno di noi le considerazioni ed i pensieri..
fare comprendere la pesantezza che può raggiungere questo loop. Penso che del vostro mestiere si capisca certamente prima e gli si dia un grande valore al vivere il vostro cammino ma non è solo questo penso, che ci sia una gran ricerca della vita stessa e probabilmente anche quel piccolo desiderio inconscio di ridere e di gioia, non grossi momenti ma anche piccole cose come le battute in compagnia tra amici. Come su due piatti di una bilancia cercare l'equilibrio tra il nero ed i colori.
Non so se fosse questo il suo messaggio, quello che oggi voleva tirare fuori da una sua stanza, scusate se posso aver sbagliato certi miei collegamenti
ma io lho sentito così.
https://m.youtube.com/watch?v=BgO08T3E4LE
G.iovanni
"Come su due piatti di una bilancia, cercare l'equilibrio tra il nero ed i colori".
EliminaImmagine bellissima, grazie.
Grazie per queste parole e grazie anche per il pezzo musicale. condiviso.."happiness does not wait"...già è proprio così!
Oh cavolo non ci avevo pensato al titolo..
EliminaComunque non è vero..
la felicità aspetta, un po più in là forse o dietro l'angolo, sono le persone che non sanno aspettare o cambiando strada non la incontrano, così bisogna attendere il riallineamento del karma.. ed il prossimo angolo. Tanto per Non far troppo triste sta cosa ecco :(
:) G.
E a noi quale sorte toccherà per poter accedere al giardino dell’eternità? E con quale e quanto coraggio affronteremo quel salto? Speriamo almeno ci sia qualcuno a tenerci la mano...
RispondiEliminaSembra un mantra. Da ripetere...
RispondiElimina