Passa ai contenuti principali

METAMORFOSI (366 volte in 10000 anni)


Ho 
Scorso
Scalato
Scardinato

Ho
   Confuso 
               E
               Contrastato.
                                                 Mai  scansato.

                               Ora
                            Scendo
                            Scivolo
                            Scelgo
                       Non mi sciupo
                     Non sono sciapa.

                                                   So di sale
                                                   So di terra
                                                   So di acqua
                                                   So di ferro
                                                   So di sangue 
                                                   E clorofilla

                                  So.

Ora 
Procedo
Ora
Proseguo
Non mi prosciugo.
E non mi processo.

Metto acqua alle mie radici 
E gemme rendo i miei pensieri.

Ora albero mi scopro
che nulla è 
senza una terra in cui affondare
e senza un cielo in cui oscillare

scattata nello spogliatoio  del PS ieri, 12022021 (date così succedono 366 volte in 10000 anni)





Commenti

  1. Avendo letto quasi tutto il suo bel blog, di questo pezzo sono rimasto perplesso.
    Gli esercizi di stile non le si addicono e quindi scarto questa ipotesi.
    Una che resta, ma mi pare di farla facile, è che lei abbia trovato la sua “terra in cui affondare”, mettere radici e nutrirsi.
    Ne sarei felice se non leggessi un tentativo di sviare i dubbi e le domande scomode.
    Devo essere sincero, questo pezzo mi sembra un inciampo nella bella evoluzione che stavo leggendo nei suoi pezzi.
    Non l’ho mai immaginata come albero e mi sembra innaturale che il suo “duende” metta radici così presto.
    Che, pochi passi fuori dalla “grotta”, abbia trovato terreno buono…
    Che il suo “sautonauta” abbia già trovato porto nella Colchide.

    Leggevo stamane un’intervista della Gamberale come lancio di un’iniziativa che parte proprio oggi.
    E ho pensato al suo blog e alla somiglianza fra le due “ricerche”.
    Ora, dopo questo pezzo, con meno slancio di questa mattina, condivido comunque il link.

    https://www.corriere.it/sette/cultura-societa/7-web-rep-gamberale-de-cesco/index.shtml

    n.

    RispondiElimina
  2. Gentilissimo signor N. la ringrazio di cuore per questo suo arguto commento che arriva preciso e interessante, a mio parere! Mi ha fatto chiedere "ma perché scrivo?" Mi sono risposta: "non so di preciso, ma per me, la faccenda è del tutto paragonabile a quel che accade in organo emuntore...solo che in questo caso, nella scrittura, non si producono liquidi biologici, né men che meno prodotti di scarto, bensì pensieri, emozioni che devono uscire. Mi perdoni il paragone poco aulico, ma questo è: un fisiologico e concreto bisogno. Quando l'anima, il cuore, la mente, o dove collochiamo le nostre inquietudini sono troppo pieni, bisogna svuotare il sacco.
    Per me è così! È una questione di omeostasi (mi tradisce la deformazione professionale). Non scrivo per professione, per profisdione tento di curare gli altri, io scrivo per salvarmi!
    Il mio duende si è risvegliato, senza pietà, circa due anni fa, mentre mi trovavo su una barca in mezzo al delta di un fiume, lontano da casa.
    In tutto questo tempo ho cercato di familiarizzare con lui, con l'Un-heimlich, il non familiare, il perturbante che si cerca di addomesticare e rendere "heimlich".
    Non ho finito la ricerca, forse a malapena l'ho iniziata, non sono uscita dalla grotta, piuttosto capito che le pareti possono diventare sfondo per disegnarvici sopra i propri pensieri, e credo di aver provato qualcosa di molto simile a quello che deve aver provato l'uomo primitivo la prima volta che ha disegnato sulla parete e capito che poteva esprimersi e illudersi di alleggerire così la propria solitudine.
    Oggi sì, ho giocato con le parole, ho chiesto di farmi ridere, lo desideravo, le ho inseguite come si insegue una biglia, ho lasciato si arrampicassero tra i miei grovigli e venissero fuori divertite a divertirmi. Ho lasciato le parole libere, in un libero flusso. Da ieri, ho preso coscienza di una mia metamorfosi e non mi sono ritrovata scarafaggio di Kafkiana memoria, mi sono sentita pianta, desiderosa di fiorire, ho sentito la clorofilla scorrere assieme al sangue e sì mi sono immaginata albero bisognoso di ricercare le proprie radici dove si colloca la propria storia, percorso necessario per capire di che materia si compongono le nostre fibre e di che humus siamo fatti, ma le fronde, caro signore, ah le fronde restano al vento, alle oscillazioni del pensiero, all'inquietidine che, in fondo spero mi abbandoni il più tardi possibile, perché è questa instabilità che mi fa sentire viva, in ascolto, creativa.
    La ringrazio di cuore per il suo intervento assai stimolante e condivido appieno pensiero della Gamberale, (anzi grazie per la condivisione):
     “Mentre ti leghi senti il bisogno di slegarti, e mentre ti sleghi senti il bisogno di legarti...ma se anziché essere un problema fosse semplicemente un modo di avere relazioni?"....intense e vere, aggiungerei...
    A presto per altri scambi, se lo vorrà!

    RispondiElimina
  3. Il bisogno di equilibrio: l'albero radicato alla terra teso a sfiorare il cielo. Tenere insieme il familiare e l'estraneo nel proprio cuore. Scoprire che il familiare è da sempre estraneo, tenuto in angolo, addomesticato, soffocato. Un colpo basso, una caduta che apre un mondo. La scoperta che tutto può volgersi nel suo contrario. La terra diventare cielo, l'abisso aria, la caduta volo. Perché tutto inspiegabilmente si tiene. Guadagno di un orizzonte più grande.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Precipitare al centro di sé stessi fa paura. È un terreno oscuro, dove temi di poter soffocare o essere inghiottita. Ci vuole pazienza nell'accettare la ciclicità della vita che impone la morte e grande coraggio nell'accettare la tua di morte, il tuo silenzio, la tua ricerca solitaria nel sttosuolo di se stessa
      È salvifico, però, quel momento in cui senti che una linfa vitale ti ripercorre al contrario, risale dal tuo mondo oscuro e tu germogli.
      È la rinascita.
      Tu dici: "La scoperta che tutto può volgersi nel suo contrario. La terra diventare cielo, l'abisso aria, la caduta volo. Perché tutto inspiegabilmente si tiene. Guadagno di un orizzonte più grande".
      Come mi parlano queste parole profonde e vissute! La terra, il sotterraneo di ognuno, resta imprescindibile nutrimento per la vera conoscenza di sé, e fronde mi auguro siano possibilità di evoluzione continua e nuove bellezze.
      Grazie Antonella

      Elimina
  4. C'è sempre sincerità in questa Ilaria anche nelle risposte. certe cose, prima del suo rispondere, si sentono basta ascoltare. Come ora sento che c'è del dolore in questa seconda risposta, e non mi sembra giusto farla andare oltre. Prendiamo le cose per quello che sono e cerchiamo di accontentarci di poco se lo è, ma di vero. Ogni giorno è diverso ed ogni periodo, per me per noi e per Ilaria, così quello che si scrive può essere diverso ma se è sincero riflette noi stessi (perché è così punto) in fondo noi non siamo qua per pretendere, (ma per leggere non eclusivamente per capire e non tanto per stupirsi ma per sentirlo ma può darsi che valga solo per me questo). Questo mi piace questo non mi piace, essere qui in questo spazio dove la Ilaria scrive delle sue piccole verità, dei suoi momenti senza paura alcuna di essere "giudicata"ed intravista dentro, ricordo che il vero nudo non è lesteriore ma riguarda l'interiore, laprire quella tenda e farsi scorgere dentro... bee io lo trovo bello questo molto , l'aprirsi ed il svuotarsi dentro come lei preferisce dire e come veramente fa perché ne ha bisogno per chi non lo avesse ancora capito. se c'è un non mi piace me lo tengo stretto, non me lo posso permettere e non voglio permettermelo perché in fondo può ferire un pochino. Annalizzo nel complesso il tutto preferisco e come dicono gli altri ci piace leggerlo, posso capirlo ma non sono obbligato, preferisco sentirlo per me c'è una gran differenza. questo non è nessun attacco o presa di difesa è solo come la penso io.
    L'evoluzione non mi garba tanto, come se Ilaria debba per forza evolvere in qualcosa migliorare (mi sembra arguta nel lessico e nel comporre) migliorare in cosa e per cosa. Raccontarsi in certe cose c'è anche del coraggio e non c'è evoluzione che tenga o necessaria, perché diventerebbe migliore ma questo vale per me..
    Oggi albero perché si sente o desidera così, le radici e le fronde all'aria, la prossima settimana farfalla perché magari si sentirà libera perché no, chi sono io per impedirglielo o per giudicarlo. come se adesso non sia abbastanza quello che scrive che offre agli altri, è un suo gratificarsi anche e sentirsi bene ed anche il suo vuotare il sacco per poter vivere meglio..sarà forse una via di fuga una valvola di sfogo bisogna accettarlo.
    Può essere che nella sua vita e nel suo lavoro senta tanto dolore intorno a sé, può darsi come dice lei cerca di curare e quando non ci riesca ne stia male dentro e portarsi a casa tutti i giorni questi mali non faccia vivere tanto bene penso. Da qui il suo bisogno di svuotarsi per vivere un po' meglio chissà..
    Metti radici se vuoi e senti pure la clorofilla nelle tue vene e guarda i tuoi pensieri sbocciare questa settimana sarà così la prossima sarai un'altra cosa, ricordati questa è la tua vita e sei te dentro la prima a sentire quello che vorrai diventare, non fartene mai cruccio per nessun motivo, la metaforfosi il cambiamento anche se momentaneo, cosa c'è di male le stagioni ci insegnano. Gioisci rincorri il sogno anche se diverso giorno per giorno, ridi strabilia godi soffri con consapevolezza ma anche senza ogni tanto ci sta un mezzo soffio più pazzerello.
    Ma io dovrei farmi i cavoli miei.
    Sia ben chiaro questo, io non sono nessuno, osservo il mondo da lontano.
    G.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie G per questo commento vigoroso! Questa dialettica attorno ad un pensiero scritto e condiviso è un aspetto che io personalmente trovo assai interessante! La comunicazione tra le persone che è condivisione di un sentire ma anche possibilità di dissentire, di vedere altro, e di esprimere un parere! Questa è la democrazia del pensiero e questo è qualcosa di assai prezioso, soprattutto se i toni si mantengono garbati e rispettosi come avviene qui. Io ringrazio i miei lettori e ancor di più chi mi scrive perché è un modo per comunicare e per me per imparare altre cose, vedere altre sfumature, pensare a ciò a cui non avevo pensato...
      Questa dialettica mette in comunicazione gli infiniti modi in cui vediamo le cose e le viviamo e consente di entrare in risonanza.
      Grazie anche a te, dunque come a chi tu ha preceduto!
      Bello il pezzo in cui dici "oggi albero, domani farfalla"....o sasso bianco di mare...chissà!! A presto

      Elimina
  5. Dovevo scrivere un'altra cosa ma mi son perso.

    Tra centanni quell'albero sarà ancora lì, forse le mattonelle alcuni rotte o increspate e sbiadito il tutto i colori nella mente. Forse in un giusto momento con la giusta angolazione ci sarà un'altra Ilaria o francesca ed in un sobbalzo l'immagine attraverserà come un fulmine la retina e mente(a noi tutti e non ce ne accorgiamo, ci illudiamo spesso di essere noi i primi..i degustatori..) come un alito di vento che sobbalza attraverso le nostre stanze e sbatte finestre e porte con decisione e forza tanto da quasi spaventarci e ci desta e come se lo fa...
    ma non in tutti ..
    E l'albero sarà di nuovo lì in quel riflesso, l'andare ed il divenire e chissà se il pensiero si fermerà nuovamente a gustare quel momento che lei sentirà suo da dietro quella tenda ma forse mai penserà a quanti prima di lei abbiano rinchiuso quel piccolo alito nel proprio barattolo e riposto in alto della sua mensola.
    Quanti prima di noi e quanti ancora da divenire pensieri reali ed anche piccole illusioni che cerchiamo di tenere strette nelle nostre mani,
    si confonde lo scorrere del ruscello con l'immagine delle semenze che toccano terra.
    Un'altra vita sarà, il suo divenire con tutti i suoi piccoli momenti ed il suo scoprire di essere solo uno dei tanti.
    Ma questo è il nostro mondo
    a cui apparteniamo
    e queste sono le sue regole.
    G.

    RispondiElimina

Posta un commento