Esiste un posto dove un geco può sentirsi libero di credersi una coccinella a pois ed una giraffa un colibrì?
Un posto dove un padre può addormentarsi con una fiaba e la luce accesa ed una madre piangere come una bimba capricciosa?
Un posto dove la formica può godere con la briciola di pane, non solo nutrirsi
e la farfalla avere ribrezzo per il bruco?
Lo cerco. Cerco quel posto. E so che c'è.
Me ne hai parlato poco fa.
Mi chiedi di rompere gli argini, ma di mestiere ho fatto il castoro.
Mi alzi l'asticella, ma sono una nana, lo vedi?
Sollevi la polvere dentro al mio cuore che soffre d'asma. E lo sai.
Confondi i miei pensieri e la mia anima.
Mi fai credere nella nebulosa protosolare che esploderà in un nuovo pianeta. Il mio.
Mi riempi di desiderio dell'esplorazione, ed io trabocco, non resisto. Anche questo lo sai.
Mi tiri giù come un aquilone quando io credo di aver trovato il vento giusto. E subito dopo mi dici "ora riprova, era solo un refolo".
Mi rilanci come un pallone fuori area, con un colpo deciso, proprio quando io credevo di aver fatto goal.
Subisco questa seduzione, senza inganni.
Mi chiedi di essere libera.
Di non allevare mai un cuore borghese.
Di non predicare la coerenza ma piuttosto di familiarizzare con l'incoerenza repressa.
Di essere capricciosa, di mettere il broncio, di farti un torto, almeno una volta, se te lo meriti, di andare ben oltre la piatta rispettabilità che non ci appartiene.
Mi chiedi di spogliarmi ancora e ancora di più e di accogliere le possibilità.
Cosa resterà di me?
I venti soffiano. Ed io peso solo pochi grammi.
Sufficienti per continuare ad amarmi e ad amare.
Non intendevi questo?
Scusa. Io ho capito così.