Sento suonare una fisarmonica lontano.
La senti anche tu?
O è un mio inganno?
Ci sono melodie antiche che sembra ci precedano.
Sono quelle in cui siamo destinati a perderci, per poterci, poi, ritrovare.
È il do diesis su cui hai danzato nel liquido amniotico di tua madre, mentre dalla tua coda girina ti si abbozzavano i timpani.
Sensazioni primitive e per certo perdute. Preistoria dell'anima. Patrimonio della tua umanità.
Il viaggio a ritroso dentro di sé è come
finire, sempre girina, in quella canna di bambù in cui si sono infilati tutti i venti del tuo mondo: soffi, sibili e fruscii, zufolii e mormorii, brusii e bisbigli.
Sussurri che arrivano da molto lontano.
Vi accolgo.
Amplifico la mia superficie, traziono la mia materia, se necessario, anche a costo di perdere in resistenza ed aumentare, ancora una volta, la mia fragilità.
Lo farò, se questo servirà a fare spazio, dentro di me e sulla mia pelle ed accogliere tutte le voci del mio passato, tutti i miei venti.
Ascolterò, paziente, ogni soffio, sibilo e fruscio, ogni zufolo e mormorio. Anche i brusii ed i bisbigli ascolterò. Uno ad uno e tutti assieme. Ho bisogno di trasformarli in melodia.
Sento suonare una musica lontano.
A volte rallenta, a volte accelera.
La senti anche tu?
No?
Io vado a vedere.
Ho perso l'udito, poi l'impianto cocleare mi ha aiutato a ritrovarlo, non era certo quello naturale con cui avevo sentito mia madre dire a mio padre -non lasciarmi. Ma era un apparecchio che mi permise poi di sentire mio padre -che piangeva per avere lasciato mia madre. Suoni e grida da farne un concerto ne ho anch'io, che mi riportano alla culla e che archivierò nella tomba. "Soffio, sibilo e fruscio, ogni zufolo e mormorio" quei rumori che ci fanno compagnia nel nostro silenzio -interiore. Ho scelto di spegnere la batteria all'impianto cocleare quando finisco di lavorare, così non mi sento dentro. E per i concerti -dico la mia, possono anche non tornare a farne.
RispondiEliminaPietro Zattera
Gentile Pietro, non so perché ma ho la sensazione che lei si intende di musica. È per questo che, forse, mal tollera le stonature. Tuttavia bisogna conoscerle ed esserci incappati per poter gioire di un pezzo ben fatto. Non solo tecnicamente. Ma lei lo sa.
EliminaApprezzo sempre chi utilizza la parola 'accogliere' sostituendola all'ostile 'accettare'.
RispondiElimina'accogliere' presuppone abbracciare ciò che è già insito in sé: accolgo le mie emozioni, le abbraccio ricongiungendomi'. Accolgo il Grande Amore, quello a cui appartengo sin dalla fase girina muovendo la coda a ritmo di armonica. Accolgo le pulsioni, quelle più antiche, che mi appartengono, e so che lì ritrovo me stesso.
'accettare' mi dà sempre l'idea dell'estraneo. Posso accettare un amare mediocre, quello a cui sento di non appartenere. Posso accettare un torto subito, perdonando e non dimenticando. Accetto ciò che è altro da me.
Questa melodia lei sceglie di accoglierla, senza dubbi, riportando se stessa addirittura all'interno del ventre materno. Luogo di protezione per eccellenza.
Incantevole
Stu*& stru*
Accogliere ciò che ci è in qualche modo familiare. Bellissimo!
EliminaChe sia altro da noi o che sia dentro di noi.
Se rimane "non familiare" non possiamo accoglierlo. Al massimo lo possiamo accettare.
Bellissimo!
Grazie per questa preziosissima puntualizzazione della differenza tra accoglienza ed accettazione.
Vorrei accogliere allora. Confermo.
Ha beccato il punto! Ne sono contento.
RispondiEliminaIl sentire vero è qualcosa che fuoriesce quando si aprono le braccia per far respirare il cuore. E non è un caso che accogliamo un abbraccio aprendo le braccia.
Il mio sentire mi fu estraneo per molto tempo. Non familiare, come lei aggiunge.
Aprire le braccia a me stesso e alla mia voglia di amare guidato dal vero sentire, fu la prova più complessa.
Fu complesso comprendere come il calore di quell'abbraccio fosse ciò che sentivo appartenermi più che mai
La dottoressa Ilaria come può ricerca..torna..insomma si fa piccola piccola per ritornare nel suo centro..un po' anche analizzare il dentro ed il fuori e diventando piccola quei piccoli particolari come diventano grandi
RispondiEliminaed importanti..
ma anche per sentire quei bisbigli di cui lei ha bisogno..farsi anche girina :)
e non mi sembra che le dispiaccia più di tanto anche nel riscoprire o vivere
fragilità e delicatezza ma non penso trattasi di scoperte exnovo ma probabilmente un ritrovare..forse un po' come quegli abiti rimasti nell'armadio di cui parlavate.
forse è vero quando parla di queste..
perché tutto sommato quando si fa piccola si sente comunque la sua gioia
in questo, non traspare con forza e sta attenta a farlo vedere troppo..
È più una sfumatura di colore..
Con questo non voglio dire niente di negativo anzi a me piace quel suo farsi piccola..se devo essere sincero.
Ritengo che dopo certi "anta" non sia da tutti riuscire ed aver voglia ancora di farsi piccoli perciò è un pregio.
Ah prego.
Ha colto. Un bisogno di ritrovare cose perdute.
EliminaGli "anta" come dice lei, affinano la percezione e danno il coraggio che prima non si aveva...
Grazie sempre per i suoi interventi!