Passa ai contenuti principali

Colonne d'Ercole e tabù

Che fine ha fatto Jack?

Jack è alle prese con la sua pagina bianca. 
Cotone e latte.

È alle prese col mare di mezzogiorno, quando l'acqua si fa oro e cola nell'iride, accecando.

La bottiglia del gin è vuota, ma Jack non sente più il bisogno di riempirla, perché ormai ha scoperto il profumo del ginepro.

Jack si è fatto cactus. 
Versate tutte le lacrime che aveva in corpo,
ora
vive in un deserto sacro. 
Sa che poche gocce sono quelle che danno vita.
Sorride senza pretese.
Ormai la sua pelle profuma di aloe.
È più pianta che uomo.

Si chiede ancora perché gli uccelli non cadano e sogna ancora di avere le ossa del rapace ed i pensieri del paguro, ma
ormai ha capito che il vuoto non è uno spazio da riempire a tutti i costi e 
che il silenzio è la scenografia delle esibizioni più belle.

Il rumore non fa più per lui, né la voce alta, non la rabbia, non l'indifferenza, neppure gli spazi limitati.

Vuole ascoltare, più che essere ascoltato e seminare più che raccogliere.
Per questo ha deciso che prenderà semi d'ogni tipo nei suoi viaggi e li regalerà, in piccoli sacchetti, a grandi e piccini alle feste di paese.

Perché non c'è nulla di più stupefacente della vita che esplode, anche senza il tuo consenso.

Jack sa di avere due colonne d'Ercole al posto delle gambe e che il più grande limite da superare è il tabù di sé stessi.
Per questo ha deciso che starà giù dalla barca per un pò. 

Vuole sentire la nostalgia del mare graffiargli dentro con unghie di corallo.

   Antenne, tegole, azzurri.