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Transfer(t)imenti in posti giusti

Esiste un posto dove un geco può sentirsi libero di credersi una coccinella a pois ed una giraffa un colibrì? Un posto dove un padre può addormentarsi con una fiaba e la luce accesa ed una madre piangere come una bimba capricciosa? Un posto dove la formica può godere con la briciola di pane, non solo nutrirsi e la farfalla avere ribrezzo per il bruco? Lo cerco. Cerco quel posto.  E so che c'è. Me ne hai parlato poco fa. Mi chiedi di rompere gli argini, ma di mestiere ho fatto il castoro. Mi alzi l'asticella, ma sono una nana, lo vedi? Sollevi la polvere dentro al mio cuore che soffre d'asma. E lo sai. Confondi i miei pensieri e la mia anima. Mi fai credere nella nebulosa protosolare che esploderà in un nuovo pianeta. Il mio . Mi riempi di desiderio dell'esplorazione, ed io trabocco, non resisto. Anche questo lo sai. Mi tiri giù come un aquilone quando io credo di aver trovato il vento giusto. E subito dopo mi dici "ora riprova, era solo un refolo". Mi rilanci...

ED

Oggi è l'Emergency Day. Un day come un altro, non fosse che qualcuno senta  l'urgenza di onorare qualcosa o di difendere qualcos'altro che ancora ha bisogno di essere difeso... Ecco allora il D-day, l'Earth day, il Poetry day, la giornata internazionale in difesa dell'omofobia (perché ancora  non abbiamo capito il potere dell'amore) e allora anche il Family day (in caso in cui dovessimo chiarirci le idee, su molto altro...). Potrei troppo facilmente perdere il filo, ma ho altre urgenze, così   torno all' E-Day. Oggi, 27 maggio. Undici anni fa ho iniziato a familiarizzare con questo concetto, l'urgenza , io, apprendista internista, improvvisamente catapultata sul set di un film troppo realista, la cui pellicola gira a velocità doppia... L' emergenza è l'equilibrio che si rompe, all'improvviso. È l'imprevisto che bussa alla tua porta, senza invito. È la diagnosi che cambia la tua vita, per sempre. È il dolore toracico che ti fa a...

RIPARAZIONI

Quante volte abbiamo riparato? Quante cose abbiamo riparato? Ma, soprattutto cosa abbiamo riparato? Riparare .  Sul vocabolario della lingua italiana: rimettere in buono stato. Ma anche difendere, proteggere. e, nel tardo latino, addirittura tornare in patria. Ho riparato poco, allora. Non sono brava a rimontare i pezzi rotti, nè ho un gran senso dell'orientamento. Però qualcosa ho riparato. I tagli, per esempio. Le ferite. Quando le  riparo , puntualmente mi chiedo "combaciano ancora i due lembi?"  Ma se per caso non è così, avviso: " è una questione di sostanza, signore, io farò del mio meglio, certo, non dubiti,  però non posso garantirle che tornerà tutto come prima!" Una volta ho rotto i freni della bici e, non sono stata capace di ripararli .  Così ho dovuto fare solo salite, evitato accuratamente le discese ed ogni possibile accelerata, gli incroci e tutte le rotatorie. Ma soprattutto ho dovuto tenere sempre la medesima velocità, cioè quella di sicurezza....

INTANTO

Mi sento un animale. Uno di quelli destinati per natura al letargo, ma che in letargo non ci è mai andato. Contronatura, è rimasto sveglio. Ha tenuto su il battito cardiaco ed il respiro. Ha mantenuto gli occhi aperti ed il cuore in allerta. Orsa, senza pelliccia e senza riserve di grasso, ha sbattuto i denti per tutto l'inverno. Ha capito come si sente il lombrico e che la luna, anche se piena, non scalda.  Un tasso senza tana,  una tartaruga dispersa in un ghiacciaio perenne. Una rondine senza traiettoria. La vedevano volteggiare sul far della sera, sgraziata. Càpita, senza vento tra le ali.  Pareva un uccello malato, visto da terra. Invece lei danzava, danzava la sua danza e cercava il profumo del gelsomino, per orientarsi. Comunque, la primavera è arrivata. Gli animali si svegliano dal letargo, le farfalle escono dal bozzolo, le lucertole si ricordano del sole, i gechi dei muri, i colibrì della goccia d'acqua che disseta,  gli invertebrati, uscendo alla luce, s...

120 grammi

Sono fatta di un materiale che si sbriciola e s'ottunde e si incrina all'urto. So che mi spezzerei facilmente se dovessi reggere un grammo in più di quel che porto. Quando l'ho detto a mia nonna, lei mi ha sorriso. "Che peso reggi tu, signorina, che non arrivi a sette anni?" "La mia anima" ho risposto," la tengo a due mani". La Nena ha arricciato la fronte, ha preso tempo. Ne prende sempre prima di dire la sua. Ed è di quel tempo che io ho paura. "E come mai devi tenerla su?" mi ha domandato.  Sorrideva. Niente mi prende più del sorriso.  Chi in avvenire mi sorriderà, avrà su di me potere. "Non posso distrarmi, nonna. Non posso farlo neanche un minuto. Passerò la vita con le mani occupate, a stringere lei". (Antonia Pozzi, una grazia di cui disfarsi) Esce oggi "Io sono Kore". Casa Editrice: Albatros, Il Filo.  Collana: Nuove Voci. Prefazione di Barbara Alberti. Recensione di Maria Grazia Brunori. Con la collaborazi...

Coca zero, Aperol, Lemonsoda.

Poi un giorno Jack, sì, quello che se suonava la tromba il cielo diventava di fuoco, prese suo fratello e gli disse: "io me ne vado in America!"  " E, sentiamo un po' Jack" gli rispose il fratello "che c'è in America che qui non hai?" Allora Jack, abbassando la tromba, e guardando il cielo, gli disse, con calma:  "è questo il punto, fratello, io, semplicemente, ho nostalgia dell'America. Della mia America" "Cioè?" Chiese il fratello, senza troppo capire. Allora Jack riprese: "La mia America è mare e buona musica. La mia America è nostalgia. Nostalgia pura. Ma di me stesso, fratello. La mia America io me la sogno tutte le notti e puntualmente me la dimentico, al risveglio. La mia America, fratello, è il mio desiderio.  È il chewing gum al cacao e rum che non hanno ancora inventato. È la malinconia di cui tanti hanno scritto, ma ancora in pochi. È il miglior jazz, non ancora suonato. È il tempo giusto. Il mio. È la tens...

BEVEVA GIN MARE

È sera. Le vie sono deserte.  Un tipo, lì dietro alla finestra illuminata, suona il pianoforte.  Lei l'ascolta, sorseggia del gin mare e, senza che nessuno se ne accorga, sputa l'alga.  La userà come segnalibro nel suo quaderno proibito.  Sì! Perché lei, lei, dentro ha l'oceano, tutto intero.  Lui non se ne accorge, forse non lo sa,  ed infatti, continua a suonare.  In cucina due ballano, sono scalzi.  Ci sono piatti sporchi e due dita di Traminer.  Quei due, invece, parlano. E lo rifanno.  E poi ancora.  Si sono amati, solo che non se lo ricordano più.  Quella casa sa di cera d'api.  Quella di rum e menta.  Quella sa di gelso selvatico e fico.  Quella sa di tabacco mescolato a due gocce di Yves Saint Laurent.  La mia,  questa,  questa sera,  sa di acqua di colonia,  quella di zio, il fabbro, che mi faceva autografare i libri di poesia.  Dai poeti. Sa dei pini della Sila e della n...

L'UDIENZA È TOLTA

Da un tempo relativamente breve mi accorgo di essere affascinata dal simbolo. Immagine evocativa. Segno silenzioso. Discorso senza parole. Forse perché, col tempo, ho capito quanto sarebbe bello essere così: essenziali. Ma, ne sono ancora lontana ed ecco forse il motivo di tanta attrazione e di altrettanta dispersione. Mi prende, tuttavia, talvolta, quel desiderio impellente (chi non l'ha mai provato?) per cui vorrei che chi mi sta davanti capisse tutto, ma proprio tutto, di me semplicemente da una smorfia di una mia ruga, dal fugace bagliore sotto la palpebra, dal tremolio indispettito della ciglia stanca, dallo sguardo che, posandosi su un oggetto, mima un silenzioso "time out". Il desiderio che questo accada mi si muove addosso, da tempo, come un acaro mendace sottopelle che genera un fastidioso prurito. A volte abbiamo bisogno delle parole esattamente come l'aria ha bisogno del polline, per fecondare i prati. Altre volte, invece, le parole sono come un greg...

AMARSI

https://youtu.be/b43tnmCxFMY

METAMORFOSI (366 volte in 10000 anni)

Ho  Scorso Scalato Scardinato Ho    Confuso                 E                Contrastato.                                                  Mai  scansato.                                Ora                             Scendo                             Scivolo                             Scelgo                        Non mi sciupo                      Non sono scia...

/Ri·fles·sió·ne/

Dal vocabolario della lingua italiana. -Sostantivo femminile. 1. Fis . Fenomeno per cui un raggio di luce viene rinviato o deviato da una superficie riflettente; per estensione, lo stesso fenomeno riferito a onde di altra natura 2. Fig . Considerazione attenta, espressione di consapevolezza nell'esercizio del pensiero. 3. Fil . Momento del processo conoscitivo in cui l’intelletto non soltanto conosce, ma anche sa di conoscere e assume a oggetto sé stesso. Esempi di riflessioni: La matrigna Grimilde che si riflette nello specchio (ed  incrementa la sua vulnerabilità ). Narciso che si riflette nello specchio ( e si innnamora ). Il Basilisco che si riflette nello specchio ( e muore ). Archimede che fa una riflessione, a caldo, con gli specchi ( e uccide ). Alice che, nello specchio, ci passa (e non  riflette ). Borges che, sullo specchio, riflette per una vita intera ( con ossessione parziale ) I vampiri che, nello specchio, non si riflettono (...

OscillAzione

Ieri mi hanno detto che sono concava. Una conca. Non pensavo di avere una forma diversa dall'homunculus di Penfield. Allora ho pensato alla mia conca, ma mi sono immaginata così: Una conca verticale, insomma,  una linea piegata dal vento. Perché è la verticalità che mi attrae,  più dell'orizzontalità. E difatti, soffro terribilmente di vertigini. Altalena basculante,  con perno nell'ombelico, Così, in tempi alterni, sprofondo nel mio mondo sommerso accessibile solo agli scarafaggi, ai pipistrelli e agli spifferi d'aria  e salgo laddove la nebbia scompare e brividano pure i pappagalli. (ma lo faccio con ilarità bambina, non ti tedio, non defletto e non eccedo). Oscillazione. Ogni tanto mantengo l'equilibrio, faccio perno sul baricentro che sta nell'ombelico,  mi aggrappo al mio funicolo embrionale,     cicatrice della nascita,  epicentro della mia storia,  vecchia come il mondo. Ci sono altezze precipitose  e profondità p...

Questione di fecondi

Poi arriva il giorno in cui capisci che il dolore puo' prendere la forma di ciò che lo contiene, esattamente come il latte dentro la sua scatola di cartone o il tonno nella sua lattina. Capisci anche che quando si è tristi, si possono fare cose straordinarie. Ti ricordi, così, quasi all'improvviso, che il desiderio è il secondo dio venuto al mondo. Il primo è il caos e nel suo ventre fecondo, oggi cerchi rifugio, senza più alcun timore. Così ti accorgi di poter sentire, come fosse una magia, il canto del lombrico innamorato della sua stella. Allora, taci. Muta, resti in ascolto, ormai cresciuta. Ed è Kosmos, fuori e dentro di te. Il borgo visto da Lungoticino Sforza. Pavia  

NUOVO

Quando riuscirò ad accogliere il tuo dolore, coniugato al maschile mi sentirò donna, a tutti gli effetti. Quando ascolterò, la tua inquietudine figlia senza sentire l'urgenza di aiutarti, sarò davvero madre dentro.  Quando deciderò di fare spazio alla fragilità di chi mi ha generato, smetterò, naturalmente, di fare i capricci. Quando tratterò le tue esili fibre esattamente come farò con le mie per paura si spezzino, sarò migliore di adesso. E se per caso avrò fatto tutto in silenzio, allora la mia trasformazione sarà fragorosa.     Quadro di Koketit "love has its cracks"

ALBE

          https://youtu.be/5JSZ13MNmF0

CROMOTERAPIA

Fammi ridere a crepapelle Cioè ridere così tanto da cambiare pelle. Come un geco, lasciare il grigio scuro  e virare verso il rosa shocking o il pois. Fammi sbellicare dalle risate Cioè smettere di combattere, scivolare nell'ombelico  e annegare nel benessere interiore. Fammi scompisciare dalle risate. Ma in maniera aulica. Fammi sbudellare dal ridere e poi ancora ridere fino all'osso sì da sciogliermi in grosse e grasse risate. Burro nella padella. Fammici ridere su Quando sto giù. E ridere di gusto e di olfatto  Fallo con tatto, soprattutto. Vellica la pancia alla mia anima e sbrodoliamoci addosso un po' di buonumore. Fammi sentire una sposa. Inondandomi di riso.

LE REGOLE DEL GIOCO