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PER CHI SUONA LA CAMPANA


Dom dom dom

Le campane suonano meste e richiamano i viventi ad una cerimonia commemorativa per qualcun altro che ha tolto il disturbo.
Direi alla chiesa della Madonna del Carmine, no forse il suono arriva direttamente dal Duomo...
Uomo o donna? Giovane o vecchio?
Morte naturale o " quel male incurabile" se l'è  portato via?
Facevo il giornalista per una testata nazionale, io lo scrittore: le biografie erano il mio forte. Io ero l'edicolante all'angolo, io facevo il pane più buono di tutta la città, usavo il lievito madre. 
Io costruivo case: mattone su mattone, calce e acqua; le mie mani sono tagliate dal freddo.
Io vendevo la verdura in piazza del mercato, sciarpa, berretto e baffi folti.
Io ero professore. Giravo tra i colonnati dell' Università Centrale, ero quello col palto' scuro, irrigidito dall'artrosi, guanti mogano,  in pelle e i quotidiani sempre sotto al braccio destro. Attraversavo spesso il cortile delle magnolie per dirigermi nelle aule dove insegnavo. Filosofia. Estetica.
Io ero clochard. Alla stazione. Forte l'odore dell'urina e del catrame. Ma io non lo sentivo.
Io ero giovane, donna e madre
Avevo mani lunghe e sottili. E una vita.
Figli da aspettare fuori da scuola. Un marito e un amore sbagliato. Ero un 'amica. Una collega. Avevo un cane che portavo per le vie del centro e la cefalea, che con un oki, spesso passava.
Io facevo la parrucchiera, le tinte mi venivano bene, soprattutto quelle calde.
Io pulivo gli androni e le scale dei palazzi di viale Libertà, le mani screpolate dell'ammoniaca, ma mettevo la crema, poi tutte le sere, a casa.
Io insegnavo lingue al liceo ed ero single.  Viaggiare mi piaceva tanto quanto stare coi ragazzi e sentirli raccontare.
Io facevo la fioraia e sognavo di aprire un negozio di fiori a Parigi. Ci stavo pensando da almeno un anno e sentivo che stava arrivando l'energia giusta per mollare tutto e andare. Il francese lo so benissimo dai tempi delle medie.
Io ho visto due guerre. Non ricordo più  niente però. Mi si è cancellato tutto. Anche il nome di mio figlio, se ne ho. Ho la pelle tanto rugosa e sono così stanca.
Io avevo trent'anni e un viaggio prenotato per le Galapagos. Una identità  sessuale non chiara, una fidanzata, una laurea in giurisprudenza e una moto.
Io facevo lo specializzando in ospedale. Nefrologia. Giocavo a calcetto il giovedì e quel dolore alla coscia è  stato improvviso.
Io facevo meditazione due volte alla settimane e bik-ram yoga il sabato mattina, io invece pregavo in chiesa, a San Luca, tutte le domeniche.
Io, l'anno scorso, ho fatto il cammino di Santiago, io leggevo Marx, Hobbes e Freud.
Io mi facevo domande. Io neanche una.  Io avevo paura della morte (un po' anche della vita) e allora non ci pensavo mai.
Io la incontravo tutti i giorni. Vestivo i morti, li profumavo e li accompagnavo al cimitero. Ci convivevo, onestamente.
Io li benedicevo con l'acqua santa e lavavo via le loro colpe. Io lavoravo in medicina legale e della morte cercavo la causa, non la cura. Io credevo in un'altra vita anche se a volte non riuscivo proprio ad immaginarmela.
La forza di gravità mi fregava più d'ogni cosa. La materia e il suo peso specifico: il fegato, il cuore e il cervello, assieme faranno più di un kilo e la milza? Peserà  almeno 200 grammi e i reni 150 l'uno.
Tutto ha un peso.
Anche l'anima a volte sembra fatta di piombo fuso.

Dom dom dom
Giro l'angolo in bici.
Si non c' è dubbio, queste sono le campane meste del Duomo...

(Foto scattata il 14 gennaio 2020, a casa)