Jack aveva venduto la sua tromba. Eravamo rimasti lì.
Sì, l'aveva venduta per poco più di una cassa di buon gin, quella sera che la tequila e la malinconia lo avevano ingannato più del solito.
Quel filibustiero che se l'era presa, pareva avesse rubato le mani a dio per come muoveva le dita su quei tasti, i suoi tasti!
E Jack, ogni volta che lo sentiva suonare, credeva di diventare pazzo.
Ma, il farabutto non aveva il cuore di Jack, né soprattutto i suoi anni e così, inizio' a suonare pezzi che piacevano agli altri piu' che badare a ciò che aveva dentro.
Il suo berretto era sempre pieno di monete e di buon tabacco.
Non come quello di Jack.
Lui aveva una caverna al posto del cuore e quindi suonava soltanto quello che gli rimbombava dentro. Altro non sapeva fare, non poteva più. Quando suonava lui, solo le donne piangevano da dietro il bancone e i cani che, però, non avevano spiccioli.
Così Jack, se suonava, suonava l'odore del mandarino che aveva la pelle della sua amata, ma lo faceva davanti a gente che non aveva mai conosciuto gli agrumi.
Se suonava, Jack, suonava dell'oro che c'era in fondo alla miniera, ma lo faceva a gente che aveva una dannata paura del buio.
Se saliva su di nota e le labbra gli si facevano di fuoco, era perché Jack stava suonando di quel fottutissimo bisogno di intimità che abbiamo e che lui aveva perso per strada, o forse, non aveva ancora trovato. Ma lo faceva a gente che azzannava le mele, senza mai notare l'amaranto.
Così Jack rimase povero.
Il suo cappello restò vuoto, anche quando pareva che la sua tromba ti stesse chiamando per nome.
Ieri Joe, vendendolo così triste, gli ha regalato una piccola fisarmonica a bocca. "Nulla è perduto Jack, hai smarrito la tua tromba, ma non il tuo fiato, le tue labbra e soprattutto il tuo desiderio"...
È da ieri che Jack guarda la fisarmonica,
ha sfumature amaranto pure lei...