Stava in basso a destra, sul pavimento, in mezzo ad una miriade di altri pensieri materici, sculture pensanti, astrazioni concrete e sublimazioni visibili ad occhi nudo.
Ci siamo guardati. Io ho cercato di distrarmi con dell'altro, ma niente. Tornavo sempre lì. Allora ci siamo riguardati e poi lo abbiamo fatto ancora, prima a distanza poi sempre più da vicino. Come due cani ci siamo annusati, avvicinati ancora un po', riguardati ed infine scelti.
L'ho portato a casa con me. Lui mi ha trascinata con sé.
Ora ci guardiamo.
Io dal divano.
Lui dalla parete.
Cosa mi vuoi dire?
Che:
il doppio è in noi
E' nel nostro cervello: a sinistra l'homo faber, a destra l'homo ludens.
È un fatto culturale, universale, trasversale.
Ne prendo coscienza.
Il doppio è nella dialettica interiore in cui ė bene infilarsi anche a rischio di perdere il filo del discorso.
È il tempo arcaico di cui abbiamo nostalgia e nessuna memoria.
È l'onnipotenza dei pensieri e la sua latente psicopatia.
Ma senza il doppio a chi confideremmo i desideri più profondi e a chi addebiteremmo, in tutta onestà, le nostre colpe?
Senza il doppio la notte sarebbe vuota di sogni, di poesia e avara di illusioni e noi saremmo incapaci di distinguere la patria dall'esilio.
Il doppio in noi è movimento e traiettoria di possibile esplorazione. È onesto dibattito interiore e democrazia del pensiero.
È affondare in se stessi in modo curioso, è curiosare affondando colpi leali.
Ci guardiamo.
Io dal divano.
Lui dalla parete.
Ecco cosa mi volevi dire.
(Franca Briatore, acrilico su tela 20x20 cm comprato nel meraviglioso mondo variopinto di Rosaria, studio Avart, Camogli)
https://www.instagram.com/p/CFdF5D0DhP7/
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