Un tipo, lì dietro alla finestra illuminata, suona il pianoforte.
Lei l'ascolta, sorseggia del gin mare e, senza che nessuno se ne accorga, sputa l'alga.
La userà come segnalibro nel suo quaderno proibito.
Sì!
Perché lei, lei,
dentro ha l'oceano, tutto intero.
Lui non se ne accorge,
forse non lo sa,
ed infatti, continua a suonare.
In cucina due ballano, sono scalzi.
Ci sono piatti sporchi
e due dita di Traminer.
Quei due, invece, parlano.
E lo rifanno.
E poi ancora.
Si sono amati,
solo che
non se lo ricordano più.
Quella casa sa di cera d'api.
Quella di rum e menta.
Quella sa di gelso selvatico e fico.
Quella sa di tabacco mescolato a due gocce di Yves Saint Laurent.
La mia,
questa,
questa sera,
sa di acqua di colonia,
quella di zio, il fabbro, che mi faceva autografare i libri
di poesia.
Dai poeti.
Sa dei pini della Sila e della nostalgia che ho del ferro battuto a caldo,
È questo l'odore che indossa la mia anima.
Intanto, prima che il gallo canti,
qui accanto sta suonando una musica pop, anni settanta,
mentre un uccello si è smarrito in volo ed evidentemente ha deciso di condividere con me il suo turbamento.
Le cicale, invece, mi sussurrano che aspettano l'estate ed è per questo che se ne stanno zitte zitte.
Le sirene non aspettano che arrivi Ulisse per intonare il loro canto;
sgraziate come non mai, fuori dall'acqua salata,
con urla mono-tone,
attirano l'attenzione dei naufraghi.
Niiino! ninoooo! niiiinooo!!!!
Si salvi, chi può.
Sento odore di muschio e di bambù,
odore di resina e di pino marittino.
Le luci si spengono.
Ognuno abbraccia la sua notte.