Sento suonare una fisarmonica lontano.
La senti anche tu?
O è un mio inganno?
Ci sono melodie antiche che sembra ci precedano.
Sono quelle in cui siamo destinati a perderci, per poterci, poi, ritrovare.
È il do diesis su cui hai danzato nel liquido amniotico di tua madre, mentre dalla tua coda girina ti si abbozzavano i timpani.
Sensazioni primitive e per certo perdute. Preistoria dell'anima. Patrimonio della tua umanità.
Il viaggio a ritroso dentro di sé è come
finire, sempre girina, in quella canna di bambù in cui si sono infilati tutti i venti del tuo mondo: soffi, sibili e fruscii, zufolii e mormorii, brusii e bisbigli.
Sussurri che arrivano da molto lontano.
Vi accolgo.
Amplifico la mia superficie, traziono la mia materia, se necessario, anche a costo di perdere in resistenza ed aumentare, ancora una volta, la mia fragilità.
Lo farò, se questo servirà a fare spazio, dentro di me e sulla mia pelle ed accogliere tutte le voci del mio passato, tutti i miei venti.
Ascolterò, paziente, ogni soffio, sibilo e fruscio, ogni zufolo e mormorio. Anche i brusii ed i bisbigli ascolterò. Uno ad uno e tutti assieme. Ho bisogno di trasformarli in melodia.
Sento suonare una musica lontano.
A volte rallenta, a volte accelera.
La senti anche tu?
No?
Io vado a vedere.