C'è tempo in cui si è sfera. Trasparente o caleidoscopica poco importa. È una questione di forma. La sfera è liscia e senza spigoli, è la biglia che rotola veloce, è il cristallo tondo della fattucchiera che tutto sa e vede il futuro perché sarà esattamente come deve essere.
Quando sei sfera, di solito, metti la mano sul fuoco e togli le castagne dal fuoco. Rotoli. Su strade già disegnate.
Poi arriva il tempo della piramide. È il tempo degli spigoli, la base resta allargata e ben poggiata a terra, ma un angolo si conficca nel fianco del cielo. Esiste la verticalità. Scivoli sui tuoi lati come sulle montagne russe e urli come un bimbo eccitato. Custodisci dentro un sepolcro inaccessibile, vietato soprattutto ai turisti curiosi.
Poi ecco il tempo del cubo. Un cubo poliedrico si intende, di quelli rotabili a 360 gradi. Il cubo di Rubik per fare un esempio. Sei facce, nove adesivi, diversi colori, configurazioni possibili nell'ordine dei miliardi. Insomma questa è una fase interessante perché si introduce il concetto di possibilità, di rotazione, di soluzioni possibili, di policromia.
Poi arriva la fase più strana, se arriva. Perdi la tridimensione. Si crea un buco nero nel tuo piano e si apre la tua quarta dimensione. Potresti caderci dentro ma non succede, perché nella quarta dimensione non esiste gravità. Quindi affondi e leviti contemporaneamente.
È la tua Atlantide, il tuo mondo sommerso i cui abitanti parlano una lingua strana che avevi dimenticato.
Fine della lezione di geometria applicata per principianti.
Conclusione:
La geometria euclidea dà la stabilità.
Ma la vera conoscenza di sé è una esplorazione, non lineare, in dimensioni prive di coordinate tradizionali. Il prezzo da pagare è che non sempre esiste il piano d'appoggio.
Commenti
Posta un commento