Hai mai incontrato il tuo duende?
Il mio è una vecchia rugosa che balla il flamenco.
Già correva sotto la pelle,
ma io pensavo fosse orticaria.
Bussava alla porta del mio cuore:
"oye chica, ¿por qué no abres la puerta?"
ed io chiamavo quei colpi decisi "extrasistoli"!
Saltellava sui miei metatarsi, quel demonio,
ed io mi sentivo accelerata nel passo ma mi imponevo di rallentare,
per stare al passo degli altri.
Mi affollava la testa, la gitana scaltra, con le sue storie da marinai
ed io mi curavo per l'emicrania.
Mi bruciava il sangue, quel fauno travestito,
ed io ingoiavo pasticche per la gastrite.
Poi, finalmente, io e il duende ci siamo riconosciuti.
È successo in un pomeriggio di aprile.
Da allora io e il duende balliamo, balliamo e balliamo ancora.
Spesso ci succede di farlo anche senza musica, al ritmo di quell'inquietudine che ora so a cosa serve.
Al vuoto, io e il duende, scattiamo foto, usando, al posto del flash, l'energia cinetica che abbiamo dentro.
Io e il duende piangiamo per niente e
poi lo rifacciamo
per tutto.
Ci spezziamo e ci rimettiamo assieme,
ma ogni volta ridiamo e ridiamo ancora per quello che ne viene fuori,
tanto ci stupisce!
Il mio duende è incanto e fascinazione.
Ha curato la mia insonnia e la mia fretta, l'orticaria e la cefalea.
Mi fa scalare le montagne per cercare una parola,
ma quando mi fa sognare,
mi fa sognare il mare
tutto intero.
Il mio duende è una vecchia rugosa con cui io ballo il flamenco