Caldo. Decisione più ovvia: buttarsi in mare, raggiunto con inevitabile fuga in treno. Tolgo gli occhiali e mi avvio verso le onde. Consapevole della mia ipovisione da miope priva di una buona dose di diottrie, prima di entrare in acqua, cerco un riferimento: vicino a dove avevo appoggiato la borsa nera e le espadrillas verde salvia c'è l'unica sdraio orizzontale su una spiaggia di sdraio verticali. " Bene quello il mio punto di riferimento per quando uscirò dall'acqua!" Mi dico convinta. Dunque entro in acqua. La visione miope, che sulla terraferma ti fa sentire parte della cerchia impressionista, in acqua rende tutto come un frullato di mille frutti di stagione. Tinta unita.
Ma, e il miope lo sa, ti si affinano gli altri sensi. Allora mi concentro sul sale, che, mi dico, è proprio salato. Salato ed essenziale. Mi concentro sul corpo che fa il morto. Il morto vivo. Cioe' sembra morto ma è vivo. Vivo vivo, anzi a dimostrazione della viltà (per la morte), deve riempire i polmoni come due boe enormi per stare a galla e non affondare. Sento il rumore che fa il mare: c'è un cantiere sommerso là sotto. Rotola la sabbia, si impilano i sassi piccoli, si mescolano le graniglie di montagne. No! Aspetta, ora frizza. Frizza. Si si, Frizza! Il mare = grande bocca in cui frizzano le piccole caramelle colorate che mangiavamo a manciate da bambini per sentirne l'esplosione sulla lingua! E rido.
Felice di questa intensa esperienza sensoriale, torno a riva, esco dal mare frizzante e rigenerata, ma sempre miope....e, niente. La sdraio orizzontale si è verticalizzata. Probabilmente desiderosa di seguire la direzione del sole, per indole naturale. Insomma, esattamente come tutte le altre sdraio verticali, si era girata pure lei (e la signora sopra di lei di conseguenza).
Risultato? Fine del riferimento.
Fine dell'orientamento.
Navigo sulla spiaggia con due fessure al posto degli occhi per guadagnare inutili diottrie. Niente da fare. Decido allora di seguire altri riferimenti: i ricordi (che siano di poche ora prima o di una vita poco cambia), il desiderio di dove avrei potuto mettere la mia tenda, le prospettive che amo, insomma cose così...
Dopo un degno peregrinare sui sassi cocenti del solleone, trovò come un miraggio la borsa nera e le espadrillas verde salvia! Metto gli occhiali. Finalmente!Vedo il mondo per come è. Lascio il mio!
Morale della storiella?
I punti saldi sono sempre dentro di noi. Mai fuori. Mai fidarsi dei riferimenti, soprattutto se mobili.
E, i sassi scottano al solleone, ma il mare, il mare frizza.
Non te la prendere te ne prego..ma la scena in sé come descritta doveva essere forte. Mi fa' venire in mente la Marchesini del trio..quando faceva la parte dell acccecataaa :)
RispondiEliminaComunque è troppo vera del granbaccano che c'è la sotto..e il fritzza fritzza come le caramelle, mi ha colpito sta cosa molto. Io lo sento sempre tra le orecchie e la nuca (in mare non fuori sarei da curare, ai voglia pastiglie)
e sembraa tante cose o si possono sentirne tante, di cose diverse, come un massaggio alle sinapsi, un soffio dentro del mare ma mi fermo sennò ne sparo troppe.
Col mare più calmo però tra il suono e le vibrazioni le trovo veramente piacevoli e chiudendo gli occhi come dici te sembra quasi di essere in un grembo o in uno spaziotempo lontano dal tutto.
G.
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EliminaG.
Non mi offendo....anzi la Marchesini: un mito!!!!
RispondiEliminaGrazie per la condivisione!