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Scoprirsi paziente nella stanza dei sogni

Si sdraia la mia anima. Paziente. Di cosa hai paura? Di non avere più tempo. O di averne troppo. Dove lo senti tu il dolore? Ma che domanda è? Non c'è un posto preciso per il dolore. O forse, sì. In ogni caso, tu plana con la leggerezza del cormorano sulle mie acque, mi raccomando! Si increspano per molto poco, ancora. Sento echi che rimbombano da molto lontano. Farò silenzio intorno e dentro di me, per decifrarli meglio. Perché si piange? Per mille motivi. Anche per tutto,  ma non per niente. Perché si ride? Per mille motivi. Anche per niente,  ma non per tutto. Ti ho regalato la mia anima e i miei sogni più segreti. Quelli che all'alba diligentemente dimenticavo.  Fanne tesoro. E raccontami una storia. Ti ascolterò, altrettanto diligentemente.  È la mia e non mi voglio distrarre. L'energia non si crea.  Si trasforma soltanto. Come torce bruciamo del nostro stesso fuoco sacro.  I pensieri e l'anima si incendiano più facilmente, nel bene o nel male.  La pelle, invece, s

I ciliegi fioriscono tardi nell’Hokkaido

Poi arriva il giorno in cui gli argini cedono, e le dighe logorate dall' eccesso di cure, crollano. Cadono le impalcature e le barriere franano sotto il peso di sé stesse. Gli uomini costruiscono pinnacoli sulle chiese con l'illusione di raggiungere il cielo, ma è solo una ulteriore necessità di distribuire il carico a terra. Finalmente arriva quel giorno in cui, come per magia, capisci che il tuo scheletro non e' fatto solo di minerale denso, ma anche di aria che ti vibra dentro, e tu, ti scopri flauto di Pan nel tuo canneto di bambù. I flussi allora finalmente possono inondare il tuo cuore  e la corrente scorrere energica, portando a valle, ogni tuo detrito. Soffia quel vento anomalo da cui ti sei sempre protetta,  sempre, ma non ora, non più. Ricordi tutto  e tutto riprendi. Ma senza piu' paura. È il flusso della vita quello che ci fa tremare, come lucciole in mezzo ad un bosco scuro. Spettacolo notturno di vibrazioni luminose. È la vita che ti si pone davanti come u

L'Amaranto

Jack aveva venduto la sua tromba. Eravamo rimasti lì.  Sì, l'aveva venduta per poco più di una cassa di buon gin, quella sera che la tequila e la malinconia lo avevano ingannato più del solito.  Quel filibustiero che se l'era presa, pareva avesse rubato le mani a dio per come muoveva le dita su quei tasti, i suoi tasti!  E Jack, ogni volta che lo sentiva suonare, credeva di diventare pazzo. Ma, il farabutto non aveva il cuore di Jack, né soprattutto i suoi anni e così, inizio' a suonare pezzi che piacevano agli altri piu' che badare a ciò che aveva dentro.  Il suo berretto era sempre pieno di monete e di buon tabacco.  Non come quello di Jack. Lui aveva una caverna al posto del cuore e quindi suonava soltanto quello che gli rimbombava dentro. Altro non sapeva fare, non poteva più. Quando suonava lui, solo le donne piangevano da dietro il bancone e i cani che, però, non avevano spiccioli. Così Jack, se suonava, suonava l'odore del mandarino che aveva la pelle della s

Physis

Ci sono luoghi (non posti, questo l'ho imparato), la cui storia riesce ad uscire dallo spazio fisico che la contiene. Oggi ne ho visto uno.  E' successo nei vecchi padiglioni color Camel dell'area dismessa del Policlinico. Incuriosita dai racconti dei giovani con cui ho la fortuna di condividere i turni di lavoro, sono andata a curiosare... Bam! Tikitikibombom! Un tuffo cuore! Odore di polvere e di cloroformio. Vecchie insegne di una nostalgica " ars curandi " e un " non entrare, suonare il campanello, grazie " affisso, non fuori dalla stanza di un albergo quattro stelle, (semiotica di un amore frettoloso), ma sacrosanto ammonimento della quiete di cui ha bisogno l'anima, prima che il corpo, per rinsavire.  Ovunque, perfino nei bagni dalle mattonell

Transfer(t)imenti in posti giusti

Esiste un posto dove un geco può sentirsi libero di credersi una coccinella a pois ed una giraffa un colibrì? Un posto dove un padre può addormentarsi con una fiaba e la luce accesa ed una madre piangere come una bimba capricciosa? Un posto dove la formica può godere con la briciola di pane, non solo nutrirsi e la farfalla avere ribrezzo per il bruco? Lo cerco. Cerco quel posto.  E so che c'è. Me ne hai parlato poco fa. Mi chiedi di rompere gli argini, ma di mestiere ho fatto il castoro. Mi alzi l'asticella, ma sono una nana, lo vedi? Sollevi la polvere dentro al mio cuore che soffre d'asma. E lo sai. Confondi i miei pensieri e la mia anima. Mi fai credere nella nebulosa protosolare che esploderà in un nuovo pianeta. Il mio . Mi riempi di desiderio dell'esplorazione, ed io trabocco, non resisto. Anche questo lo sai. Mi tiri giù come un aquilone quando io credo di aver trovato il vento giusto. E subito dopo mi dici "ora riprova, era solo un refolo". Mi rilanci

ED

Oggi è l'Emergency Day. Un day come un altro, non fosse che qualcuno senta  l'urgenza di onorare qualcosa o di difendere qualcos'altro che ancora ha bisogno di essere difeso... Ecco allora il D-day, l'Earth day, il Poetry day, la giornata internazionale in difesa dell'omofobia (perché ancora  non abbiamo capito il potere dell'amore) e allora anche il Family day (in caso in cui dovessimo chiarirci le idee, su molto altro...). Potrei troppo facilmente perdere il filo, ma ho altre urgenze, così   torno all' E-Day. Oggi, 27 maggio. Undici anni fa ho iniziato a familiarizzare con questo concetto, l'urgenza , io, apprendista internista, improvvisamente catapultata sul set di un film troppo realista, la cui pellicola gira a velocità doppia... L' emergenza è l'equilibrio che si rompe, all'improvviso. È l'imprevisto che bussa alla tua porta, senza invito. È la diagnosi che cambia la tua vita, per sempre. È il dolore toracico che ti fa a

RIPARAZIONI

Quante volte abbiamo riparato? Quante cose abbiamo riparato? Ma, soprattutto cosa abbiamo riparato? Riparare .  Sul vocabolario della lingua italiana: rimettere in buono stato. Ma anche difendere, proteggere. e, nel tardo latino, addirittura tornare in patria. Ho riparato poco, allora. Non sono brava a rimontare i pezzi rotti, nè ho un gran senso dell'orientamento. Però qualcosa ho riparato. I tagli, per esempio. Le ferite. Quando le  riparo , puntualmente mi chiedo "combaciano ancora i due lembi?"  Ma se per caso non è così, avviso: " è una questione di sostanza, signore, io farò del mio meglio, certo, non dubiti,  però non posso garantirle che tornerà tutto come prima!" Una volta ho rotto i freni della bici e, non sono stata capace di ripararli .  Così ho dovuto fare solo salite, evitato accuratamente le discese ed ogni possibile accelerata, gli incroci e tutte le rotatorie. Ma soprattutto ho dovuto tenere sempre la medesima velocità, cioè quella di sicurezza.

INTANTO

Mi sento un animale. Uno di quelli destinati per natura al letargo, ma che in letargo non ci è mai andato. Contronatura, è rimasto sveglio. Ha tenuto su il battito cardiaco ed il respiro. Ha mantenuto gli occhi aperti ed il cuore in allerta. Orsa, senza pelliccia e senza riserve di grasso, ha sbattuto i denti per tutto l'inverno. Ha capito come si sente il lombrico e che la luna, anche se piena, non scalda.  Un tasso senza tana,  una tartaruga dispersa in un ghiacciaio perenne. Una rondine senza traiettoria. La vedevano volteggiare sul far della sera, sgraziata. Càpita, senza vento tra le ali.  Pareva un uccello malato, visto da terra. Invece lei danzava, danzava la sua danza e cercava il profumo del gelsomino, per orientarsi. Comunque, la primavera è arrivata. Gli animali si svegliano dal letargo, le farfalle escono dal bozzolo, le lucertole si ricordano del sole, i gechi dei muri, i colibrì della goccia d'acqua che disseta,  gli invertebrati, uscendo alla luce, si chiedono

120 grammi

Sono fatta di un materiale che si sbriciola e s'ottunde e si incrina all'urto. So che mi spezzerei facilmente se dovessi reggere un grammo in più di quel che porto. Quando l'ho detto a mia nonna, lei mi ha sorriso. "Che peso reggi tu, signorina, che non arrivi a sette anni?" "La mia anima" ho risposto," la tengo a due mani". La Nena ha arricciato la fronte, ha preso tempo. Ne prende sempre prima di dire la sua. Ed è di quel tempo che io ho paura. "E come mai devi tenerla su?" mi ha domandato.  Sorrideva. Niente mi prende più del sorriso.  Chi in avvenire mi sorriderà, avrà su di me potere. "Non posso distrarmi, nonna. Non posso farlo neanche un minuto. Passerò la vita con le mani occupate, a stringere lei". (Antonia Pozzi, una grazia di cui disfarsi) Esce oggi "Io sono Kore". Casa Editrice: Albatros, Il Filo.  Collana: Nuove Voci. Prefazione di Barbara Alberti. Recensione di Maria Grazia Brunori. Con la collaborazi

Coca zero, Aperol, Lemonsoda.

Poi un giorno Jack, sì, quello che se suonava la tromba il cielo diventava di fuoco, prese suo fratello e gli disse: "io me ne vado in America!"  " E, sentiamo un po' Jack" gli rispose il fratello "che c'è in America che qui non hai?" Allora Jack, abbassando la tromba, e guardando il cielo, gli disse, con calma:  "è questo il punto, fratello, io, semplicemente, ho nostalgia dell'America. Della mia America" "Cioè?" Chiese il fratello, senza troppo capire. Allora Jack riprese: "La mia America è mare e buona musica. La mia America è nostalgia. Nostalgia pura. Ma di me stesso, fratello. La mia America io me la sogno tutte le notti e puntualmente me la dimentico, al risveglio. La mia America, fratello, è il mio desiderio.  È il chewing gum al cacao e rum che non hanno ancora inventato. È la malinconia di cui tanti hanno scritto, ma ancora in pochi. È il miglior jazz, non ancora suonato. È il tempo giusto. Il mio. È la tens

BEVEVA GIN MARE

È sera. Le vie sono deserte.  Un tipo, lì dietro alla finestra illuminata, suona il pianoforte.  Lei l'ascolta, sorseggia del gin mare e, senza che nessuno se ne accorga, sputa l'alga.  La userà come segnalibro nel suo quaderno proibito.  Sì! Perché lei, lei, dentro ha l'oceano, tutto intero.  Lui non se ne accorge, forse non lo sa,  ed infatti, continua a suonare.  In cucina due ballano, sono scalzi.  Ci sono piatti sporchi e due dita di Traminer.  Quei due, invece, parlano. E lo rifanno.  E poi ancora.  Si sono amati, solo che non se lo ricordano più.  Quella casa sa di cera d'api.  Quella di rum e menta.  Quella sa di gelso selvatico e fico.  Quella sa di tabacco mescolato a due gocce di Yves Saint Laurent.  La mia,  questa,  questa sera,  sa di acqua di colonia,  quella di zio, il fabbro, che mi faceva autografare i libri di poesia.  Dai poeti. Sa dei pini della Sila e della nostalgia che ho del ferro battuto a caldo,  È  questo l'odore che indossa la mia ani

L'UDIENZA È TOLTA

Da un tempo relativamente breve mi accorgo di essere affascinata dal simbolo. Immagine evocativa. Segno silenzioso. Discorso senza parole. Forse perché, col tempo, ho capito quanto sarebbe bello essere così: essenziali. Ma, ne sono ancora lontana ed ecco forse il motivo di tanta attrazione e di altrettanta dispersione. Mi prende, tuttavia, talvolta, quel desiderio impellente (chi non l'ha mai provato?) per cui vorrei che chi mi sta davanti capisse tutto, ma proprio tutto, di me semplicemente da una smorfia di una mia ruga, dal fugace bagliore sotto la palpebra, dal tremolio indispettito della ciglia stanca, dallo sguardo che, posandosi su un oggetto, mima un silenzioso "time out". Il desiderio che questo accada mi si muove addosso, da tempo, come un acaro mendace sottopelle che genera un fastidioso prurito. A volte abbiamo bisogno delle parole esattamente come l'aria ha bisogno del polline, per fecondare i prati. Altre volte, invece, le parole sono come un greg

AMARSI

https://youtu.be/b43tnmCxFMY

METAMORFOSI (366 volte in 10000 anni)

Ho  Scorso Scalato Scardinato Ho    Confuso                 E                Contrastato.                                                  Mai  scansato.                                Ora                             Scendo                             Scivolo                             Scelgo                        Non mi sciupo                      Non sono sciapa.                                                    So di sale                                                    So di terra                                                    So di acqua                                                    So di ferro                                                    So di sangue                                                     E clorofilla                                   So. Ora  Procedo Ora Proseguo Non mi prosciugo. E non mi processo. Metto acqua alle mie radici  E gemme rendo i miei pensieri. Ora albero mi scopro che nulla è  senza una terra in cui affondare e senza un cielo in cu

/Ri·fles·sió·ne/

Dal vocabolario della lingua italiana. -Sostantivo femminile. 1. Fis . Fenomeno per cui un raggio di luce viene rinviato o deviato da una superficie riflettente; per estensione, lo stesso fenomeno riferito a onde di altra natura 2. Fig . Considerazione attenta, espressione di consapevolezza nell'esercizio del pensiero. 3. Fil . Momento del processo conoscitivo in cui l’intelletto non soltanto conosce, ma anche sa di conoscere e assume a oggetto sé stesso. Esempi di riflessioni: La matrigna Grimilde che si riflette nello specchio (ed  incrementa la sua vulnerabilità ). Narciso che si riflette nello specchio ( e si innnamora ). Il Basilisco che si riflette nello specchio ( e muore ). Archimede che fa una riflessione, a caldo, con gli specchi ( e uccide ). Alice che, nello specchio, ci passa (e non  riflette ). Borges che, sullo specchio, riflette per una vita intera ( con ossessione parziale ) I vampiri che, nello specchio, non si riflettono ( la rifles