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ATELIER


Dimmi, 
saprai custodire la bambina, la vecchia e la ragazzina?
Saprai contenere quello che sono stata, che sono e quello che ancora non so?

Vezzeggerai quel corpicino piccolo e paffuto, quegli occhi grandi e le mani scoordinate?
Cullerai l'infantile bisogno d'amore e farai scudo alle paure di pezza?

E dimmi ancora, 
abbraccerai, intanto, anche la ragazzina di poco cresciuta? 
Quella dall'incedere incerto coi sogni di primavera intrecciati ai capelli come margherite di campo?
Contemplerai la sua bellezza acerba, i suoi desideri proibiti, soprattutto a sé stessa, ammirando, in silenzio, la rugiada del suo precoce mattino?

E poi, dimmi ancora,
nel contempo, passeggerai con la donna matura, starai al suo passo deciso? 
Ne bacerai le prime rughe d'alloro,  raccoglierai primule e viole da porre sul davanzale del suo cuore ad ogni risveglio? 
La lascerai libera, quando sarà già altrove e saprai sentire la fragilità  scricchiolante delle sue stanze buie? 

E ancora, 
sempre nel mentre,
saprai amare la vecchia che già la abita, quella che trema al calar del sole, quella che va lenta di passo, ma non di cuore? 
Quella che legge in silenzio e intesse i ricordi di una vita intera sulla tela invisibile dei suoi confusi pensieri? 
Quella che guarda le onde e le rondini con la stessa tenacia, che ha ancora primizie di desideri e fantasie cosmiche, senza più tempo, né più dimora?

Dimmi, un'ultima cosa: saprai contenerle tutte? Tutte assieme, tutte contemporaneamente, in un unico infinito istante?

Perché io sono questa evoluzione istantanea: sono nata ieri eppure ho pensieri dolenti d'artrosi, 
ho una forza bruta seduta accanto ad una fragilità antica, 
ho sogni di burro, desideri di stelle e scarpe di piombo,
balbetto, 
invento parole,
tremo.

(È, nel mentre, l'ultimo di questo aprile)

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