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Che terribile banalità!



Oggi ho incontrato un corpo. 
Un corpo e un dolore. 
Un corpo, un dolore e una morte. Coinquilini affiatati.
In alcuni giorni capita, più che in altri.

Il rigor mortis lo hai scambiato per una carezza vigorosa.
"Mi stringe, lo vede anche lei?"
(Certo che vedo)
"Io qui sto bene, qui voglio restare, per sempre" 
(Accanto ad un corpo morto, 
per sempre).

Ripercorrevi i suoi tatuaggi, la legion d'onore sul bicipite destro.
Lui, un City Angel, dicevi.
Come la baciavi quella pelle!
(Chissà se l'accarezzavi così, le altre volte?) 
Ormai è di cera.
Lui, nel mentre, cambiava colore ed espressione; si detendeva, lasciava andare ogni tensione, anche quelle che solo l'amore ti fa conoscere, distendeva le rughe del volto e i solchi dell'anima.
Lasciava andare tutto. 

Io restavo inerme.
Ignoravo tutto di voi.
L'anamnesi esistenziale, di solito, non si indaga.

Una bolla silenziosa, intanto, decideva di inghiottirci.
Come un pesce, i sensi mi si spostavano nello stomaco. 
Sentivo tutto lì.

Pensavo al fiume,
Alle oche migratrici che ho visto passare in assetto di volo, stamane.
Pensavo ai totem da venerare e ai tabù da accogliere in seno.
Pensavo ad Eros e a Thanatos, facce della medesima medaglia che tutti portiamo al collo, 
premiati per aver almeno partecipato alla partita comune che chiamano Vita.
Pensavo alla pelle, 
al suo profumo, 
alla sua puzza.
Pensavo ai baci. 
All'odore della saliva.
Ad un valzer lento.
Ad una polka veloce.
All'ultimo film di Ozon.
Alle unghie.
Ai portici di Bologna.
Al bollito con la salsa verde.
Agli stop sulla via.
Al profumo della noce moscata.
Al neon comprato ieri.
Ad una barca ferma in mezzo ad un lago.
Alla diversa consistenza della materia, al colore che hanno i pensieri.

Pensavo che solo l'eternità ci è concessa in abbondanza. 
Il resto è una piccola, piccola, piccola parentesi.

Che terribile banalità!
   Floor  -2